Dagli archivi: Django Django – Born Under Saturn

Django Django – Born Under Saturn (Because Music)

7,5

Nei tre anni passati dall’acclamatissimo esordio, Vinnie Neff, Jim Dixon, Tommy Grace e Dave Maclean non sono stati fermi: oltre a una massiccia serie di concerti, gli scozzesi hanno lavorato a colonne sonore e installazioni. Una volta tornati in studio, si sono da subito resi conto che il nuovo Born Under Saturn, avrebbe avuto un suono ancora più imponente del precedente: l’apertura “Giant” è perfetta per questo disco, con una intro che ricorda i Depeche Mode meno oscuri (ripresi anche nel primo singolo “Found You”) e uno sviluppo che fonde elementi pop con le sfumature psichedeliche che paiono siano obbligatorie in ogni produzione recente.

Ma i Django Django non attingono solo a queste tavolozze; ritroviamo sia le cavalcate ritmiche (talvolta africaneggianti, come in “Vibrations”) accoppiate alle chitarre surf del primo album, sia momenti vicini a stilemi house: è lì, per esempio, che va a parare il break di tastiere del secondo singolo “Reflections”. C’è spazio anche per derive West Coast (“High Moon”) e per accenni più solenni, come nella versione del mito di Faust raccontata in “Found You”, in cui si usano suoni d’organo e si nota una certa (ironica?) sacralità nel ritornello. Quello che traspare, in generale, è la voglia di divertirsi e fare divertire: possiamo assicurarvi che i quattro, nonostante la lunghezza dell’album, ci riescono.

Recensione pubblicata originariamente sul numero di aprile 2015 de Il Mucchio Selvaggio