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Referrers – Gente che cerca altro – 3

Dagli stessi produttori di Neighbours, in associazione con Google, Virgilio, Yahoo! e Shinystat
3. “perversione assorbenti”

Quando si erano conosciuti, alla fine dell’università, erano andati subito a letto insieme. E avevano continuato a farlo con ritmi da coniglio, non imitando però le simpatiche abitudini dei roditori. Si erano sposati da dieci anni, ma non avevano figli, e non ne volevano avere. Volevano solo stare insieme e fare sesso. Il sesso: la vera base del loro rapporto. Erano come posseduti, quando si possedevano. Compenetrati quando si compenetravano. Insomma, tutto bene. Dopo un po’, però, capirono che dovevano fare qualcosa di più che fare l’amore. Iniziarono con del blando sado maso, per poi passare allo scatting, whipping, spanking, pissing, bondaging, tickling, lactating, vomiting, shitting, filming, fisting, licking, dancing, camping. Ogni nuova pratica sessuale era fonte di gioia, ogni gioco erotico acquistato era motivo di meraviglia. Ogni tanto uscivano, ma raramente. Non si stufavano mai l’uno dell’altra.
Arrivò anche il momento dello scambio di coppia, con le varianti lesbo, bi, gay, day by day (nel senso che la cosa era ormai quotidiana). Da un po’, strano a dirsi, si erano stancati. Continuavano a piacersi, ma…
Quel giorno lui le mise le mani sul sedere, e lei disse: “Oggi no”. Lui capì, e le fece intendere, accendendo dei riflettori e posizionando la videocamera ad altezza cintola, che c’era comunque sempre una soluzione. Lei, per tutta risposta, stracciò la mascherina da donna gatto che metteva quando si riprendevano durante gli atti.
Era finita? La loro storia, la loro passione, i gemiti. “Anche il matrimonio, in effetti”, pensò lui guardandosi l’anulare.
Ma forse c’era ancora una speranza. La rete, fonte di incontri clandestini, di club di incontri, di clan esibiti ed esibizionisti. Fonte di tini, anche.
Digitò due parole.

Qualche giorno dopo, nonostante sua moglie si strofinasse su di lui vestita solo con del filo interdentale, e lo stereo lanciasse a tutto volume la compilation “Sex-O-Rama”, lui non reagiva. Era davanti al computer, alle prese con il suo nuovo template.

Referrers – Gente che cerca altro – 2

Dagli stessi produttori di Neighbours, in associazione con Google, Virgilio, Yahoo! e Shinystat
2. “il calcio e il wrestling per sociologi”

Lo sapeva che avere un nome avesse il suo peso, ma non fino a quel punto. Era ormai disperato, nonostante avesse una vita di allenamento alle spalle: stavolta vendere fumo non sarebbe stato facile. Ricordava la telefonata, le parole ancora gli rimombavano nelle orecchie.
“Professore, buongiorno. Sì, sono io. No, non abbiamo rinviato la trasmissione, solo cambiato l’argomento. No. No, guardi, delle problematiche giovanili non gliene frega più un accidente a nessuno. Scusi il termine. Si era preparato sulle droghe, eh? Le aveva provate tutte? No, sì, la battuta è… Sì, abbiamo cambiato… No, lasci stare, se non le dispiace. Lo so che registriamo domani, ma un luminare come lei… L’argomento nuovo? Ha mai sentito parlare della SWF? No, lo immaginavo. Beh, strano comunque…”
E il redattore della trasmissione gli aveva raccontato della Sociological Wrestling Federation, una lega sportiva amatoriale, alla quale appartenevano sociologi che, invece di incontrarsi in noiosi congressi, i vari etnometolodogi, teorici del conflitto, superstiti della scuola di Francoforte, molto semplicemente, se le davano di santa ragione su un ring, con tanto di arbitro. Il tutto avveniva solo tra sociologi affermati: chi non aveva almeno una pubblicazione non poteva neanche permettersi di guardare gli incontri. Proprio come nel wrestling – sport di cui lui veniva a conoscenza solo in quel momento – di solito un sociologo sfigato, poco conosciuto o in declino, sfidava un nome noto. Scontata la vittoria di quest’ultimo.
“Bene, secondo noi della redazione, questo sport verrà portato alla ribalta molto presto. Lo sa che già si vocifera di leghe di lotta libera tra avvocati, di circoli di kickboxing di cui fanno parte solo notai e commercialisti… No? Beh, glielo dico io, professore. Ecco, allora il tema della puntata sarà… No, no, niente sulle disfunzioni alimentari, ascolti: un nuovo conflitto di classe. I poveracci continuano a giocare a calcio e le classi abbienti, invece, riscoprono il fascino maschio del contatto fisico nella lotta. Un confronto. Che ne dice?”
Niente, ecco che diceva. Ma che argomento era? E perché nessuno gli aveva detto niente di queste leghe? Digitò su un motore di ricerca qualche parola a caso, giusto per vedere se compariva qualcosa. In quel momento, squillò il telefono.
“Pronto? Oh, Alberto. Venerdì? Perché? Come, una cena? Posso portare anche… Da solo? E chi viene? Ah. Anche il preside del dipartimento… Solo colleghi, insomma.”
Si girò verso il computer e vide la schermata dei risultati. Cliccò su uno dei link che erano apparsi. Il suo collega, al telefono, aveva un tono sempre più strano, che lo inquietava molto. Guardò quello che era apparso sullo schermo. “Alberto, scusa un attimo… Ma che cos’è un blog? Ah. Cosa? Ma certo che ho una tuta. Scusa? Una cena in tuta? Ah. La porto, va bene, la porto…”

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