Svegliarsi presto. Tipo alle 1245. Pensare di dedicare tutta la giornata a scrivere, a mandare curricula e lettere di presentazione, magari sentendo della musica, cambiare dischi e fare cose piacevoli o automatiche (e un po’ meno piacevoli).
Ovviamente mi si rompe la stampante, non appena finisco di formulare questo pensiero, stamattina (beh, ormai ieri mattina). Inerte. “Stampa”. Nessun segno di vita. Solo un debole lampeggiare di una spia, prima sembrava quasi la fine di HAL in 2001. Dopo un po’ che non viene fuori niente dal cassetto della carta, ti girano le palle e basta. Altro che Kubrick. Smonto, rimonto, disinstallo, riinstallo, pulisco testina e contatti. Le racconto una favola. Le compro un gelato.
Inerte. Bip. Bip.
Il sistema operativo inizia a stufarsi e a segnare errore. Cerco di farlo stare calmo, risolverò tutto. Rismonto, ririmonto,ridisinstallo, ririnstallo, ripulisco. Niente. Penso. “Col cavolo che ti riracconto. Al massimo ti ricompro”. “Un gelato?” chiede lei (bip). “No, un’altra stampante”. E così faccio. Ormai rassegnato, sto per recarmi al notonegozio di computer, che già mi aveva donato un misto di gioia e idiozia (era il 28 agosto), quando sento un suono provenire dalla mia tasca. Il mio cellulare che mi chiama. “Come va?” “Come, come va? Ma non eri morto?” “Ero morto. Rispondi, ché c’è qualcuno che ti chiama”. Il mio cellulare è tornato a funzionare. Nonostante il Jack Daniels. Ma quando ho chiuso la telefonata ho visto che mancavano 15 euro dal credito. Ha confessato: si è comprato una bottiglia di whisky. Via internet. Io il WAP l’ho sempre odiato.
Negozio di computer, fanciulla alla cassa bellissima. Ma è un’altra. “Incredibile” penso. “Posso fare della cazzate come una settimana fa?” mi chiede il mio cervello. Lo minaccio e si calma.
Insomma, ho comprato un’altra stampante. Forma spaziale, ovviamente. Sembra un’incubatrice del futuro (immagino quanto sia efficace quest’immagine nelle vostre menti). Mi piace, ma è violenta. Ho dato il comando di stampa e non è successo niente. Poi, d’un tratto, s’è incazzata, ha preso il foglio, se l’è ingoiato, l’ha stampato con rabbia e l’ha sputato fuori. Poi mi ha guardato e mi ha detto: “Dammene un altro”. Ho stampato altri fogli fino a che non si è addormentata.
Però un po’ mi mancherà la mia vecchia stampante e i suoi rumori. Ho stampato la tesi, con quella. Sigh. Lo so che anche a te manco, laggiù in cantina, al buio. E dell’inchiostro goccerà dalla tua testina.
Scusate. Si è svegliata la nuova stampante. Troverò dei fogli bianchi per lei, stanotte?
[…] Otto anni fa vi parlavo di problemi con una stampante: come passa il tempo. Già, il tempo passa, ma per il mondo delle stampanti, sembra non passare mai. Pensate solamente ai progressi che hanno fatto i cellulari dal 2003 ad oggi. Nel 2003 uno “smartphone” era questo. Oggi abbiamo… be’, lo sapete. I computer sono più veloci, più belli, leggeri ed economici. I televisori sono piatti, lcd, al plasma, con il 3D incorporato. E le stampanti? Be’, le stampanti fanno cagare come otto, dieci, quindi anni fa. Pensiamoci bene: quanto si sono evolute le stampanti? Pochissimo. Si è passati dalla stampante ad aghi, pesante, rumorosa ma affidabile quanto una Skoda degli anni ’70 a quelle a getto d’inchiostro. Si dice a getto d’inchiostro, ma il sospetto fondato è che nelle cartucce ci sia sangue di panda, considerando quelo che costano. Certo, ci sono anche quelle laser, che però devono avere un’alimentazione al plutonio, sempre dando un’occhiata al cartellino dei prezzi. Ci sono anche quelle creazioni degne della fantasia di Mary Shelley in preda a delirio: quegli oggetti che sono insieme stampanti, fax, fotocopiatrici, scanner e, volendo, caldaie a gas. E può anche essere che non abbiano problemi a farvi trovare l’acqua del bagno alla giusta temperatura, ma provate a stamparci un documento di una pagina in bianco e nero. Il foglio entra male, si secca il toner, si otturano le cartucce, ci sono strane lucine che lampeggiano. E non avete ancora attaccato la stampante alla presa elettrica. Ora, la mia domanda è: perché? Va bene che stiamo andando – dicono – verso un futuro completamente digitale, con kindle, tablet, ebook e altre cose, ma tutti abbiamo bisogno di stampare qualcosa. Mica dico una riproduzione in scala 1:2 dell’affresco della Scuola di Atene di Raffaello, eh. Penso solo, che ne so, a un curriculum, una foto, un’autocertificazione. Ma niente: le macchine infernali che abbiamo a casa continueranno a vivere nel loro mondo rumoroso, anarchico e imprevedibile, gli ugelli si tapperanno fino al collasso finale e, ancora una volta, saremo tentati di comprare un nuovo modello di stampante. “Fa anche i toast”, ci dirà con tono flautato il commesso del negozio. E noi ne compreremo una con la convizione che funzioni ma, in realtà, pensando solo all’irresistibile fragranza che ha il pane in cassetta bruciacchiato. Condividi:MoreLike this:LikeBe the first to like this post. […]