Se per caso ve lo foste chiesti, sì, ci sono ancora. Ma non ditelo troppo in giro.
Come se non fosse ormai evidente che il 2008 è stato un anno di merda, anche il primo mese del 2009 non scherza. Ma, come un monaco tibetano non tanto certo della sua fede che sta su un ponte di corda sospeso nel vuoto durante una tempesta di meteoriti, eccomi qua.
Per essere positivi, vediamo le cose belle successe da un mese abbondante a questa parte:
– ho avuto, prima di tutto, la conferma che (nonostante le apparenze) sono una persona molto fortunata, perché sono circondato dagli amici migliori che uno si possa immaginare: senza di voi non ce l’avrei fatta, grazie, grazie, grazie, grazie;
– poi: questo è il primo post che scrivo sul nuovo iMac: avete presente quando le persone vi dicono che passare ad Apple è tuttunaltracosa? È vero;
– il concerto dei Calibro 35 al Locomotiv Club, e la session che hanno fatto a Maps: del primo ci sono delle foto che ho scattato, a breve la session sul sito della trasmissioncina che ho l’onore di condurre;
– sempre rimanendo su Maps: siamo di nuovo sbarcati in America, evviva;
– il mio pianoforte è di nuovo accordato;
– sempre a tal proposito, più o meno, ho finalmente comprato alcune cose che desideravo da tempo.
Come se non fosse ormai evidente che il 2008 è stato un anno di merda, anche il primo mese del 2009 non scherza. Ma, come un monaco tibetano non tanto certo della sua fede che sta su un ponte di corda sospeso nel vuoto durante una tempesta di meteoriti, eccomi qua.
Per essere positivi, vediamo le cose belle successe da un mese abbondante a questa parte:
– ho avuto, prima di tutto, la conferma che (nonostante le apparenze) sono una persona molto fortunata, perché sono circondato dagli amici migliori che uno si possa immaginare: senza di voi non ce l’avrei fatta, grazie, grazie, grazie, grazie;
– poi: questo è il primo post che scrivo sul nuovo iMac: avete presente quando le persone vi dicono che passare ad Apple è tuttunaltracosa? È vero;
– il concerto dei Calibro 35 al Locomotiv Club, e la session che hanno fatto a Maps: del primo ci sono delle foto che ho scattato, a breve la session sul sito della trasmissioncina che ho l’onore di condurre;
– sempre rimanendo su Maps: siamo di nuovo sbarcati in America, evviva;
– il mio pianoforte è di nuovo accordato;
– sempre a tal proposito, più o meno, ho finalmente comprato alcune cose che desideravo da tempo.
Ecco, tutto il resto è più o meno una schifezza. Ma, in fondo, sono ancora vivo, no? Alla faccia di chi mi vuole e mi ha voluto male.
Come bonus track, vi segnalo un progetto bellissimo della mia amica fotografa Arianna, rivolto alle persone che, come me, sono nate alla fine degli anni ’70. Avete presente quando la vostra mamma o il vostro papà vi sollevavano dalla quiete pigra di un pomeriggio per pronunciare solennemente “Adesso andiamo a fare una foto”? Se eravate in casa a leggere i vostri giornalini o a giocare con le bambole venivate presi e portati in terrazzo. Ecco, Arianna sta iniziando a raccogliere queste foto di noi-bambini-sul-terrazzo, con gli occhi stremati dal sole contro (“Se no la foto viene buia”) e forse sapendo che, in fondo, il terrazzo e la nostra vita erano già un surrogato di qualcosa. Le foto sono qua: se indovinate chi sono, vincete un giornalino. Davvero.
Bentornato…
ho scoperto da poco il blog.
Bello!
Questo è l’indirizzo del mio: comeunagina.blogspot.com
Anch’io lavoro in radio;-)
Mah…io sono indeciso tra l’assassino in erba sul triciclo e il bimbo alto e cosciente di esserlo nella quarta.
Ma è solo un’impressione!
Sono solidale, poichè anche per me il 2008 è stato orrendo, e il 2008 è abbastanza triste già dall’inizio!
ByE!
Pagliaccio?
N.
comeunagina: in che radio lavori? curiosità.max: no. 🙂 (hai ripetuto due volte 2008, lapsus freudiano? così iniziamo male…)N.: beccato. se vuoi il giornalino, palesati.
secondo me il ragazzetto dietro alla bimba con in mano un brutto peluche ! Adesso voglio il giornalino !
no-o, ha vinto N.!
Si, lapsus freudiano.
O no…?
Adesso a Virgin
Fai paura, nella foto intendo. IT in erba.
[…] di questo gruppo di fotografi di stanza a Milano, e di una di essi, A., avevo già parlato qua; conoscevo anche Voices from Italy, ed è proprio là che è finito il mio racconto, intitolato […]