La frase del titolo è un citazione dall’ultimo libro del caro Gipi, e mi è venuta in mente qualche giorno fa, per l’ennesima volta, sfogliando la rivista dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna. Nell’ultimo numero c’è uno speciale sul giornalismo culturale: è un bel servizio, molto lungo e articolato, in cui, tra ricostruzioni storiche e interviste, viene fuori un profondo senso di insoddisfazione riguardo al modo in cui i giornali (e non solo) trattano la cultura in Italia. E su questo, come non essere d’accordo? Anche solo per essere contrari alle parole di Brunetta, io sono orgoglioso (e mi sento fortunato) a lavorare da anni nel campo della cultura. E ce la metto tutta per fare del mio meglio.
Ma, a un anno di distanza da uno dei post che, a quanto dicono, meglio rappresentano cosa vuol dire lavorare in questo campo, sono costretto a tornare sugli stessi discorsi, da una prospettiva diversa, quasi matematica.
Nello speciale di cui parlo, come dicevo, vengono intervistati diversi personaggi che, evidentemente, sono considerati rappresentativi del panorama culturale odierno italiano. Sono (in ordine di apparizione) l’attore Ivano Marescotti, Dario Fo, Franco Maria Ricci (fondatore di FMR), Oliviero Toscani, Vittorio Sgarbi, Natalia Aspesi, Lucio Mazzi (storico giornalista musicale), Gianni Manzella (direttore di Art’O), Giuseppina La Face (docente universitaria), Ivano Dionigi (docente e rettore dell’Università di Bologna), Angelo Guglielmi (ex assessore alla cultura del Comune di Bologna e noto dirigente RAI), Gianluca Farinelli (direttore della Cineteca), Stefano Benni, Gabriele Cremonini (giornalista e scrittore), Roberto Roversi e Francesco Guccini.
Sedici personaggi: ho trovato le date di nascita di 13 di loro. Sapete qual è la media? Quasi sessantotto anni.
Ora, capiamoci: il giochino aritmetico è stupido, ma secondo me significativo del fatto che in Italia chi conta è vecchio. Un altro modo di vederla? Chi è giovane non ha spazi. I nomi citati sono di persone più o meno importanti, relativamente al panorama nazionale. Ma perché non intervistare qualcuno intorno ai trent’anni o, magari!, anche meno? Perché pensare che rughe, voce rotta e immobilismo (generalizzo) siano sinonimi di autorevolezza e saggezza? Badate bene: non ce l’ho con alcuno dei personaggi citati (non è vero, ma il discorso è un altro). Dico solo che è angosciante il panorama che ci si profila.
D’altro canto, è notizia recente, a chi è stata affidata la regia di un megaspot di venti minuti su Roma, con la Bellucci nel cast, distribuzione mondiale, soldi spesi qua e là a manate? A Franco Zeffirelli, classe 1923.
Mi faccio coraggio: se continuo così, tra una quarantina d’anni, con la freschezza, la vivacità e l’entusiasmo tipica del settantenne, potrò dire la mia.
grande Fra, bellissimo post, perfetto, misurato.
mi permetto di aggiungere:
1) la gerontocrazia è un problema a destra come a sinistra; il festival del cinema di Roma l’anno scorso si è affidato a Gian Luigi Rondi, Cofferati a Bologna, nel 2004, ad Angelo Guglielmi;
2) l’idea di base (sbagliata) mi sembra quella della "garanzia": persone con tanta tanta tanta esperienza sono viste come figure di garanzia (di equidistanza, di savoir faire istituzionale, etc. etc.: è un po’ il principio che porta all’elezione del presidente della repubblica, applicato però alla gestione della cultura);
3) mi piacerebbe sapere anche l’età di quanti hanno ruoli di grossa responsabilità nelle fondazioni bancarie, ché sono loro a finanziare sul serio la cultura in ambito locale (poi magari si scopre che l’età media è 45, non lo so…);
4) ho l’impressione che da noi si sia creato una specie di slittamento di senso, per cui "giovane" è l’oggetto e non la persona. per capirci, Guccini, siccome fa musica leggera, è comunque un po’ giovane, Toscani è un grande provocatore quindi è giovane per definizione, Dario Fo non ne parliamo.
p.
mi permetto di aggiungere: alessandro bertante, autore di contro il ’68, polemico pamphlet contro la generazione che non invecchia mai (e sono d’accordissimo con lui) ha compiuto 40 anni la scosa settimana. Auguri, ma io che ne ho 25 con chi me la devo prendere? E le matricole di quest’anno,quelli nati nel ’90 che mi danno del lei?
c.
[…] storica, che ha compiuto da poco 80 anni. E fin qui nulla di strano: è solo l’ennesimo caso di gerontocrazia vigente nel panorama culturale […]
[…] multiforme convocato ogniqualvolta ci sia bisogno di un parere autorevole (e tempo fa avevo scritto anche di questo). Ma con il video che potete vedere quassù, abbiamo sfiorato il ridicolo, con una serie di errori […]