Customer Care
Da qualche anno sono abbonato alla rivista “Mojo”, inizialmente dono dell’amico fratello-di-parole. Mi ha creato dipendenza da subito e quindi ho rinnovato l’abbonamento. Tutto è andato bene, fino a che, l’estate scorsa, dei numeri sono andati persi.
Colmo di sconforto, ho contattato via mail il servizio clienti. Mi hanno consigliato di farmeli mandare in un altro posto (la fama mariuolesca dell’Italia ha varcato la Manica da secoli) e si sono profusi in scuse. Mi hanno mandato uno dei numeri che avevo perso due volte (l’altro era esaurito), hanno cambiato prontamente il luogo di recapito, mi hanno regalato due mesi di abbonamento (corrispondenti ai numeri persi!) e tutto è filato via liscio.
Questo fino al rinnovo dell’abbonamento: il primo avviso mi è arrivato via mail, ma con estremo anticipo. Poi me ne è arrivata un’altra di mail, con un link: sono arrivato al sito di GreatMagazines che mi ha offerto l’abbonamento annuale a 67 sterline circa. E l’ho fatto. Il giorno dopo, sorpresa, mi arriva una lettera-di-carta che mi offre di rinnovare l’abbonamento a venti sterline di meno di quanto fosse il prezzo on-line.
“E che sfiga”, ho pensato. Ma ho contattato lo stesso il servizio clienti, spiegando la situazione. Il risultato? Mi hanno risposto chiedendomi se volessi i soldi indietro o se, invece, preferissi che le venti sterline “in più” fossero tramutate in un’estensione dell’abbonamento.
Ecco: dopo questo piccolo episodio, mi sono chiesto cosa sarebbe successo se “Mojo” fosse stato un giornale italiano. Avrebbero fatto casino, avrebbero perso un abbonato e, quindi, dei soldi molto importanti per il bilancio di una testata. Ci vuole così tanto a capire che la cortesia paga, nell’editoria e nelle cose di tutti i giorni?