Il tempo degli occhiali (verdi)
Mi sono deciso a cambiare gli occhiali, dopo tanto tempo. E, incredibilmente, ho anche le idee chiare su come li voglio. Verdi. Possibilmente non grandi quanto un campo da polo. Possibilmente di plastica (cellulosa) non di metallo. Pronti? Via.
Vado dal primo ottico, completamente a caso.
“Salve, vorrei una montatura per…”
“Primo piano ascensore”, dice la commessa. Poi sorride.
Il primo piano è completamente deserto. Di occhiali verdi non c’è traccia. Ce ne sono di tutti i tipi: grandi, piccoli, da bambini, tondi, quadrati, esagonali, di metallo, carta riciclata, blu, neri, gialli, rossi. Ma verdi no. Scoprirò solo dopo perché.
Secondo ottico. Commessa bionda e stronzissima, ma molto affabile. Sorride anche lei, ma probabilmente per una forma di paresi. Le chiedo degli occhiali verdi. Me ne mostra due. E, sempre sorridendo, dice: “C’è un’offerta: ogni montatura ha lo sconto di quaranta euro.” E qui faccio il primo errore, non facendo un triplo salto mortale e donandole la mia carta di credito urlando “E’ fichissimo!”. Semplicemente, dico “Ah, bene”. E questo mi segna definitivamente agli occhi gelidi della rigida commessa. Che inizia a mostrarmi altri occhiali, ma di altri colori, in maniera graduale. Parte da un grigio verde, continua con un modello grigio, poi si gioca il tutto per tutto e mi mostra una montatura blu. Quando le faccio notare l’incoerenza cromatica, mi rivela il segreto: gli occhiali verdi escono tutti a settembre. E mi immagino piantagioni di occhiali, e la festa del raccolto, il ballo della diottria, scene bucoliche e oftalmiche, un oculista che dice “Abbiamo avuto un buon raccolto” e, come l’uomo del Monte, dice sì. A quel punto decido di cambiare strategia, e chiedo un preventivo delle lenti: che costano abbastanza da cancellare completamente il vantaggio dello sconto incredibile sulla montatura. Mi fa quindi il preventivo, io ancora non dimostro entusiasmo, e lei mi ripete, con varie formule, che ci sono quaranta euro di sconto sulle montature. Poco convinto del preventivo dico che vedrò, ripasserò, e lei mi congeda con un lapidario “Non so se li ritroverà, sa, con questo sconto…” Me ne vado, e immagino la commessa che, finalmente, si scioglie in lacrime urlando che, in realtà, il suo sogno è sempre stato fare la telefonista.
Terzo ottico. Un’altra donna, che mi confessa subito che di occhiali verdi non ne ha. Anche lei me ne mostra di tutti i colori, tirando fuori una decina di cassetti pieni i occhiali, continuando a ripetere che gli occhiali verdi escono a settembre-ottobre. “Tornerò”, dico. “Buona estate”, fa lei.
L’ultimo ottico ha un negozio scalcagnatissimo. In tutto credo abbia due o tre modelli di montatura. Ovviamente me li mostra. Nessuno di loro è verde, ma quest’ultimo negoziante non conosce il mistero della crescita ottica e non mi parla di raccolti settembrini. Già che ci sono gli chiedo quanto mi costerebbero le lenti: quaranta euro in meno di quanto le avrei pagate dalla commessa col rigor mortis. “Moh shenta”, dice lui quando gli rivelo della differenza di costo, “lei può benishimo comprare là la montatura e venir da me a fare le lenti. Oh, shono optometrishta, io, miszuro vishte e fazzo lenti ogni zorno.”
Mi immagino di tornare dalla donna dagli occhi di ghiaccio e di comprare solo la montatura. Mi sento già come se l’avessi uccisa. “Ripasserò a settembre”, dico all’optometrishta, “in tempo per il nuovo raccolto.”