Insomma, sto cercando casa. Ora, come ho già avuto modo di spiegare, cercare casa a Bologna è un’impresa, a meno che l’impresa non la si possieda (e con essa molto contante). Spesso, poi, gli unici appartamenti a canoni un po’ più decenti sono affittabili “solo a famiglie no studenti”. Ma che mi frega? Ormai sono un lavoratore, no, quindi basta con gli annunci attaccati ai muri della zona universitaria, basta col passaparola: si chiamano le agenzie.
Leggo un annuncio che dice, più o meno: appartamento con ingresso, soggiorno e angolo cottura, bagno. Il prezzo è abbordabile, visto quanto viene valutato il mio corpo di ventiseienne nella tabella del traffico internazionale di organi, quindi chiamo. La voce dall’altra parte è affabile, cordiale, calda: da manuale. Accenno all’appartamento a cui sono interessato, e lui capisce al volo, e completa la descrizione che ho iniziato, poi si ferma.
“Lei è uno studente?”
“No, lavoro come giornalista”, faccio io orgoglioso. E sto per raccontargli tutte le cose belle che faccio, ma lui è più veloce di me.
“No, sa, il fatto è che questo appartamento è più per studenti…”
“In questo momento vivo in una casa per studenti”, puntualizzo, pensando che, alla parola “giornalista”, all’homo immobiliaris sia venuto in mente qualche film con giornalisti ricchi, belli, che vivono in loft, vanno in taxi, e fanno l’idromassaggio nella “giacusi”. Ma il tipo si mostra esitante.
“La casa non è in buono stato.”
“Cade a pezzi?” chiedo.
Risatina nervosa.
“Vede,” continua, “l’appartamento è formato… Insomma, si immagini un rettangolo: c’è un corridoietto, poi la camera, e poi il salotto. La camera…” pausa enfatica “è di passaggio”. E io vorrei incazzarmi e dirgli che non è che uno studente vive bene in case progettate o ristrutturate da architetti laureati in psichiatria dell’abitazione, e io lo so bene, perché vivo da otto anni in un appartamento che ha un bagno di passaggio. Invece dico “Vabbè”.
“Ma cosa le interessava?”, mi chiede l’homo immobiliaris andando alla parte terza del manuale, intitolata “Come recuperare un cliente potenzialmente perso”.
“Una casetta in centro, al massimo sui settecento euro…”
Silenzio.
“Abbiamo un appartamento alla Bolognina* a 800 euro. Le interessa?”
Non gli chiedo neanche se ha un salotto, una cucina o un garage di passaggio. Dico solo “nograzie”, saluto e riattacco.

* Zona periferica di Bologna, nota per avere ospitato l’incontro in cui il PCI diventò PDS (vedi “svolta della Bolognina”).