Oggi stare in redazione è ancora più duro, ma ancora più necessario. C’è stato e ci sarà il tempo per lasciarsi andare completamente al dolore. Adesso come adesso mi vengono in mente solo i volti dei figli di Enzo, conosciuti anche loro dalle parole del padre, via e-mail, ragazzi che hanno pochi anni meno di me. E la frase che campeggia in alto sul blog di Pino Scaccia (che ringrazio ancora e ancora e ancora per tutto quello che ha fatto, e per come si è comportato con me in questi giorni).
“Se non diremo cose che a qualcuno spiaceranno, non diremo mai la verità”
Ancora una volta, non è come sembra. Ma tanto sono solo un giovane ed inesperto giornalista ventiseienne.
Ciao Enzo.
anche io vorrei diventare giornalista,ma forse non lo diventerò mai!ciao
incredibile amarezza che toglie il fiato, non mi viene neanche da far polemica con quell’idiota di Feltri. di persone come Enzo che non ho conosciuto ma letto, ci restano idee e valori. Esempi da seguire per un giovane giornalista ventiseienne, ma non solo. solidarietà a tutta la redazione.ciao
vorrei essere a sentire città del capo, oggi. non sei solo quel che hai detto. e non so cos’altro dire.
Quella frase sul blog di Scaccia… l’ho letta e riletta più volte, in questi giorni. E mi vergogno un po’ di essere una giornalista “da scrivania”.
Un abbraccio forte.
anch’io sono un giovane ed inesperto giornalista ventiseienne e nonostante la gigantesca macchina della redazione nella quale mi trovo si sia messa in moto (sentire la famiglia,fare un ritratto di lui,prendere foto più belle,indagare soprattutto sul perchè la situzione è precipitata) ho conosciuto molto e meglio baldoni dalle tue parole e dai tuoi racconti.ieri sera ero andato via dalla redazione poco prima che arrivasse la notizia.ero a casa a vedere “alla rivoluzione sulla due cavalli”.è stato un brutto brutto colpo.resisti.
quello nuovo,mauro
No, sei grande, Francesco.
.Giuliano.
il dolore è enorme, la sensazione bruttissima, credevo in un finale diverso.
la corsa al commento da parte delle “cariche dello Stato” è oggi piu’ che mai ripugnante. a te che lo conoscevi di persona un abbraccio
Ciao, si, ciao, Enzo.
Raccontare la sofferenza di gente innocente in zone di guerra è vero giornalismo.
Massimo.
[l’orrore]
ho tolto il commento che ho scritto prima perché non si capiva niente. abbiate pazienza, è già tanto che riesca ancora a connettere, oggi. non ho mai conosciuto enzo di persona. ma è stato sempre gentile, disponibile e attento ogni volta che gli ho telefonato o gli ho scritto, per i motivi più disparati, in questi sette anni. aveva accolto la mia iniziativa delle “cartoline da baghdad” con entusiasmo. e aveva dato delle testimonianze bellissime e umane di quello che stava accadendo là.come molti mi sono affezionato ad enzo tramite le sue parole che portavano il suo sguardo sulla gente. e lo sentivo, come molti, ripeto, vicino. sentirlo ogni giorno da baghdad era più che un semplice lavoro, non vedevo l’ora che fosse il tempo per la nostra telefonata. con questo spirito sto lavorando per capire esattamente cosa gli sia successo.
peccato non poter sentire la tua radio.
non potrai mai essere come prima. potrai essere solo meglio. credo.
Ho scoperto come si fa ad ascoltare sul web 🙂