Avrei voluto scrivere, tra qualche settimana, un post sulla mia esperienza su Facebook. Abbiamo aperto l’account di Maps e quindi anche io sono entrato nel magico mondo del social network più diffuso nei Paesi sviluppati: il mio girovagare tra i profili, richiedere amicizie e accettarne da conosciuti e sconosciuti, l’interazione sulla piattaforma sono tutte cose che mi hanno fatto pensare.
Ma c’è qualcosa che è più urgente da dire, secondo me.
Proprio su Facebook, da una decina di giorni, alcune donne e ragazze hanno iniziato a postare sul loro profilo frasi come: “A me piace sul divano”, “A me piace per terra”, “A me piace sul letto”. Prima una, pooi tre, poi cinquanta: questi messaggi sono aumentati nel giro di pochissimo. “Che senso ha?”, mi sono chiesto (una domanda che mi capita spesso di pronunciare, quando sono in giro su Facebook). Poi me l’hanno spiegato (a voce, eh): si tratta di una campagna per la prevenzione del tumore al seno, promossa in questo mese; quelle risposte (evidentemente maliziose e provocatorie, seppure all’acqua di rose) si riferiscono alla domanda “Dove poggi la borsa appena rientri a casa?”. “Che senso ha?”, mi sono chiesto nuovamente. Mi hanno spiegato, sempre a voce, che l’anno scorso la domanda nascosta era “Di che colore è il reggiseno che indossi in questo momento?”. Lo scopo era il medesimo: sensibilizzare le donne sulla prevenzione di quel tipo di cancro.
Attenzione: sui profili di queste persone compariva solo la risposta, senza link né altro che rinviasse ad una pagina del Ministero della Salute, che patrocina la campagna. Esattamente come l’anno precedente.
Allora mi sono fatto due domande. La prima è stata: “Che senso ha fare una campagna del genere in rete, considerando che gli stati, i messaggi, le sollecitazioni in genere su Facebook, per un utente medio come Maps, sono decine e decine ogni ora?”. Una campagna fallita, insomma. Ma mica solo per motivi “tecnici”.
Mi sono infatti chiesto anche che senso avesse parlare alle donne con un linguaggio da uomo. Perché di questo si tratta: la domanda della campagna di quest’anno prevede chiaramente di attirare l’attenzione attraverso risposte che abbiano comunque un retrogusto “sessuale”. Esattamente come l’anno precedente, dove si parlava di reggiseni.
Reggiseni imbottiti, forse?
No, perché io non sono una donna, ma considerando che uno degli esiti più probabili per certi carcinomi al seno è la mastectomia, che accidenti di senso ha parlare proprio di reggiseni? Ma che senso ha di parlare di sessualità in genere, considerando la seconda domanda, la valenza comunque sessuale del capo di abbigliamento sopra citato e, soprattutto, il fatto che presumo che una donna con un seno solo possa sviluppare delle legittime insicurezze proprio sulla sua capacità di essere attraente dal punto di vista erotico?
Ma non ce l’ho con i creativi assoldati dal Ministero, no: mi domando, però, se per una simile campagna per il cancro al testicolo, avrebbero usato una frase come “Tira fuori le palle e affronta la malattia”.
Ce l’ho invece con quelle donne che sono state, ancora una volta, ad un gioco improntato alla mentalità maschilista dominante e che, ancora una volta, si ritorce contro di loro come un boomerang affilato. Così non si va avanti. Soprattutto quando, sempre su Facebook, tra un “A me piace sul caminetto” e “A me piace sul tappeto”, ho visto uno scambio tra due ragazze. Una diceva: “E sei noi donne ci incazzassimo veramente?” e un’altra non rispondeva, non commentava. Semplicemente, cliccava sul tasto “Mi piace”: un gesto minimo, inane e sconsolato simile al sorriso di chi rimane a terra, senza la forza di alzarsi.
Caro Francesco,
mi hanno inviato l'invito a partecipare a quella campagna, come l'anno scorso per la stessa coi reggiseni.
L'anno scorso mi sono guardata bene dall'aderire all'invito. QUest'anno no. Quest'anno mi sono veramente incazzata. Non con le donne che cascano come stolte in queste reti, non con i signori maschi che sollecitati su quel piano giustamente anche loro cascano nella rete. Ma con il giochino, che comunque punta su un'immagine del femminile e del corpo femminile che d iquesti tempi dovrebeb essere ben più rispettata.
Ma non lo è.
Corpo feminile, eros, per far passare un altro messaggio: Come per vendere un divano, un'auto, come per la pubblicità più bieca.
Già non mi va bene che lo faccia la pubblicità
Come la donna sotto il tavolo… forse… in modo più blando, ok, ma il concetto non cambia.
perchè, mi sono chiesta dovrei solleticare i macschi per promuovere la lotta al tumore al seno?
Mente perversa, mi vien da dire, quella che lo immaginato.
Ora tu mi spieghi l'arcano. Grazie. Non è infatti qualcuno che stia dalla parte delle donne quello che promuove la campagna.
Ma chi sta col governo e le televisioni, chi non uvole la procreazione assistita, chi vuol far passare come giusto il vendere il corpo femminile per far carriera, chi non si occupa di che cosa fanno passare le TV in questo paese come modelli: femminili, ma, attenzione, anche maschili, ahimè . Chi utilizza questi modelli perchè questo fa parte di un progetto dove alla fine fa comodo, ancora nel 2010 fa comodo che la gente sia instupidita, maschi e femmine, e che, intanto le donne non accedano al potere perchè hanno grandi capacità, ma perchè.. la danno via… e intanto si rifanno le labbra .
Sia chiaro, gioco, sensualità, erotismo sono il sugo delle nostre vite.
Mica denigrarli. Ma questo ha a che fare solo apparentemente con gioco sensualità, erotismo. In realtà è un altro il messaggio che passa.
Insomma ho provato a far ragionare le donne che mi inviavano l'invito facendole ragionare su quanto proponevano. Alcune hanno capito, altre mi ha nno anche ringraziato e detto che bisogna stare sempre ad occhi aperti e che donne e uomini devono ricominciare a vigilare. Altre mi hanno insultato pensando che volessi limitare la loro libertà di esprimersi ed essere … libere. Altre … insomma … c'è molta confusionesotto il cielo, ma non è "quella " confusione.
Grazie che ne parli.
Leila
Ciao Francesco.
A questo collegamento trovi il pensiero di mia sorella.
Leggilo.
Ti abbraccio. Anche da parte sua, lo decido io.
http://www.pupidizuccaro.com/2010/10/15/le-puppe-mi-piacciono-sul-serio/
gipi
cara leila, caro gianni, grazie delle vostre parole. ho sempre un po' di timore nel parlare di cose così lontane dal mio essere uomo: c'è il rischio di essere fuori posto. e invece no.
ho letto la testimonianza di annalisa: che dire, è intensa più di mille campagne virali del cazzo.
e ho sentito l'indignazione di leila.
queste due voci di donne sarebbero da diffondere, altro che i giochetti idioti…
vi abbraccio, tutti e tre.
Caro Francesco, ti ringrazio molto per questo post. L'anno scorso il giochino l'ho fatto anch'io, anche se con molte perplessità – visto che dopo anni di battaglie contro il cancro qualche idea su come si trattano questi argomenti ce la dovrei avere. Quest'anno la presunta campagna mi è sembrata solo irritante, volgare e inutile. In più è partita nei giorni in cui mio padre stava morendo per un cancro ai polmoni, e io finalmente mi decidevo ad autopubblicare il libro in cui racconto cosa succede quando una donna piuttosto giovane scopre di avere il cancro annidato nel proprio seno. Niente di più lontano da da quei "mi piace nell'armadio", o "mi piace sul tavolo di cucina"… L'anno scorso, almeno, c'era un riferimento diretto al problema su cui s'intendeva sensibilizzare: il seno, appunto. E i reggiseni, in questo non sono molto d'accordo su ciò che hai scritto, svolgono un ruolo importante sia per le donne mastectomizzate (e in genere ricostruite) che quelle – come la sottoscritta – quadrantectomizzate (ti portano via un pezzetto di seno, e ovviamente il reggiseno aiuta a "nascondere" la mancanza).
Però voglio spezzare una lancia a favore di Facebook: a fronte di tanta superficialità, gesti minimi, pigri cambiamenti di status, nel famigerato social network accadono anche tante buone cose, ed è forse il luogo nel quale è più facile diffondere e condividere certe battaglie.
Grazie ancora e scusa la lungaggine del commento. Un abbraccio
cara giorgi, su facebook e sulla mia esperienza indiretta nel social network scriverò presto.
permettimi però di dissentire sulla questione del reggiseno: io credo che nel giochino dell'anno scorso non ci fosse alcun riferimento ai lati importanti dell'indumento di cui parli nel commento. era visto in senso erotico e malizioso, punto: tant'è che la campagna di quest'anno viaggia sugli stessi binari.
inoltre considera che una campagna di sensibilizzazione e prevenzione del cancro è rivolta a persone che non ne sanno molto, per le quali (probabilmente) un reggiseno non è (come dice la poetessa) un reggiseno che è un reggisento, ma un indumento di seduzione, visto con ottica "maschile" (tra virgolette).
grazie del commento, però, davvero: sono contento che tu abbia detto la tua, è importante. un abbraccio.
Ad Ossigeno! abbiamo segnalato la campagna diffusa via facebook e web da pazienti.org. iomipalpo.pazienti.org è un po' più diretta di quella che riportavi tu (nemmeno io capivo cosa voleva dire) e forse anche più efficace: questo è il post
Michele
Sono molto d'accordo con quello che hai scritto, pur avendo partecipato per entrambe le volte alla campagna, per non fare sempre la figura della snob. 🙂
Se avessi avuto più tempo però avrei fatto bene, come altre, a dire di no spiegando i miei perché, che sono sostanzialmente quelli che hai scritto tu:
1. Le donne fanno fatica (a livello di massa almeno) a produrre un linguaggio proprio e differente dal "dominio maschile". Anche quando dovrebbero parlare di loro e per loro, ricadono nel ricatto atavico del contratto sessuale.
2. Nessuna campagna civile e politica ha senso su FB e i social network stanno virtualizzando preoccupantemente ogni partecipazione pubblica, depotenziandone ogni valore. Non si salva Sakineh con un "like this" né si combatte il tumore al seno con uno status.
Detto questo, a livello pubblicitario la questione è più complessa. Magari next time!
Mi piace il tuo blog. A presto!
g.
adesso c'è l'iniziativa per la settimana dell'infanzia
http://www.newnotizie.it/2010/11/18/facebook-per-la-settimana-dei-diritti-dellinfanzia-si-torna-bambini-3/
a questa aderisco volentieri…
per quanto inutile è sicuramente più bella da vedere dei vari "mi piace nel camino, mi piace appesa all'attaccapanni"!
Sara
grazie a michele e a giulia.
sara, sì, è meno brutta da vedere: ma perché mi pare che siano tutte cazzatine lavacoscienza, queste? starò irrimediabimente invecchiando?
certo che sta irrimediabilmente invecchiando, lo facciamo tutti.
ma mettere Sailor Moon o Ken il Guerriero come immagine del profilo è comunque una cazzatina, neanche tanto lavacoscienza, perché serve solo a rendere più bello e colorato un sito per una settimana e per curiosare nell'infanzia altrui.
per questi scopi così poco nobili si può anche fare lo sforzo di aderire 😉
Sara
… si indignazione … da costoro di questo governo non mi aspetto nulla di buono per le done. I fatti di questi ultimi 2 anni dall'offesa a ROsy Bindi all'affare Ruby…. e i nostri strumenti sono limette da unghie di fronte ai loro caterpillar.
E' partita un'altra analoga camapagna, stesso argomento e modalità, apparentemente meno offensiva, ma di fatto insultante per la sua stupidità. Il contenuto sessuale ora è più tenue, contenuto in un aperitvo, ma resta, non ostante tutto quello che succede non sono riusciti a farne a meno.
Le donne in compenso ora sono un po' più incazzate. Ma temo che non siano anche più accorte… Comunque all'appuntamento del 13 in tutte le città di Italia per la manifestazione "Se non ora quando" ho l'impressione che saremo tantissime e ci saranno anche tanti di quegli uomini che "vivaddio" si sentono sminuiti nell'unico ruolo proposto, ovvero furfante prepotente e puttaniere.
Non otterremo nulla? Intanto però saremo là.
Grazie, un saluto, Leila
…. saremo là a ….affilarci le unghie… !!
Leila