I do know why
Quando li ho sentiti nominare per la prima volta, intorno a marzo di quest’anno, mi chiedevo che razza di nome fosse Fleet Foxes. Appena ho sentito il loro primo ep, Sun Giant, me ne sono sbattuto dell’onomastica e ho iniziato ad ascoltare a ripetizione le loro canzoni (secondo Last.fm sono la band che ho ascoltato di più, dopo Beatles e Nine Inch Nails, il che per me è un po’ come dire che è la cosa che ho fatto più frequentemente nella vita oltre mangiare e dormire). A Maps quell’ep è diventato il disco di una settimana corta: cinque pezzi, ci stava benissimo. Ma ho sempre avuto la sensazione che, forse, avevo in qualche modo sacrificato il loro talento. Sensazione confermata quando, poco dopo, ho avuto modo di ascoltare tutto il disco. Quando è stato eletto disco del mese da Mojo ero contento come se fosse stato il mio lavoro ad essere stato scelto. Insomma, miei piccoli lettori, amore allo stato puro.
Potevo quindi perdermi la data di ieri a Milano? No, non potevo. E sapevo anche che sarebbe stato un concerto eccezionale, che avrei avuto i lucciconi per tutto il tempo, che le loro armonie vocali sarebbero state scintillanti dal vivo come su disco. Quello che non sapevo è che, alla fine del concerto (con un preambolo durante il concerto) avrei scoperto che condivido con un membro della band una passione in comune, quella per Dario Argento, e che questo ci avrebbe fatto chiacchierare fitti fitti (sebbene per una decina di minuti) e scambiarci le mail, per continuare a distanza il discorso.
Insomma, ci sono serate perfette, dal viaggio in macchina con una delle mie band preferite, fino agli ultimi saluti: so il perché.