Ce ne sono due, in realtà, di miei omonimi: ma uno credo sia un ragazzino toscano particolarmente dotato nella corsa. Insomma, un mio opposto. Di persone che invece compaiono digitando il mio nome su Google, ce n’è una che mi incuriosisce, e che ultimamente sta toccando da vicino la mia vita.

L’altro me è un professore di scuola superiore calabrese che, per arrotondare, affitta anche una casa sulla costa tirrenica. Cercandomi su internet (dai, è come la masturbazione: tutti lo fanno, nessuno lo dice) ho carpito più o meno queste informazioni sul mio omonimo, oltre ad avere trovato con un click alcuni dati sensibili (la privacy? Mah).
L’altro giorno mi ha chiamato un’addetta stampa recentemente assunta da una casa editrice con cui ho avuto e ho a che fare. Sapeva tutto di me, e fin qua niente di strano: questo fa anche parte del suo lavoro. Quando ha verificato i miei dati, però, l’unica cosa non corretta era la mail: la prima parte dell’indirizzo era giustamente “nome.cognome”, ma il provider era un altro. Quello della mail dell’altro me.
E poi l’altro giorno: mi arriva nella casella di posta elettronica una mail in cui mi si chiede il via libera per inserire in un sito immobiliare le tariffe di locazione di una villetta (molto bella, ci sono anche le foto in allegato) sulla costa tirrenica calabrese. Per come stanno le cose, io ve lo confido, piccoli lettori: se in autunno mi rendo conto che qualcuno ha versato l’affitto di agosto sul mio conto, faccio finta di niente.