Credo che tutti i negozi che vendono materiale elettronico, quei posti in via d’estinzione in cui si può comprare dallo stereo alla presa tedesca, dalla videocassetta al televisore al plasma, abbiano qualcosa in comune. Più precisamente credo che chi gestisce questi negozi sia un tipo ben definibile.
A Gorizia, da ragazzino, frequentavo un posto del genere, vicino casa. Mentre io andavo lì per comprare caterve di musicassette vergini, altri clienti trattavano su testine al platino, termostabilizzatori ionici e raggi laser. Era un negozio che, nel magazzino, aveva probabilmente tutti i pezzi per costruire uno Shuttle, a saperli montare.
Il gestore di questo negozio si chiamava Furio, e lo era di nome e di fatto. Perdeva la pazienza se uno esitava nella scelta, gli metteva le mani alla gola se osava dubitare della qualità della sua merce o del prezzo che aveva. Capite bene che Furio mi faceva aspettare ore, dall’altra parte del bancone, quella vicina alle cassette, per darmi cinque Sony HF da 60, mentre lui si intratteneva mostrando componenti che, per quanto mi riguarda, potevano andare bene in una lavatrice o in un reattore nucleare. Capite bene quanto poco potessi soddisfare l’incazzoso (questo era uno dei soprannomi di Furio), chiedendogli semplicemente di aderire alla sua personalità di negoziante (chiedo, ottengo, pago), cosa che, giustamente, fa andare in bestia chiunque, soprattutto se ha un negozio. La situazione migliorò leggermente quando passai dalle semplice HF alle musicassette con nastro al cromo e guida in ceramica, ma lui si stufò presto comunque, appena prima di quando finirono i miei risparmi, accumulati a suon di paghette.
Ho trovato un negozio del genere a Bologna, in centro, a pochi passi da casa. È un posto piccolo e stipatissimo di cose, compresi i genitori del gestore, piazzati perennemente su due sedie, ai due lati di un espositore, che credo in origine fosse rotante, ma che immagino l’ultimo scampolo di buon cuore del negoziante abbia fermato, per non rendere troppo aspro il contrasto con i suoi vecchi.
Caratteristica del gestore è che possono esserci cinquecento clienti in attesa, lui comunque vorrà finire la spiegazione dettagliata delle caratteristiche tecniche dell’oggetto che sta vendendo, e che venderà sicuramente, prendendo per sfinimento l’acquirente con dettagli che annoierebbero anche chi, l’oggetto, l’ha progettato.
Ogni volta che entro in quel negozio, quindi, vengo preso da sentimenti contrastanti: da un lato l’ansia di rischiare di perdere un’ora della mia vita assistendo ad una lezione della Scuola Radio Elettra, dall’altro con la consapevolezza che il tipo ne sa, i prezzi sono buoni, e quindi ogni volta potrebbe scapparci la dritta o l’affare.
Una volta ci sono entrato, con fare baldanzoso, sicuro di me, e ho detto: “Vorrei una spazzolina in fibra di carbonio per pulire i vinili.” (Anni di attesa dall’incazzoso mi hanno formato, almeno un po’.) Il gestore è rimasto un po’ spiazzato, mi ha preso la spazzolina, e lì ho commesso un errore gravissimo: ho chiesto quanto costasse. Assurdo. Il vero compratore professionista chiede e paga. Il prezzo, in un negozio, è un dettaglio marginale. “Nove e novanta”, mi ha detto, con un’espressione che significava qualcosa come “Ti rendi conto? Te la do a nove e novanta! No, se vuoi discutere di questo prezzo, fai pure, eh, voglio proprio vedere se la trovi a meno.” Ho ovviamente pagato senza batter ciglio, ho fatto per uscire, quando il negoziante mi ha chiamato. “Sai come si usa?”, mi ha chiesto. Ora, voi che faccia avreste fatto? Ecco, proprio quella, quella che indica un momento di smarrimento tale che dubitereste anche del vostro nome di battesimo. Al che lui, pietosamente, mi ha dato il prezioso consiglio di non toccare le setole (di carbonio) con le dita, se no si ungono. E io che pensavo di dare alla spazzolina una ripassata in padella, per migliorarne le qualità.
Ultimamente, invece, ci sono andato per comprare dei cd e dvd vergini. Ovviamente ho sbagliato ancora, insistendo stupidamente per sapere il prezzo della merce. Ma questo non ha semplicemente fatto scaturire la solita espressione di sfida e pietà al tempo stesso. Coadiuvato da un’altra cliente, sicuramente una complice, il negoziante mi ha iniziato a fare un discorso sulla “politica dei prezzi in Italia” (sic). La sua conclusione è stata semplice: in Italia i prezzi sono falsi (arisic). Ma esiste un modo per uscire da questa sorta di Matrix del commercio, il gestore del negozio di elettronica me l’ha detto, e io voglio condividere le sue parole. “Sai come faccio io? Vado a fare la spesa in Germania: perdo una giornata, ma risparmio anche cinquecento euro.”
Quindi, donne e uomini che mi leggete, se il vostro partner o la vostra partner esce di casa dicendo “Vado a comprare le sigarette” e poi non si fa vedere per ore, state tranquilli: non siete capitati in una brutta situazione da film. Accendete Isoradio: sicuramente ci sono code sul Brennero, in entrambi i sensi di marcia.
Se ho ben capito di quale negozio parli, e temo di sì, posso dirti che una volta mi è capitato di sentirmi rifilare una lezione di geoeconomia solo per aver chiesto il prezzo di un lettore mp3 (ed ero entrato per una ciabatta, credo). In pratica mi conveniva aspettare tre settimane circa prima di scegliere il prodotto, aspettare cioè il capodanno giapponese che, secondo l’omino dietro al bancone, avrebbe ribaltato tutti i listini del mercato mondiale di elettronica. Me ne sono andato di soppiatto mentre mi sparava paragoni tra donne e automobili talmente aberranti che mi vergognavo io a posto suo. E soprattutto avevo creato una fila di tre tizi incazzatissimi. però i prezzi sono effettivamente buoni. Ma secondo te il nome del negozio che significa?
Paolo
Qualcuno prima di tutti noi ha avuto la sventura di passare tra gli affari di Paolo e sua madre.
leggete qui veramente spassoso.
Ormai sono un’istituzione locale, una metà obbligata per chi passa per bologna.
Ah! Il mio spacciatore di cd, dvd e un tempo anche di montagne di musicassette (“Una cassetta da 60′” “Di che qualità la vuoi?” “La più economica, grazie”. Segue sguardo tra lo sprezzante e il pietoso da parte del simpatico gestore).
Ho ben presente il negozio anch’io, eh sì!
La prima volta entrai per comprare una semplice confezione di 4 pile stilo e il tipo con mossa felina tirò fuori una confezione da 12 che costava meno di quella da 4… me la diede furtivo poi mi guardò con un’aria tra complicità e rimprovero aspettando che pagassi. Io non dissi nulla (secondo me lui stava per iniziare la sua spiegazione ma devo averlo scoraggiato, non so come 🙂 ringraziai e uscii con quella buffissima sensazione di goffaggine e disagio 🙂 che da allora ha sempre accompagnato i miei acquisti in quella simpatica bottega del centro.
clara
Fantastico…ma qui a Napoli i negozianti sono tutti così.Entri in un negozio qualsiasi,e ne esci dopo 2 ore con un ‘infarinatura di “geopolitics and geoculture” di Wallersein interpretato attraverso il colore locale,e una serie di luoghi comuni sugli immigrati e gli stranieri in generale.
Ma… è il negozio vicino a un famosissimo ristorante di cucina tipica bolognese???
E magari lì nei pressi c’era un’armeria diventata tristemente famosa all’epoca della Uno Bianca???
Se è quello… mitttico! Non credevo che esistesse ancora, visto che ci andavo una ventina d’anni fa…
Ehhehehehe, negozi così esistono in tutte le città, anche da me a rimini.
SOno molto contento di aver trovato un’altro amante di vinili.
Comunque se ami la musica ti invito a passare dal mio blog e magari di spulciarti questo concorso, è semplicissimo e ci sono in palio 4 Ipod:
http://blog.guidahotel.com/concorso-ipod/
Ciao ciao fran_pi_
proprio come quando entri alla comet e chiedi al commesso uno stereo. lui ti conduce davanti allo scaffale degli stereo e dice: ecco qua. lo guardi e lui legge i prezzi sui talloncini. poi ti guarda e aspetta e tu chiedi la differenza e lui legge le caratteristiche vicino al prezzo. e allora chiedi un consiglio e lui guarda quello + costoso e dice: questo.
B&B idoli metropolitani!!
lo conoscete tutti! vi adoro. facciamo un meeting là, quando torno?
Assolutamente sì! sembrerebbe uno dei primi casi di marketing involontario…
ma certo ! bait e Borghi ! ci andavo anche io a comprare le cassette quando facevo le compilescion registrando direttamente dai programmi di dediche&richieste della radio…
La vecchia e’ mitica! ..
Devo pero’ dire che qualche tempo fa mi e’ capitata tra le mani nuovamente una vecchia musicassetta al cromo-tungsteno-radiale impoverito eccc ecc… C’erano su gli Eurythmics e dopo 8-9 anni di abbandono in un cassetto erano ancora perfetti… ! Di chi e’ il merito ? della sony, ovviamente…
Piero
…mitico il negoziettod i Bologna. Credo di aver capito qual è e uno di questi giorni ci faccio un salto…oppure faccio un giro e risparmio 500 euro in germania..