Festivalieri
C’è una strana sensazione, quando finisce un festival di cinema e ci sei andato, diciamo, “per lavoro”. Da un lato sei saturo di film, code, file, incastri di proiezioni, articoli scritti di corsa. Dall’altro, invece, senti che non vorresti vivere in altro modo. Ma non è di questo che voglio parlarvi, ma della fauna-da-festival. Anche un festival tutto sommato piccolo come il Future Film Festival di Bologna, presenta caratteristiche simili ad altri festival più grandi. Vediamo, quindi, da chi è normalmente popolato un festival di cinema.
Primo e pericolosissimo personaggio è il logorroico. Che voi direte “E vabbè, ma quello c’è anche a teatro, alle Poste, alla fermata del venticinque”. Eh sì. Ma il logorroico-da-festival porta a strane reazioni la sua vittima. Perché si è lì al festival, in fondo in fondo, per una passione comune, il cinema. Quindi gli argomenti di conversazione possono essere interessanti, volendo. Ma è come dire di avere voglia di un panino e trovarsi di fronte ad una rosetta di sedici quintali. Manca la misura, al logorroico. Ti si siede accanto in uno dei primi giorni, e quel momento segna la tua fine. Perché tu sei gentile, inizi a scambiare due parole, che poi diventano due parole alla seconda, alla terza, alla quarta e così via, fino a che non ne sei sommerso. Allora, nelle proiezioni successive, entri in sala con impermeabile ed occhiali scuri, ti guardi intorno, pare non ci sia. Tiri un sospiro di sollievo, ed ecco che dalla fila di fronte si erge una testa, gira a centottanta gradi che neanche Regan ne L’esorcista e ti vede. E, ancora una volta, sei finito e preghi solo che si abbassino le luci. Oppure: sei in fila, in mezzo ad alcuni rassicuranti sconosciuti, e ti senti toccare sulla spalla. E’ sempre lui, pronto, con la rosetta gigante in mano. Per te.
L’esperto. Qualsiasi cosa tu sappia su X, beh, l’esperto ne sa di più. E non solo su X, ma anche sui film in cui X portava solo i panini sul set, sulla figlia di X, sulle collaborazioni non accreditate di X. L’esperto, notoriamente, ti fa sentire una cacca. Per cui, semplicemente, la smetti di parlare e, se sei proprio di animo buono, inizi a prendere appunti e i tuoi contributi verbali alla comunicazione si limitano a “Mm” e “Certo”. Ovviamente esistono delle combinazioni, come l’esperto logorroico, che mettono a dura prova anche gli animi più tenaci. Ho visto delle persone cercare di tagliarsi le vene con il bordo plastificato del pass, pur di sfuggire a persone come l’esperto logorroico.
Il giornalista famoso. Può fare quello che vuole. Insultare le maschere, togliersi le scarpe, fare le puzzette, insultare le persone ad alta voce, saltare le file, avere bevande e cibo gratis, toccare il culo ad attori e/o attrici, ruttare sonoramente e poi vantarsi. Ma soprattutto può insindacabilmente decidere se un film è brutto o meno. Questo accade quando scrive di un film. Anche quando non l’ha visto. O quando l’ha visto, ma solo per metà, perché poi si è messo a dormire, russando clamorosamente. Poi si sveglia e applaude o bofonchia qualcosa. Conosce tutti per nome, dal barista del caffè di fronte al cinema al regista a cui viene dato il premio alla carriera. Ed è sempre attorniato da qualche personaggio, spesso anagraficamente più giovane di lui, il paggio, che sempre e comunque gli dà ragione e ride alle sue battute. Sa che prenderà il suo posto, e che potrà palpare, sbafare, dormire, ruttare, condannare, salutare al posto suo. Un giorno o l’altro.
Il giornalista di “Case e giardini”. Non si sa come abbia avuto un accredito per un festival cinematografico. Forse è lì solo per vedere gli attori e le attrici, forse si è sbagliato, forse è noto nella sua redazione che odia il cinema, e l’accredito diventa una specie di esilio forzato. Non ne sa assolutamente niente di cinema, ma non osa dirlo. Può parlarvi di taglio di prati e di arredamenti di interni per ore, e probabilmente con cognizione di causa, ma a malapena sa che cosa sia un cinema. Ha altri interessi e altre passioni. Si addormenta spesso, sognando esempi di edilizia del Dorset o del New England. Ma, perdio, è un giornalista e, alle conferenze stampa deve fare la sua porca figura. Se ne esce, quindi, con domande del genere: “Mi può ripetere quando ci sarà la dimostrazione gratuita di trucco de Il Signore degli Anelli?” (sentita veramente alla conferenza stampa inaugurale del FFF).
Il cacciatore di gadget. Spesso è un giornalista, ma non è detto. Prende tutto ciò che è gratis, dagli adesivi alle sagome pubblicitarie in cartone dei personaggi di un film d’azione ungherese. Dalle colonne sonore alle magliette, lui del merchandising gratuito non si vuole perdere neanche un articolo. E poi sfoggia tutti i suoi trofei insieme, magari venendo alle proiezioni con cappellino del film Y, maglietta del film Z e penna della casa di produzione K. E si vanta tantissimo, ma solo con lo sguardo. Non vede l’ora, infatti, di fare morire di invidia i suoi concorrenti, gli altri cacciatori di gadget. Vede pochissimi film, ma è evidente, dovendo fare file chilometriche davanti agli uffici stampa delle case di produzione.
Il nerd. Spesso è combinato con tutte le categorie precedenti. Ma sì, lo conoscete il nerd da festival. E’ quello che, ne I Simpson, alle convention di fumetti o di fantascienza, pronuncia affermazioni del tipo: “Nella puntata 4F6Y si vede in lontananza un cugino della protagonista che assomiglia tanto al nemico di un numero speciale (e introvabile) del fumetto Superboy and the Tafanoids. Perché questa scelta?”. Il nerd cinematografico spesso indossa le magliette guadagnate agli altri festival, ha un colore della pelle verdognolo, dovuto alla prolungata reclusione al buio per la visione di film, telefilm e quant’altro, i raggi televisivi gli hanno procurato una forma rara di acne perenne e si intende soltanto con gli altri nerd. Ha la spocchia del giornalista famoso, la fame di roba gratis del cacciatore di gadget, la cultura totale dell’esperto, l’incapacità nelle relazioni sociali del giornalista di “Case e giardini”, la parlantina del logorroico. Ed è molto, molto solo.
L’attricetta. Tipica dei grandi festival, ha avuto un accredito in qualche modo. O in qualcun altro. Sta sempre in vista, va a tutte le feste, si cambia d’abito almeno sei volte al giorno, anche in una tempesta di neve ha la capacità di avere un make-up perfetto. Sorride a tutti, ché non si sa mai, e, per lo stesso motivo, non rifiuta mai di farsi fotografare. Ha con sè, nascoste in una borsetta piccolissima, almeno duecento copie del suo book fotografico e curriculum (che di solito inizia con frasi come “a sei anni ho fatto la Madonna nella recita delle elementari”). Oggetto del desiderio del nerd, oggetto di scherno del giornalista famoso (che poi, regolarmente, se la tromba), l’attricetta ci crede tantissimo. Il problema vero dell’attricetta non è che manca di tenacia, no. Né di volontà. No, il vero problema dell’attricetta è quell’accento ciociaro che non riuscirebbe ad estirpare neanche con un trapianto di corde vocali. Quindi va in giro, sculetta e sorride. Ma in rigorosissimo silenzio, finché può.
L’attore-un-tempo-famoso. Il suo comportamento è molto simile a quello dell’attricetta, con la differenza che, detto palesemente, non ha neanche il minimo di possibilità di attrazione che ha l’attricetta. Infatti è in crisi di astinenza da successo, magari momentaneo, e si è ridotto ad uno straccio d’uomo. Non è più capace neanche di allacciarsi le scarpe. Anch’esso è oggetto di culto del nerd, che ne conosce vita, morte e miracoli. Ma l’attore-un-tempo-famoso non lo sopporta, il nerd, per ovvi motivi (vabbè essere caduti in basso, ma non a quel livello). Tenta di conoscere l’attricetta e, quando gli va bene, la poverina ci casca. “Sai, sono un attore” ed è fatta, anche se l’ultima volta che è apparso su uno schermo è stato, per sbaglio, nella folla inquadrata in un servizio di Studio Aperto sul traffico. Tenta di avere una scrittura, qualsiasi cosa, è disposto veramente a tutto. Alla fine del festival, di solito, si ubriaca e tratta male tutti, buttando nel cesso il minimo lavorìo diplomatico svolto fino a quel momento. Scarica le frustrazioni su chiunque e manda sonoramente a fare in culo l’unico produttore che gli avrebbe dato due lire. Ma se ne accorge drammaticamente troppo tardi.