Ho fatto tre al Superenalotto
Ho fatto tre al Superenalotto, davvero. Nell’estrazione di giovedì scorso. Voi non avete mai giocato al Superenalotto? Non siete mai stati tentati dal jackpotmilionario? No?
Beh, io ci gioco da un po’. Non è un modo per risolversi la vita, questo lo so. Ma, d’altro canto, con lo stipendio che ho dovrei lavorare diecimilaseicentoquindici anni, per accumulare dei soldi. Ovviamente senza contributi. E senza pensione. Anche perché sforerei l’età pensionabile di un bel po’, e se dovessero pagarmi i contributi per tutti quegli anni di lavoro dovrebbero regalarmi un piccolo stato dell’Africa centrale come ricompensa. Quindi preferisco giocarmi le mie due combinazioni da un euro e tentare il sei.
Sapete quante possibilità ci sono di fare sei al Superenalotto? Le hanno calcolate dei matematici. Poi, quando hanno finito di ridere, hanno comunicato al mondo il risultato: una su seicento milioni. Circa. È il circa che mi dà fiducia, ovviamente. Pensate, quindi, a tutta la popolazione dell’Unione Europea e degli Stati Uniti, ognuno con la sua bella combinazione da un euro. Tralasciate la fila che ci sarebbe alle ricevitorie. Beh, di questa massa di gente, tedeschi, sanmarinesi, newyorkesi, e ovviamente anche gente del Wyoming, farebbe sei uno solo. Immaginate che rosicamento gli altri. In confronto fare tredici al Totocalcio o vincere la Lotteria Italia è una bazzeccola. Nonostante questo io e altri milioni di persone giocano al Superenalotto. E non venite a fare discorsi da formichine, che con quell’euro risparmiato, eccetera eccetera: ci vorrebbero sempre migliaia di anni per accumulare una cifra decente, per giocare finalmente il sistemone spaziale globale, che aumenta moltissimo le possibilità di vincita: una su trecento milioni. Via gli Stati Uniti dalla competizione, insomma.
Fatto sta che giovedì scorso ho fatto tre. È tremendo fare tre. Perché non è fare quattro, né cinque, né cinque più uno. (Sei l’ha fatto la signora Evelyn Jackson di Tampa, Florida). E’ quasi vergognoso. Anche mio padre ha fatto tre, una volta. Si vergognava talmente tanto di farmelo sapere che, per attutire il colpo, mi ha detto “Non sono tuo padre. Ah, e poi ho anche fatto tre al Superenalotto”.
Quando ho visto i risultati delle estrazioni ho avuto un minuto di euforia, fantasticando se, coi soldi vinti, avrei potuto prendere, oltre alla birra media e alla quattro stagioni, la proibitiva aggiunta di mozzarella di bufala.
Venerdì mattina sono andato nella ricevitoria dove avevo giocato il giorno prima. “Salve”, ho detto imbarazzato al gestore, porgendogli la schedina. “Avrei fatto tre al Superenalotto.” “Bravo”, mi ha detto il gestore, pensando ai cazzi suoi. “Sono dodici euro e sessanta.” Ha ravanato nella cassa, poi mi ha guardato e mi ha chiesto: “Non avrebbe mica quaranta centesimi di resto?”