Questo post trae fiducia e ispirazione da un commento al post sotto, in cui Gianluca parla dell’intervista che ho fatto a Luttazzi, e critica le ragioni che l’hanno portato a chiudere il suo blog. Prima di tutto, è meglio che dica che l’intervista a Luttazzi non doveva, in origine, toccare altro argomento se non il suo spettacolo, come da accordi con il suo ufficio stampa. E inoltre aggiungo che non mi interessava gran che chiedergli del blog. Detto questo, riprendo il commento di Gianluca, che mi sembra interessante, e parlo qui (credo per la prima volta, dopo averlo fatto in un paio di occasioni in pubblico) di alcune cose che riguardano il mezzo stesso su cui sto scrivendo.
Credo che il blog sia uno strumento, un mezzo di comunicazione che tutti possano usare, e il verbo potere qui ha due sensi. Il primo è che tutti hanno le capacità tecniche per aprire un blog, il secondo è che ognuno può usare un blog come gli pare. Il problema, secondo me, sta nella definizione di blogger. Gianluca scrive che “forse Luttazzi blogger non lo è mai stato”. Ma nessuno di noi è un blogger, o lo siamo tutti. Mi spiego: nonostante sia un medium, il blog non è un mass medium, e non è neanche un mezzo di comunicazione istituzionalizzato. Questo, in un certo senso, è uno dei suoi punti di forza, ma anche qualcosa che, visto il doppio significato di “potere” di prima, fa sì che non ci sia alcuna “professionalizzazione” nella figura di chi gestisce un blog, nel blogger, insomma. Anche questo elemento ha due facce: da un lato è un bene, perché rendere professionale (e come, poi?) una figura così sarebbe difficile e potrebbe portare il blogger a piegarsi ai tanti compromessi e ostacoli che caratterizzano qualsiasi figura professionale nell’ambito della comunicazione. Dall’altro lato è un male, perché spesso si fa informazione tramite i blog senza avere minimamente idea delle regole (etiche e, ancora una volta, professionali) che sono necessarie per un’informazione corretta.
Luttazzi mi ha detto, nell’intervista, che si è reso conto come il blogger famoso possa diventare una specie di capopopolo. Questo può essere vero: sebbene io sia d’accordo con Gianluca sull’interazione necessaria con gli utenti, quest’interazione è minoritaria rispetto al “senso di abbandono” che si ha verso le parole di una “guida”. Insomma, diciamolo francamente: prima dello scivolone sulla questione dei contributi statali alla stampa, moltissimi associavano Beppe Grillo alla verità (scomoda), annullando il senso critico che dovrebbe essere alla base di qualsiasi lettura (intesa in senso ampio) di qualsiasi mezzo di informazione, dai giornali, ai blog, ai giornali radio, ai quotidiani.
Ma non è solo questa la preoccupazione da tenere in considerazione, secondo me. C’è anche un altro effetto, che alcuni blog hanno come gli organi di informazione: determinare la cosiddetta agenda-setting, cioè, in parole povere, stabilire cosa è importante e degno di nota e cosa no. Ora, questo sarebbe un bene se i blog fossero considerati davvero, nel nostro Paese. Non lo sono, e questo accade sia per la scarsa qualità generale dei blog stessi, sia per una sorta di spocchia del mondo giornalistico istituzionale verso i nuovi mezzi di comunicazione in genere, soprattutto se “dal basso” come i blog. Il punto è che i blog più letti in Italia parlano (benissimo) di cazzate (e mi ci metterei in mezzo, se non fosse per i miei accessi non enormi e, soprattutto, il “benissimo”). E questo vuol dire che muovono sì l'”opinione pubblica” (occhio alle virgolette: i lettori di quotidiani, in Italia, in confronto ai lettori di blog, sono una massa enorme e sterminata, e voi sapete quanto poco vengono letti i giornali da noi), ma su serie tv, film (talvolta), altri siti, gruppi musicali di nicchia. In tutto questo, intendiamoci, non c’è nulla di male, anzi. Ma di informazione “seria” nei blog italiani ce n’è poca e, quando c’è, è spesso presente anche il “senso di abbandono” di cui sopra.
Torniamo a Luttazzi, quindi. Ha provato ad usare una tecnologia, che, come dice giustamente, non è neutrale, come tutte le tecnologie, e ha trovato delle cose che non vanno, o che non vanno a lui in questo momento. Secondo me non è detto che non ci riprovi, in un futuro. Ma per ora ha deciso di chiudere il suo blog, e capisco il suo gesto.
Update. Luttazzi parla della questione su Repubblica.it.
oh cavolo, un mio commento ha generato un post.
allora, un pò con calma, prendo qualche spunto:
-quando ho detto che luttazzi forse blogger non lo è mai stato non intendevo cercare di stabilire chissà quale figura professionale del blogger (d’accordo con te che salvo rarissime eccezioni, sia praticamente impossibile); intendevo dire che forse a lui mancava quella spinta (diciamo esigenza) comunicativa che porta ormai sempre più persone a cercare una conferma nell’altro e nell’interazione che si crea. Nel suo blog (salvo quella simpatica goliardata degli orgasmi femminili) l’interazione fra lui e l’utente è stata bassa. Forse perchè non ne sentiva il bisogno, forse perchè la mole d’utenti era troppa (per evitare fraintendimenti, a me luttazzi piace , non lo sto criticando come comico)
– è vero, spesso, nei confronti di quelli che noi eleggiamo a “guide spirituali” lo spirito critico s’abbassa e diventiamo tutti esegeti. Ma il punto che io “contestavo” a luttazzi è che una volta constata questa deriva, era tanto difficile cercare, magari aprendo un dibattito sul suo blog, di far ragionare l’utente medio sulla faccenda? Secondo me ha perso un’ opportunità di aprire una discussione interessante che avrebbe fatto riflettere molti.
– sono d’accordo sul fatto che anche i blog dettano un’agenda setting, seppur di nicchia, che spesso scivola nell’autorefernzialità e nel pettegolezzo. per fortuna non sempre (il caso di federico aldrovandi è una bella eccezione)
beh, felice che il commento di sotto abbia avuto questo effetto, attendo anch’io pareri dei tuoi più illustri lettori..(momento di modestia..)
ciao.
Il commento di Gianluca secondo me è un esempio chiaro del perché Luttazzi abbia ritenuto che l’uso del blog distorcesse alla fine il suo rapporto con il pubblico: si avverte nelle parole di Gianluca (Luttazzi avrebbe dovuto cercare un dialogo con i lettori e non chiudere) un senso di “dovere nei confronti del pubblico”, come se decidendo di non pubblicare altri commenti Luttazzi avesse fatto un torto a qualcuno.
Per quanto mi riguarda, già da sola questa sensazione mi farebbe sentire come eccessiva la responsabilità nei confronti di chi mi legge, capisco benissimo come Luttazzi abbia sentito il peso dell’aspettativa e la paura della deriva populista.
Allo stesso tempo, non posso fare a meno di notare altro: inutile negare che scrivere su un blog crei un meccanismo di autoreferenzialità, e questo vale per chi ha 5 lettori alla settimana e per chi ne ha 20.000 al giorno. Autoreferenzialità significa che pubblicando i propri commenti on line e ricevendone i riscontri dei lettori non si può a mio parere evitare di sapere (e sperare) che ciò che si scrive verrà letto e commentato, e questo porta sia a parlare di sé -in modo da ricevere commenti in genere ottimi per risollevare l’ego- sia a parlare di argomenti che in qualche modo stimolino la risposta dei lettori, spesso positiva e lusinghiera nei confronti del proprio punto di vista. Tutto giusto, finché se ne ha voglia.
E se Gianluca ne ha voglia (“beh, felice che il commento di sotto abbia avuto questo effetto, attendo anch’io pareri dei tuoi più illustri lettori..”) e va rispettato, va rispettato anche Luttazzi che magari di voglia non ne ha più.
Antonia
antonia: io non ho detto che avrebbe dovuto cercare un dialogo, ma che secondo me sarebbe stata una buona occasione per chiarire pubblicamente il rapporto lettore estasiato / blogger con un grosso seguito..e segue dibattito.. insomma a me sarebbe piaciuta una cosa del genere.
poi luttazzi ha fatto quel che voleva e di certo non sono certo io che lo vuole obbligare a fare qualcos’altro, le mie sono solo considerazioni.
ps: qualsiasi forma d’espressione pubblica a mio parere serve a soddisfare il proprio ego, compresi i miei commenti e compresi i tuoi.
Disamina molto interessante, che meriterebbe un commento lungo almeno quanto il tuo post, e te lo risparmio.
Scopro peraltro che anche tu presti attenzione alle scritte sui muri. Io credo che inaugurerò una simil-rubrica… Oh, conosci mica un/a “Fede” che abiti in zona Castiglione?
Non per smitizzare l’intera questione, ho idea che Luttazzi non possa essere definito un “non” blogger, anche perchè la definizione di “blogger” non esiste.
Semplicemente aprendolo voleva dare altro spazio, attraverso un altro tipo di media, a quelli che sono i suoi contenuti, fondamentalmente comici e satirici.
Il fatto che facendo ciò stava diventando il “punto di riferimento” di un gruppo di esaltati che pendeva dalle sue labbra o in alternativa non faceva altro che criticarlo con le solite argomentazioni risibili (gente che voterà berlusconi alle prossime elezioni, per intenderci) lo ha spaventato e disgustato, mi pare di capire.
Osservando Grillo si può notare che il comico genovese ha scelto, dileberatamente, di diventare “un Blogger”, di concentrare e connotare la sua persona come autore di un blog. Il suo ultimo spettacolo lo dice chiaramente, il titolo è inequivocabile: “beppegrillo.it”.
Luttazzi non voleva fare questo, ma si è reso conto di non poterlo evitare e se l’è data a gambe.
Accusarlo di qualcosa, farsi pubblicità ad esempio, è assurdo visto che lui stesso non ha mai legato il suo nome al blog fuori da internet, accusarlo di “non essere blogger” lo è ancora di più perchè assolutizza il significato di una categoria che non ha nemmeno una definizione.
(OT)
Linkato!
Francesco, giusto per aggiungere una nota al tuo discorso sull'”audience” vorrei far notare che la chiusura del blog di Luttazzi data ormai un paio di settimane almeno, eppure il “dibattito” si sta animando adesso perché ha rilasciato una intervista a Repubblica.it… Questo per raffrontare dove stanno veramente i lettori.
alessio
P.S. gianluca222, io (pur fan di Luttazzi da tempi non sospetti) ho frequentato poco il blog per i motivi di cui si è parlato però abbastanza da notare che l’interazione c’era eccome, fino a rispondere punto-punto ad alcuni interventi in quella fogna che diventano i commenti su un sito così trafficato.
simak: poi mi dici dove ho accusato luttazzi. per l’ultima volta , ho fatto solo un paio di considerazioni senza voler accusare nessuno, se sparare addosso a chi ha voluto per un attimo tentare di ragionare con la propria testa ( e quindi correndo enormemente di più il rischio di sbagliare rispetto a chi fa da eco al brusio generale) vuole essere il vostro nuovo passatempo..boh fa come ti pare.
ah, ero gianluca, quello sotto.
X alessio: io l’interazione me l’auspicavo per tentare di trovare una soluzione diversa insieme ai lettori per evitare la chiusura del blog, per riuscire a capire insieme come evitare la deriva populistica, come ho già scritto per ben due volte.
ma fate finta di non capire o cosa?
gianluca
@gianluca: Scusami eh, non capisco il tuo tono tanto infastidito. Semplicemente credo che tu abbia torto, mi sembra piuttosto normale, non credi?
(e a fare il dietrologo posso anche pensare che tu abbia la coda di paglia, ma non lo faccio…)
boni…
simak,io posso anche aver torto, però su quello che ho detto. e io ho pensato che tu hai travisato quello che intendevo dire; lo ripeto non ho accusato luttazzi, ho solo cercato di ampliare un attimo il discorso, criticando la sua fuoriscita dal blog, che secondo me poteva avvenire con modalità più partecipate. criticare non significa accusare secondo il mio vocabolario italiano, ma posso anche sbagliare anche qua.
la storia del dietrologo era una battuta, come sicuramente è la tua..pace?
@gianluca: La battuta ha appesantito i toni del tuo commento sulla chiusura del blog da parte di luttazzi, stessa cosa ha fatto il riferimento ad essa nel il mio commento.
Insomma, è tutto un grande scherzo, pace.
@francè: sei un paciere nato 😛
sono commosso.
oste, tarallucci e vino pe’ tutti!
(il dibattito si può continuare, secondo me, anche se se magna e se bbeve)
e perchè non dico la mia? la dico 🙂
secondo me luttazzi (del quale sono una fan devota da molto tempo, amo quell’uomo ^_^) ha fatto benissimo a chiudere uno spazio SUO che si stava riempendo di inteventi che poco avevano a che fare con la finalità del blog stesso (fare informazione, come lui fa da anni e spingere la gente ad informarsi a sua volta, uscendo dal circolo vizioso della tivvù). un gruppetto di gente senza guida lo aveva eletto a guru, a luce che deve illuminarne il cammino in quest’italietta che attraversa un periodo molto buio, diciamocelo… che gli chiedeva di candidarsi (perchè??? è un comico e questo sa fare… vediamo come andrà la candidatura di dario fo a milano, bah) alle prossime elezioni… e lui l’ha detto chiaramente di non voler essere un leader e di non voler intraprendere il cammino della politica: fa satira, la satira è per definizione contro il potere, ergo… inoltre non è vero che c’era poca interazione con gli utenti (???) del blog: a me ha risposto un paio di volte sul sito e anche in via personale, con una mail… chiaro che, facedo anche altro nella vita (per fortuna) non è che può seguire i deliri di tutti… io credo che per chiudere un progetto all’apice del successo ci voglia coraggio e soprattutto che ci sia dietro una testa che ha riflettuto prima di farlo.
e basta
scusate la lunghezza ^_^
“please don’t wake me, oh don’t shake me, leave me where i am, i’m only sleeping”
marla
Ma può essere Beppe Grillo a scrivere i programmi della sinistra cristoddio?
[Ste]
marla: sono d’accordo con te su tutto. dall’amore per luttazzi (sto per andare a vedere la “prima” del suo nuovo spettacolo), a tutto il resto. e un abbraccio per la citazione finale. è una delle mie canzoni preferite, sonnacchiosa e sbadigliante al punto giusto. ste: e ‘nfatti. cristoddio.