Ok, il prezzo è giusto
Mi arriva via mail una strana lettera: sembra spam, ma visto che non mi parla di peni e sedicenni vogliose, la apro. Il mittente è una società di consulenza. Le prime righe della mail riassumono il contenuto della newsletter allegata, e sono quasi da proclama: “Difesa preventiva dalla contraffazione cinese”, “Le ragioni dell’Asia e tredici ragioni perché NON investire in Cina” (sic).
Apro il pdf della newsletter, incuriosito.
Si parla, effettivamente, di alcune leggi economiche che sono vigenti in Cina che, si dice, possono danneggiare i nostri imprenditori che vogliano fare affari in quel paese. Ma si tratta di una materia che non conosco, quindi vado avanti fino alle “tredici ragioni”. Si dice che la Cina non è ricca come si crede, e per dimostrarlo, sentite qua:
È altrettanto falso il mito dei venti milioni di cinesi milionari. Dal world wealth report (…) risulta che tutta la Cina conta appena 236.000 milionari in dollari. Se poi andiamo ad analizzare chi sono le persone più facoltose in Cina, troviamo in cima alla classifica (…) soprattutto allevatori di maiali e aziende alimentari. Mancano infatti grandi industrie, blue chips, assicurazioni o banche, che nel nostro sistema economico sono il fondamento dell’economia.
Ma questo è un problema minore. La cosa fondamentale è che i cinesi sono un pericolo per come sono fatti.
La cultura pragmatica cinese si basa sull’inganno come mezzo per ottenere i propri fini, e chiunque tratti con i cinesi credendo e agendo secondo i valori dell’onestà, dell’integrità e della giustizia e un aproccio (sic) da win-win strategy non potrà mai uscire vincitore.
Un miliardo e passa di mariuoli. Mica roba da ridere. Ma anche questo è un problema minore: figuriamoci se, nel mondo dell’imprenditoria, uno non si aspetta rubacchiamenti.
Il problema sono i soldi. Ecco il punto: investire in Cina, ormai, costa troppo: un operaio non specializzato di Shanghai costa all’imprenditore straniero ben 268 euro al mese; un ingegnere ben 391, un quadro addirittura 397 euro al mese. Follie. Anche gli immobili non sono messi bene: pensate che un ufficio a Shanghai costa 26 euro al metro quadro al mese. Cioè, diciamo, un ufficio di duecento metri quadri, un’enormità, costa 520 euro al mese.
Che fare, allora, come direbbe qualcuno?
Facile: basta investire in altri paesi, dove, guarda caso, la Dunia ha i suoi uffici. Ma non per questo motivo, ma perché conviene.
A Jakarta, in Indonesia, la manodopera non specializzata, ci informa la solerte newsletter, costa 50 euro al mese. Un ingegnere 167, un quadro, mortacci sua, vuole addirittura 565 euro al mese. E un ufficio, come quello di Shanghai, costa 340 euro al mese.
Ma, signori miei, se volete spendere un po’ di più, ecco a voi la Thailandia: a Bangkok la manodopera non specializzata costa 161 euro al mese, l’ingegnere ne pretende 408, il quadro (esoso!) 664. Ma gli uffici, e qui sta il vantaggio, costano solo 12 euro per metro quadro al mese.
Trovate tutto qua: poi ne parliamo.