E quindi niente più depliant al Museo della Memoria di Ustica: pare che un ex-alto-papavero dell’Aeronautica abbia querelato il Comune. La prima immagine che ho avuto è quella di un museo (che non ho colpevolmente mai visitato, ma che in qualche modo conosco) silenzioso, che mostri solo i reperti, su cui troneggiano i resti ricostruiti della carlinga dell’aereo precipitato quella notte. “Che immagine imponente!”, ho pensato sulle prime.
Però poi ho riflettuto un po’, e ho pensato che in questo modo si perderebbe molto del potere di quello che è un monumento all’oscurità del Paese, il segno di una verità ancora nascosta e della forza di chi resiste per svelarla. Questo perché l’Italia è un Paese in cui, come in molti altri, la gente riflette sempre meno e, soprattutto, ha bisogno di stimoli immediati, chiari, diretti e concisi. Altrimenti la gente non capisce.
Chi ha compreso (e in parte ha favoreggiato) questo carattere del nostro popolo, vince le elezioni da anni e anni, riempiendo di sue parole e immagini tutto il riempibile; e, quando gli viene fatto notare che ci sono delle regole per cui non si può agire in tal modo, dice che “gli impediscono di parlare”.
Quindi quella arrivata ieri è una brutta notizia: perché i resti di quell’aereo per molti, per quanto incredibile sia, non credo che dicano abbastanza.
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