L’altro giorno ho chiamato l’Automobile Club d’Italia della città estramemente orientale che mi ha dato i natali per avere delle informazioni sul viaggio che farò in Slovenia la prossima settimana. In particolare ho chiesto se bisognava davvero tenere con sè un documento particolare: pare infatti che non sia il caso di viaggiare su una macchina che non è intestata ad uno degli occupanti, anche se è di proprietà, per esempio, della madre di uno dei passeggeri. E la madre lo sa, si intende.
“Sì, bisogna farlo”, mi dice l’impiegato.
“Capisco”, dico io. “Ma immagino sia consigliabile averlo, ma non obbligatorio…”
“Sì.”
“Quindi, diciamo, se non ce l’abbiamo dietro si rischia qualche casino…”
“Sì”, dice l’omino, “ha detto bene, si rischia. Condizionale.”
Ma forse ho capito male e si è mangiato delle parole, tipo “unapenafinoaseimesiconla”.