Dagli archivi: Sex is comedy (Catherine Breillat, 2002)
Sex is comedy
Di Catherine Breillat
Con Anne Parillaud, Grégoire Colin, Roxanne Mesquida, Ashley Wanninger, Dominique Colladant
Durata 92’
Distribuzione Sharada
La storia: La regista Anne, alle prese con il suo nuovo film, sta cercando di girare una difficile scena d’amore, ma gli attori coinvolti faticano a darle quello che chiede.
Ogni film che parla di cinema è una potenziale arma a doppio taglio. Da un lato affascina e coinvolge, ma dall’altro rischia di voler risolvere in maniera metaforica, semplicemente mostrando la macchina-cinema, temi universali e difficili, arrivando talvolta a risultati quanto meno didascalici, se non addirittura banali.
La Breillat non sfugge a tutto questo. Sex is comedy è un film gradevole, ma discontinuo. È piacevole quando rimane sul set e narra delle vicissitudini delle giornate di riprese, delle lunghe attese, dei piccoli accorgimenti tecnici: in questo modo, ancora una volta, la finzione magica del cinema viene svelata, pur rimanendo intrigante. È assolutamente pretenzioso quando, attraverso alcune battute della regista, vengono veicolate massime e verità “assolute”, soprattutto sul cinema e sul mestiere della regia.
Nonostante le smentite della stessa Breillat, Anne non può non ricordare la regista stessa, e il film pare confermare questa tesi, con infiniti rimandi ai lavori precedenti dell’autrice. Non si tratta, infatti, di perseguire in maniera, appunto, autoriale le tematiche costanti della sua filmografia, sesso e verginità su tutte, ma di vere e proprie citazioni.
La scena centrale del film e, ovviamente (?), anche del film nel film (che si chiama Scenes intimes), in cui la protagonista si trova a fare sesso per la prima volta, è identica a una sequenza del precedente A mia sorella: stessa l’attrice (Roxanne Mesquida, brava come tutto il resto del cast), stessa la posizione della macchina da presa, stesse le battute pronunciate dagli attori.
Siamo ben oltre la strizzatina d’occhio, andiamo quasi verso un trattato autocelebrativo, tanto più che il film è narrativamente basato, o addirittura sbilanciato, sulla figura della regista, che sceglie gli attori “come gli uomini scelgono le donne, per poi consumarli”. Il rapporto tra attore e regista con sfumature erotico e sadomasochistiche? Già visto.
D’altro canto, però, la Breillat sa guardare con ironia al suo cinema. Esemplare, a questo proposito, la scena in cui l’attore si trova a dovere mettere un fallo di plastica, a mo’ di protesi. Non può non venire in mente il clamore suscitato da Romance, film in cui, sebbene soltanto a livello pubblicitario, aveva fatto scalpore la “comparsata” del pene di Rocco Siffredi.
Come molti registi, la Breillat è innamorata del cinema e di se stessa. Questo fa sì che non voglia quasi staccarsi da questo piccolo e, tutto sommato, gradevole film. Dopo alcuni cartelli di titoli di coda, ecco comparire di nuovo, sebbene solo per qualche secondo, la regista Anne.
La scena d’amore centrale (e onnicomprensiva, aggiungo) del film Scene intimes (ma anche di Sex is comedy e dei film della Breillat), è stata finalmente girata, con emozione, partecipazione e pathos da parte di tutta la troupe. Anna/Catherine si può finalmente rilassare, mangiando una banana e sorridendo. Ci sono altre “scene intime” da girare, nient’altro importa.
Recensione originariamente apparsa su duellanti, marzo 2003