Non riesco ancora bene a farmi un’opinione su quello che è accaduto a Roma sabato scorso: pensadoci, sono ancora pervaso dall’ansia che avevo mentre ascoltavo la diretta di Popolare Network (quanto sono bravi i miei colleghi?). Ma in rete pare che ognuno dica la sua, soprattutto quando a Roma non c’era, quel pomeriggio. Per capirci qualcosa, è bene ascoltare chi c’era, anche se si tratta di un estremista, come il “black block” che firma questo intervento. Leggetelo: probabilmente non sarete d’accordo con tutto quello che dice (e non lo sono neanche io), ma si tratta comunque di un punto di vista interessante che mostra, ancora una volta, come ciò che è risaltato di più dalla manifestazione (o meglio, da ciò che è derivato dalla stessa) sia un senso di disfatta.
Certo, passi che il black block in questione scriva “ubriaci” invece che “ubriachi”, ma passi meno quando dice:

No, seppur non cattolici non ci saremmo mai permessi di distruggere sampietrini offendendo credenze altrui.

Che peccato che un pensiero così importante e profondo incappi in un curiosissimo fraintendimento: possibile che un esperto di guerriglia urbana non sappia cosa siano i sampietrini e, anzi, li confonda con quella Madonna di gesso la cui rottura ha riempito orrendamente le pagine on line dei quotidiani nella giornata di sabato? E così l’ombra del fallimento pende anche sull’ennesima tessera del puzzle di sabato scorso.