Archivi mensili: Ottobre 2011

Adottare parole

Grazie alla benemerita Società Dante Alighieri, è possibile adottare una parola: l’adozione consiste nell’utilizzare la parola scelta, nel segnalarne usi errati e, in genere, a proteggerla, per così dire. Molte delle parole dei quattro principali vocabolari della lingua italiana sono state adottate, ma potete comunque diventarne sostenitori. Alcune, però, sono ancora libere. Io ho scelto “edicolante” per i motivi che potete leggere sul certificato che mi è stato mandato: per ingrandirlo, cliccate sull’immagine.

Di |2024-05-13T16:57:33+02:0031 Ottobre 2011|Categorie: The Word|Tag: , , |3 Commenti

Empatia su larga scala

Ieri è stata una giornata faticosissima e strana. Ho lavorato in casa di mattina, ma, quando sono uscito per andare in radio, ho visto alla fermata dell’autobus una ragazzina che piangeva. Anzi, aveva finito di piangere, il viso le si era ancora un po’ decongestionato, ma gli occhi erano ancora umidi, con le lacrime che hanno traboccato in rivoletti sul viso un paio di volte.

Sull’autobus mi sono guardato intorno e ho notato, ferma a un semaforo, una signora che piangeva in macchina. Era un pianto sommesso e continuo. Si è accorta che la fissavo e ha cercato di nascondersi come poteva, ferma al posto di guida nell’abitacolo.

Infine ho incrociato un uomo che usciva dal supermercato: anche lui in lacrime, che parevano uscire dalla stanchezza e dalla frustrazione, che, a loro volta, sembrava avessero superato di gran lunga il dolore. Mi è passato davanti e, a quel punto, non mi sentivo bene neanche io.

Di |2024-05-13T17:02:16+02:0027 Ottobre 2011|Categorie: I Me Mine|Tag: , |0 Commenti

Confondere il gesso con il porfido

Non riesco ancora bene a farmi un’opinione su quello che è accaduto a Roma sabato scorso: pensadoci, sono ancora pervaso dall’ansia che avevo mentre ascoltavo la diretta di Popolare Network (quanto sono bravi i miei colleghi?). Ma in rete pare che ognuno dica la sua, soprattutto quando a Roma non c’era, quel pomeriggio.

Per capirci qualcosa, è bene ascoltare chi c’era, anche se si tratta di un estremista, come il “black block” che firma questo intervento. Leggetelo: probabilmente non sarete d’accordo con tutto quello che dice (e non lo sono neanche io), ma si tratta comunque di un punto di vista interessante che mostra, ancora una volta, come ciò che è risaltato di più dalla manifestazione (o meglio, da ciò che è derivato dalla stessa) sia un senso di disfatta.

Certo, passi che il black block in questione scriva “ubriaci” invece che “ubriachi”, ma passi meno quando dice:

No, seppur non cattolici non ci saremmo mai permessi di distruggere sampietrini offendendo credenze altrui.

Che peccato che un pensiero così importante e profondo incappi in un curiosissimo fraintendimento: possibile che un esperto di guerriglia urbana non sappia cosa siano i sampietrini e, anzi, li confonda con quella Madonna di gesso la cui rottura ha riempito orrendamente le pagine on line dei quotidiani nella giornata di sabato? E così l’ombra del fallimento pende anche sull’ennesima tessera del puzzle di sabato scorso.

San Coupon

 Come molti, sono anche io iscritto a quei servizi di offerte commerciali via mail che permettono (tramite coupon) di avere sconti su una gamma ormai vastissima di beni e servizi. Dalla pulizia della caldaia al PAP test, dalla cena alla tuta da ginnastica, tutto è in offerta. Chiaramente spesso ci sono anche delle offerte di viaggi, in una forma che mescola il “last minute” alla gita fuori porta, ecco. Come il “soggiorno di coppia di due notti con colazione e ingresso al museo delle cere di S. Giovanni Rotondo”.

L’offerta per questo imperdibile fine settimana (accidenti, non sfruttabile durante le vacanze di Natale…) mi è arrivata qualche giorno fa: la prima cosa che mi ha colpito è stata l’apprendere che a S. Giovanni Rotondo esiste anche un museo delle cere, come se l’orrore diffuso in quel paesino non fosse sufficiente.

Guardando però in maniera più approfondita il comunicato ho notato l’astuta strategia che la ditta G. ha escogitato per acchiappare tutto il pubblico possibile e tentare di interessarlo a questa due giorni: un colpo al cerchio (il credente) e un colpo alla botte (il non credente), il tutto mischiato con lessico da viaggio, con risultati comici che, se fossero volontari, mi farebbero pensare al talento sprecato dello schiavo (o schiava) che verga probabilmente per pochissimi euro questi testi. Eccone due estratti.

In posti dall’anima sacra, come a San Giovanni Rotondo, al tradizionale bagaglio a mano si aggiunge quel bagaglio interiore fatto di richieste, preghiere e speranze da realizzare.

La prossima volta che volo con una compagnia low cost dovrò dimenticarmi tutto: sai mai che scoprano che ho un bagaglio interiore pesante… Ma andiamo avanti, perché qua c’è il vero genio.

I motivi spirituali per cui si va in visita nella città di Padre Pio sono tanti, ma a questi si aggiunge di certo un po’ di sana curiosità e la voglia di sapere di più di quei fenomeni collettivi che colpiscono da sempre l’immaginario della gente.

Della serie: non te ne frega una mazza di Padre Pio? Ma vieni lo stesso a vedere questi pazzi fanatici allo stato brado, fotografali, toccali e, se hai coraggio (o un bagaglio interiore rilevante) parla con loro. Un approccio “mondo movie” a un luogo di pellegrinaggio è, forse, l’unico possibile.

Tant’è che questo geniale paragrafo mi avrebbe quasi convinto a prenotare il viaggio, armato di cinepresa e cappello da safari, se solo ci fosse stato nel pacchetto (oltre al pernottamento, il cocktail di benvenuto e i due biglietti per il museo) una bella scorta di Maalox.

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