Premesse
Non ho un mio profilo personale su Facebook, ma, per lavoro, gestisco da qualche mese quello della mia trasmissione. Questo mi ha costretto ad entrare in un mondo dal quale ho sempre preferito stare fuori. Per i due lettori che non mi conoscono: non sono contrario alle forme di socializzazione in rete, anzi. Ho frequentato forum, canali IRC, ho un account Skype, GMail, Messenger, MySpace, YouTube e LastFm: ma Facebook mi ha sempre respinto. Sarà che da subito si è parlato di problemi di privacy, peraltro subiti anche con Google e associati; sarà anche che ho una stupida e inconscia tendenza a rimanere in una minoranza. Fatto sta che solo da poco sono entrato nel social network più importante della storia della rete, anche solo numericamente parlando, almeno finora. E ho raccolto, osservando e leggendo, alcune considerazioni.
1. Facebook è il primo sito che tende a sostituirsi alla rete, in toto
Diverso tempo fa EmmeBi intitolava un post “Facebook is the new www”. Niente di più vero, partendo dalla considerazione che entrare in Facebook è la prima cosa da fare se vuoi promuovere qualcuno o qualcosa: la tua azienda, il tuo film, la tua musica, te stesso. Tutto ha un profilo Facebook, esattamente come, un tempo, molte aziende, marchi, imprese iniziarono ad avere un sito. C’è differenza, però, tra Facebook e il World Wide Web.
Facebook, infatti, è contrario a uno dei parametri fondativi/filosofici del web, la condivisione, che avviene solo in un senso: Facebook importa, ma non lascia esportare facilmente tutto ciò che viene creato “in” esso, a partire da mail e messaggi. Direte che anche nei forum è così: è vero, ma non sono così estesi (come fruizione) quanto lo è Facebook, né hanno lo stesso senso tematico e semantico. Un forum sulle falciatrici raccoglie appassionati di giardinaggio e agricoltori; Facebook, invece, è una campionatura (enorme) del mondo: esattamente come lo è il web, ma in un altro senso, dall’interno, per così dire. Infatti, anche la condivisione del materiale presente in pagine e profili sottointende la creazione di un account su quel social network. E le innovazioni, o meglio i cambiamenti, che Zuckerberg sta apportando (di continuo, per disorientare e fare arrendere l’utente all’accettarli senza approfondire) continuano ad andare in questo senso. Ora c’è la mail di Facebook, con tanto di @facebook nell’indirizzo, che convoglia in un unica casella sms, mail, messaggi privati. Ma, a quanto ne so, non è possibile, per dire, scaricare la mail con un software di gestione come Thunderbird o Outlook o Mail, o quanto meno non è chiaro se, ancora una volta, io possa non solo ricevere mail da servizi esterni, ma anche leggere le nuove e-mail da questi servizi.
Insomma, Facebook sta facendo sì che la navigazione e l’esperienza in rete in genere sia gestita in maniera esclusiva attraverso quella piattaforma, sulla quale salvare foto, caricare e vedere video, ascoltare canzoni, scrivere mail, chattare (e presto fare delle videochiamate), eccetera. Facebook, insomma, come una sorta di potentissimo browser integrato con strumenti di socializzazione (interna) e condivisione (interna).
2. Facebook incrina la legge non scritta dell’integrazione tra media
Ogni volta che un nuovo mezzo di comunicazione di massa si è affacciato al mondo, c’è chi ha urlato al miracolo e chi, invece, ha previsto una sostituzione dei vecchi media. La storia ci ha insegnato che i media, in realtà, tendono per lo più a integrarsi l’un l’altro, non a sostituirsi. Facebook non può essere considerato un nuovo medium, è chiaro. Ma, dalle osservazioni al punto 1, è chiaro che lo è nella misura in cui fa rileggere (in maniera quasi obbligata) l’esperienza della navigazione in rete e della fruizione sulla stessa di altri oggetti di comunicazione. Prendendo quindi come orizzonte non tanto il panorama mediatico, quanto quello della rete, possiamo dire che Facebook non si integra, ma tende a inglobare tutti gli altri mezzi, facendosi sempre di più snodo centrale per il consumo multimediale. Come detto sopra, attraverso Facebook si guarda, ascolta, legge: qualcosa di simile è accaduto con la Rete, ma in quel caso il processo è stato più tendente all’integrazione che alla sostituzione. I giornali cartacei hanno iniziato ad avere la versione on-line, e così le radio e le televisioni. Con Facebook il processo avviene a un secondo livello: giornali, radio e televisioni non solo hanno un profilo su Facebook (“il nuovo www”), ma inseriscono nei loro stessi apparati dei pulsanti per interagire con quella piattaforma, più che con altre, modificandosi in funzione di una condivisione sì, ma mirata ed esclusiva.
continua
Beh, Francesco…Io per esempio sono uno delle centinaia di milioni di persone che hanno un account Facebook.
Ciò che scrivi è decisamente fondato e, almeno per quanto mi riguarda, ritrovo anche la mia esperienza in queste constatazioni.
Ti potrei anche dire che FB ha parcellizzato la comunicazione, fino a farla rientrare in poche righe immediate, raramente approfondite in discussioni più ampie. E' esattamente come stare in un grande mercato….hai appena il tempo di capire che sta succedendo intorno a te, e spesso nemmeno quello.
A Napoli abbiamo i mercatini rionali, in cui le bancarelle sono tenute da veri e propri "strilloni". Gente che deve cercare di venderti qualcosa urlando al massimo dieci parole. Ecco, io lo vedo così.
In ogni caso, io scrivevo un post al giorno (o quasi) sul mio blog,e ci ho conosciuto molte persone. E' un po' casa mia, anzi, il mio quartiere.
E alla fine ci sono tornato. Cerco di limitare l'utilizzo di FB alla comunicazione con persone che solitamente non vedo, o per comunicazioni urgenti. Ci si rende conto dell'enorme quantità di tempo che pressochè tutti passano ormai davanti al computer, dato che è diventato più immediato questo rispetto a qualsiasi altra forma di interazione immediata. Anche perché puoi arrivare contemporaneamente a molti con il minimo sforzo.
Infine – grande elemento di attrazione per molti -, ci si può fare i "fatti degli altri": questa cosa, per me, è forse l'elemento cardine che ha spinto verso l'alto Facebook. In un'epoca di voyeurismo sfrenato, pare manna dal cielo…
Saluti e stima
Max
ciao max, sono felice che tu sia passato. grazie per il commento: colgo l'occasione per dire (!) che, ovviamente, le mie osservazioni di oggi, e quelle che seguiranno domani e dopodomani, non sono basate sull'equazione facebook=male. facebook è un mezzo, che ha diversi lacci, espliciti e impliciti, certo, ma non tutti gli utenti si "abbrutiscono". di certo facebook non aiuta a non abbrutirsi, ecco.
Infatti si. Il mio commento, come vedi, enumera anche alcuni lati che ritengo positivi, e propri, in maniera pressoché unica, di forme di comunicazione estemporanea e minimale, come è FB.
L'abbrutimento è sintomo dei tempi di spersonalizzazione e conseguente ricerca del contatto con il prossimo, in un modo o nell'altro. Tale ricerca, poi, se può essere trasformata in un avallo dell'egocentrismo narcisista proprio dell'essere umano, meglio ancora venga. Purtroppo, pur non volendo considerare la storia come un cammino obbligato, vi sono alcuni elementi coonsequenziali che creano catene causa-effetto che a volte mi paiono quasi ineluttabili. Ecco, FB mi sembra un effetto prevedibile di una causa di cui mi sfugge l'effetto scatenante…
Saluti!
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