Dagli stessi produttori di Neighbours, in associazione con Google, Virgilio, Yahoo! e Shinystat
8. mutismo colleghi
Le ultime parole di Bignaghi, che se ne era andato in pensione la settimana precedente, non le aveva sentite nessuno. Lui ci aveva fatto caso, ma solo perché tutto in quell’ufficio era nuovo, ci era arrivato da poco. Eppure in quel momento non riusciva a ricordarsele. Aveva bene in mente com’era vestito Bignaghi, anche dove aveva pronunciato quelle frasi, là, vicino alla porta, si ricordava il modo in cui si era girato per andarsene. Anche il tono di voce gli era rimasto impresso. Tutto tranne quello che aveva detto. Bignaghi. Una delle poche persone con le quali aveva parlato, appena arrivato in ufficio. Si lamentava sempre, come fanno le persone anziane che rimpiangono comunque i vecchi tempi: e come si stava bene prima, e un tempo si lavorava meglio. Ma cosa aveva detto? Come in un sogno, la bocca di Bignaghi si apriva, ma non ne usciva alcun suono.
Non si aspettava una grande accoglienza, appena arrivato. Insomma, era un ufficio, e non era il primo in cui lavorava. Ma da qui a non essere quasi salutato, né ad avere risposta ai suoi saluti, beh, ce ne passava un po’. I colleghi del suo reparto se ne stavano sempre appiccicati al computer, leggevano qualcosa sullo schermo, cliccavano, scrivevano. Ogni tanto qualcuno rideva, o si rivolgeva ad un vicino e gli strizzava l’occhio. Lui non aveva vicini: l’avevano messo in una scrivania un po’ isolata, che guardava le altre. Si sentiva come un maestro sulla cattedra in una classe che non lo considerava minimamente. Ma a cosa poteva essere dovuto questo atteggiamento che portava ad un silenzio di tomba, interrotto solo dal clic del mouse e dal rumore dei tasti premuti? Non riusciva a capirlo.
Anche quel giorno nessuno lo salutò, e decise di protestare a modo suo, non facendo nulla tutto il giorno. Sfogliò quotidiani on-line, fece una decina di test sulla personalità, e giocò a una ventina di Tetris diversi. Poi aprì Google e scrisse nella finestra di ricerca qualcosa a proposito della tremenda situazione che si trovava a vivere in ufficio. Click. Si aprì la pagina di ricerca.
Qualche giorno dopo arrivò in ufficio ed ebbe la sorpresa di trovare la sua scrivania accanto alle altre. Nel suo blog un commento da parte dei suoi colleghi, che gli auguravano il buongiorno. Si sentiva integrato e felice. Come un lampo gli venne in mente quel vecchio coglione di Bignaghi e le sue ultime parole: “Queste macchine vi stanno rovinando la vita! Me ne vado prima che sia troppo tardi!”. Sorrise mestamente e indirizzò un insulto mentale al collega in pensione. Erano le nove e trenta del mattino e stava per fare il primo giro di blog della sua giornata lavorativa.
:}
back in stalingrad… just for the last time!
ahahahahahahahahahahah!!!!
FEDEmc