Tradurre Gadda
In un libro di cui abbiamo parlato qua, si discute delle radici comuni che hanno le parole “tradizione, “tradire” e “tradurre”: indicano un portare qualcosa a qualcuno, in senso ampio. Non è un caso che io abbia menzionato un testo che parla di teatro, perché l’altra sera ho visto uno spettacolo notevole. L’eccellente Fabrizio Gifuni ha portato in scena L’ingegner Gadda va alla guerra, tratto dagli scritti del grande scrittore milanese e del bardo di Stratford: i ricordi di Gadda combattente della Grande Guerra si fondono, grazie a un semplice gioco di luci creato su una scenografia più che minimale, con brani scritti da Shakespeare.
Il risultato è tutt’altro che pretestuoso, come forse si potrebbe pensare. Gifuni usa tutte le sue doti attoriali (fisiche e vocali) per portarci le parole di uno degli scrittori più difficili e importanti del Novecento italiano. In un’ora e mezza densa e impegnativa tradisce il teatro di parola senza cambiare una virgola degli scritti di Gadda al fronte, né dei passaggi dell’Amleto. Le conclusioni sono affidate all’analisi magistrale della comunicazione “sessuale” fascista: parole, come immaginerete, quanto mai attuali.
Andatelo a vedere.