Scioperati
Dicevo, giusto un mese fa, che per dimostrare che la situazione in Italia è ormai davvero insostenibile, ci vorrebbe uno sciopero serio, che blocchi il Paese. Lunedì le USB hanno proclamato uno sciopero nazionale dei mezzi di trasporto: ciononostante quella mattina mi sono recato fiducioso alla fermata dell’autobus per andare al lavoro-della-mattina, pensando che i disagi sarebbero stati limitati. Ho aspettato un’ora prima che arrivasse un mezzo. Di certo non una cosa piacevole, ma se è necessario, appunto, che sia così. “Certo”, mi sono detto, “e quando mai le rappresentanze di base hanno avuto così adesioni a uno sciopero?”.
Ma poi mi sono reso conto di una cosa: che ieri, qui a Bologna, c’era la festa patronale. E che quindi le alte percentuali di scioperanti in città erano probabilmente dovute alla possibilità di fare un ponte, più che alla reale volontà di protesta.
E allora che questo Paese (e la maiuscola la metto solo per motivi ortografici) così egoista, gretto, ombelicale vada in malora. La colpa non è del Governo, no, ma di chi in Italia vive e lavora.
Quando ero piccolo, la CGIL era cigielle: che ne sapevo io che quella era una sigla? Per me era un posto dove mio padre andava quando tornava dal lavoro, talvolta. Cigielle: con quella “i” dopo la “g” pronunciata senza indugi, come per dire “Tranquillo, qua la ‘i’ ci va, ma in ciliegie? Eh?”. Ho tuttora dei dubbi, con ciliegie.
Se la domanda è: oggi scioperi?