La cassetta su cui avevo registrato Ten, il primo disco dei Pearl Jam, è una Sony HF 60, infilata in una custodia di un’altra cassetta: quelle della Sony sono trasparenti, mentre quella è nera, di plastica. I titoli delle canzoni sono scritti con un pennarello nero su un foglio tratto da un quaderno a quadretti. Credo di avere quella cassetta dal 1992, più o meno l’anno in cui comprai la mia prima camicia a quadri, di flanella, di quelle che si vedevano addosso ai vari gruppi grunge dell’epoca. L’anno dopo, credo, iniziai a lasciarmi crescere i capelli (“capelli lunghi non porto più, ma suono la chitarra”: scusate, è che quell’altro concerto…), che all’inizio avevano più o meno la lunghezza di quelli di Eddie Vedder all’epoca.
Lo dicevo sempre: se potessi scegliere che voce avere, vorrei poter cantare come il cantante dei Pearl Jam. Chiamatemi scemo.
Ma intanto, i Pearl Jam, non li avevo ancora visti dal vivo. Continuavo a registrare cassettine con live, e poi a comprare o masterizzare dei bootleg ufficiali, e a cantare guardando lo stereo. Non come Eddie Vedder.
Sono passati quattordici anni, e finalmente ce l’ho fatta a vedere i Pearl Jam in concerto, nonostante un’attesa sfiancante (per molti versi) sotto la pioggia, che ho preso tutta addosso: vi pare che un quindicenne ad un concerto si porti l’ombrello? Il quindicenne, completamente bagnato, nonostante quella cassetta e quella camicia siano nella casa natale, ormai, a scambiarsi quadri e quadretti, ha potuto cantare a squarciagola le canzoni di quella cassetta. “Even Flow”. “Porch”. “Why Go”.
“Black” (e i suoi cieli di altri, che all’epoca erano così platonici, adesso, invece, sono così concreti, reali e distanti in maniera quasi rassicurante, anche se la tinta rimane presente. Un pezzo che è la parte disperata e riflessiva della mia adolescenza*, e non solo. E anche di molti altri, mi sa, a sentire come la cantava il pubblico di ieri).
“Alive”.
Nonostante tutto.
La scaletta di ieri, tratta da www.pearl-jam.it: Elderly Woman Behind a Counter in a Small Town, Do The Evolution, Animal, Severed Hand, Given To Fly, World Wide Suicide, Save You, Even Flow, I Am Mine, Marker In The Sand, Green Disease, Daughter / (It’s OK), Alone, Whipping, Present Tense, Comatose, Porch
bis 1: Black, Better Man, Life Wasted, Alive
bis 2: Bu$hleaguer, Why Go, Baba O’Riley, Indifference
No, per dire. Che concerto meraviglioso.
* “Smells Like Teen Spirit”, invece, è la parte disperata e violenta della mia adolescenza. Oh, mi verrete mica a dire che avete avuto un’adolescenza felice? Per contratto la felicità innocente e pura finisce con la prima presa per il culo in prima media.
io c’ero, con la felpetta bagnata fradicia, i panini portati da casa e la voglia di pogo….ma ho 32 anni e qualcosa lo sentivo stonato. chissà cos’era? forse che i panini me li ero preparata da sola, che le facce dei miei sgomitanti vicini erano giovanissime, che dopo 50 minuti in piedi avevo un mal di schiena galattico….chissà…
…
eh. che vuoi dire di più?
una roba così. incredibile. ecco.
kumquat
come si è cantata “Black”…pelledoca….. 😉
andata e ritorno in motorino sotto la pioggia fitta e *non sentirla*..
tutto ok.. 🙂
che concerto.il cuore piazzato in fondo alla gola, che urlava stonato..
rock’n’roooll!
Mary
non hanno fatto jeremy?
stee
anonima: domande che mi sono posto anche io. anche se non mi ero portato i panini da casa.kumquat: sì, e pare che a milano sia stato anche meglio!cidindon: anche tu adolescenza felice, eh? lo sapevo, lo sapevo…lafagotta: anche io ero in trance, al ritorno. e la pioggia c’era comunque. che meraviglia. mary: rock’n’rooool!stee: eh no. la scaletta è quella. ma l’hanno fatta in altri concerti del tour.
l’invidia mi prende e mi porta via lontano!io non c’ero…
Come l’abbiamo cantata…
stupendo post…
io li vidi a milano nel 2000…
e tornai 17enne…
grande francesco!