gianni rodari

From us to you: il nostro regalo per i cento anni di Gianni Rodari

Posso dire che tutto è nato su questo blog, dieci anni fa, con un post in cui dichiaravo il mio amore per Filastrocche in cielo e in terra di Gianni Rodari, il disco di Lucia e Virgilio del 1972 che ho consumato quando ero piccolo e che non ho mai smesso di ascoltare. Grazie alle numerose reazioni che ha scatenato quel post, anche a distanza di anni, ho capito che quelle canzoni erano ancora parte della memoria di tanti, ma riuscivano a conquistare anche chi le ascoltava nel terzo millennio.

Poi, nell’ottobre 2019, mi sono imbattuto in uno scambio di commenti in cui veniva citato Rodari e, ancora una volta, ho inviato all’amica impegnata nel dibattito informazioni sul disco. Non lo conosceva, ma era bastato un ascolto per conquistarla. L’amica era Francesca Bono degli Ofeliadorme, e il suo entusiasmo mi ha fatto pensare a quanto la sua voce e il suo stile fossero adatti a rileggere una delle Filastrocche, nello specifico “Il gatto inverno”.

Più me la immaginavo, più mi convinceva. Da lì mi sono detto: “Conosco un sacco di musiciste e musicisti di spessore: perché non organizzo – in maniera del tutto volontaria e con contributi volontari di tutti i coinvolti – un album-omaggio a questo disco, e quindi al lavoro di Gianni Rodari, di Lucia Mannucci e Virgilio Savona, lo metto in rete e dono i ricavati dei download a un’associazione, un ente o una struttura che si occupa di bambini?”.

Sono stato travolto da questo pensiero, che si è formato così, tutto insieme, ma sono stato incoraggiato a continuare anche dalla risposta positiva di Paola Rodari, la figlia di Gianni, la prima persona “esterna” a cui ho comunicato il progetto.

Ho quindi preso il telefono e ho selezionato i possibili candidati secondo tre criteri:
1. dovevano essere persone che potevo contattare facilmente, con un messaggio o una telefonata;
2. dovevano essere persone che avevano una sensibilità letteraria, musicale e umana con il mondo e le idee di Gianni Rodari;
3. dovevano essere ragionevolmente libere nel periodo in cui pensavo si dovessero produrre le tracce (una produzione fattibile anche in casa, dato che la lunghezza delle canzoni del disco originale è assai ridotta e che gli arrangiamenti di Savona sono tanto efficaci quanto semplici).

Alla fine del 2019, infatti, pensavo di “sfruttare” l’anno rodariano per eccellenza, questo disgraziato 2020, in cui ricorrono il centenario della nascita, 60 anni dall’uscita della raccolta Filastrocche in cielo e in terra, 50 anni dall’assegnazione del Premio Andersen e 40 anni dalla morte. Il disco sarebbe uscito ad aprile così da dare tempo ai musicisti di produrlo e di avere 8 mesi per promuoverlo.

Nel frattempo, ovviamente, ho ricevuto l’appoggio dell’agenzia che cura la produzione letteraria di Rodari e delle edizioni musicali del disco originale. Una bella soddisfazione, magnificata dal fatto che intorno al progetto fossi riuscito a raccogliere con estrema facilità un nugolo di belle persone affinché si occupassero di alcuni aspetti tecnici: quelli legali (Emanuela Russo e Antonio Tavoni), quelli sonori (Roberto Rettura e il suo Studio Spaziale, Angelo Epifani e il suo Epifonica Sound Lab) e quelli grafici (Marcello Petruzzi e tutta Housatonic).

Chi veniva a conoscenza di quest’idea sorrideva e diceva “Ci sto”, pur sapendo che avrebbe lavorato gratis, una cosa che mi sorprende sempre, quando ci penso, ma non tanto quanto un’altra, relativa all’assegnazione delle canzoni.

Il penultimo giorno del 2019 scrivevo “alle musiche e ai musici” queste parole:

Vi chiedo (…) di indicarmi le tre canzoni che “vorreste”, se ce ne sono. Le virgolette sono d’obbligo, perché sarà praticamente impossibile che ognuno abbia la canzone che preferisce. Io cercherò di venire incontro ai vostri desideri, ma per forza di cose sarò costretto a prendere decisioni che non si accordano ai vostri gusti. In tal caso, mi direte se siete ancora della partita, oppure no. Potete anche dirmi anche “o questa o nulla”, ma se non vi accontento, e quindi non sarà possibile farvi partecipare, promettiamoci che ci vogliamo bene lo stesso.

Sì, è vero, molti mi hanno detto “scegli tu”, ma uno dei “miracoli” legati alla nascita di questo disco è stato che tutti, proprio tutti, hanno avuto la canzone che desideravano.

La prima, “Filastrocca impertinente” di Dente, è arrivata nella mia mail a metà febbraio. Due settimane dopo eravamo in piena emergenza sanitaria. Eppure il progetto, che ora aveva un titolo (Rifilastrocche in cielo e in terra) e un ente beneficiario (l’impresa sociale Con i Bambini), entrambi scelti a maggioranza da tutte le persone coinvolte, non si fermava. Le canzoni continuavano ad arrivarmi una ad una e, ogni singola volta, mi commuovevano fino alle lacrime: pensate a cosa provereste se qualcuno vi mandasse qualcosa che, contemporaneamente, vi riportasse all’infanzia e vi desse fiducia nell’umanità.

Il tutto nel mezzo della prima pandemia che tutti stavamo vivendo e che, in un orribile giorno di aprile, ha portato via Mirko Bertuccioli dei Camillas, anche loro coinvolti nell’album. “La canzone che avevamo pensato la facciamo lo stesso”, mi ha detto qualche settimana dopo Vittorio Ondedei, cofondatore della band. Anche in quel caso, lo confesso, mi è entrato qualcosa in entrambi gli occhi, facendomi lacrimare un po’.

E con la fine dell’estate tutto era pronto, grazie allo sforzo collettivo di musiciste, musicisti, professionisti del diritto d’autore, fonici, produttori, specialisti in comunicazione. L’amico Marcello Petruzzi e Housatonic hanno realizzato una copertina (anche in versione da colorare) e un video splendido, servito come apripista del disco, uscito poco più di un mese fa.

Dieci anni fa non avrei mai pensato di riuscire a ideare da solo le Rifilastrocche in cielo e in terra. Oggi ci sono sono riuscito proprio perché non sono stato solo. Ed è quindi giusto che questo biglietto di auguri in musica per i cento anni di Gianni Rodari sia firmato anche da Alessandro Grazian, Anna Bazueva, Michele Postpischl, Alessandro Fiori, Stefano Santoni, Silva Cantele, Andrea Manzardo, Matteo Fiorino, Nicola Baronti, Serena Altavilla, Valerio Canè, Angelo Epifani, Enzo Cimino, Enrico Liverani, Ruben, Michael, Theodor e Zagor Camillas, Giovanni Imparato, Letizia Cesarini, Laura Loriga, Francesca Pizzo, Andrea Gerardi, Franco Naddei, Fabio Cinti, Cristopher Bacco, Andrea Pulcini, Paola Mirabella, Giuseppe Peveri, Federico Laini, Nicola Setti, Francesca Amati, Roberto Rettura, Antonio Tavoni, Davide Cristiani, Luca Di Mira, Enrico Pasini, Luca Torreggiani, Meike Clarelli, Valeria Sturba, Vincenzo Vasi, Marcello Petruzzi, Andrea Monachesi, Gianluca Sturmann, Marco Marzoli, Emanuela Russo e Raffaella Tenaglia.

Cento di questi giorni, W Gianni Rodari!

From me to you

Se fosse vivo, in questo 2010 appena iniziato Gianni Rodari avrebbe compiuto 90 anni. Mi sembra strano non avere mai parlato di Rodari in questo blog, che pur spesso si occupa delle (ed è occupato dalle) mie parole: a lui, infatti, è strettamente legato al mio amore per i libri, la lettura e la scrittura, ma non solo. Grazie alle letture di Rodari sono, nel bene e nel male, quello che sono oggi. Come molti, anche io sono stato educato da Gianni Rodari, nonostante sia scomparso quando io non avevo neanche due anni. Ho molti dei suoi libri, che mi sono fatto leggere e rileggere, prima, e che poi ho consumato da solo.
Ma non si tratta solo dei libri. A metà degli anni ’70, infatti, Antonio Virgilio Savona iniziò a lavorare su Filastrocche in cielo e in terra, uno dei libri più famosi di Rodari, uscito nel 1960. Voleva musicarlo, e farne un disco per la sua etichetta “I Dischi dello Zodiaco” (che, per dire, pubblicava all’epoca i dischi degli Inti Illimani). Per questo si fece aiutare, reclutandola come cantante, da sua moglie, Lucia Mannucci. I due erano… metà del Quartetto Cetra, nientepopodimeno che.
Il disco è uscito nel 1976: qualche anno dopo io ne ho avuto la cassetta, che ho ascoltato centinaia di volte, perché le parole di Rodari sono quanto di più alto la nostra letteratura abbia mai espresso, e le musiche di Savona funzionano al punto tale che pare che le Filastrocche, in realtà, fossero testi di canzoni. Se avete dei bambini piccoli li farete felici, se siete stati piccoli e avete amato Rodari, non riuscirete a smettere di ridere e di piangere. Perché è bene iniziare l’anno con qualcosa di bello e puro come queste Filastrocche in cielo e in terra.
Per una volta, fidatevi e ascoltate. Sarà bello ritrovarsi a canticchiare, sparsi in luoghi e tempi diversi.
Buon anno a tutti, di cuore.

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