Ci ero tornato, per puro caso, il primo giorno in cui aveva aperto, il primo settembre, con C., che mi ha battuto. Ma non era per quello che non ci avevo più messo piede, ma solo perché la mia vita, ultimamente, è un frenetica al punto tale da non permettersi due colpi a stecca. Terribile.
Il primo settembre lui non c’era. Oggi sì.
Pensate a qualcosa che non ci sta in un contesto che amate. L’amante della vostra donna nella vostra camera da letto. Uno scarafaggio che zampetta su una pizza quattro stagioni (priva di olive, metti che uno si possa confondere). Una cacca su un cuscino di velluto in una vetrina di Cartier (questa non è mia, ma non ricordo la fonte). Cose così, insomma.
Nella mia amata sala da biliardo stasera c’era una macchina per il videopoker. Che, voglio dire, non è un intruso in sé. Ma del resto, nel mondo, non sono intrusi neanche gli amanti., gli scarafaggi e le cacche. Esistono. Il punto è dove stanno.
La sala da biliardo ha un’aura mitica. Tutte le persone che ci hanno messo piede, anche se appartenenti all’altro sesso, e quindi tendenzialmente non interessate allo splendido gioco, ne sono rimaste affascinate, come del resto gli avventori della sala rimangono affascinati dalle fanciulle che ci capitano. E sono tendenzialmente interessati ad esse. La sala da biliardo è popolata da birre, sigarette, panini al prosciutto, carte sbattute con forza, panini, scrocchi delle bocce, rumore di stecche, luci al neon.
Adesso nella sala da biliardo c’è una macchina per il videopoker. Due vecchini le stavano seduti accanto, giocando noncuranti a ramino. Lei lampeggiava e sbriluccicava, cercando di attirare la loro attenzione.
Per ora ha vinto il ramino. Speriamo bene.