Sono passati cinque anni e pare una vita, ma sono tornati. Nuovo disco degli Elio e le storie tese. Senza perderci in inutili sciocchezze, elenchiamole ordinatamente, queste inutili sciocchezze. Ecco Studentessi traccia a traccia.
Dopo l’intro, inizia Plafone: il trionfo del vocoder. Antonella Ruggiero canta sotto la doccia melodie difficilissime, “perché quelle facili le san cantare tutti”, Elio nell’appartamento di sotto che presenta macchie sul plafone, minaccia casini alla successiva riunione di condominio. E già da questo primo pezzo si capisce che Zappa non è più solo una suggestione, ma un punto di partenza, ogni volta mischiato con altre cose. Qui, per esempio, ci sono quintali di progressive.
Dj Stefano (sic) introduce Ignudi tra i nudisti parte dall’eterno dilemma “mare o monti”. E in questa traccia inizia un gioco di rimandi continuo che proseguirà per tutto il disco tra canzoni del passato e le effettive tracce di Studentessi. Parlando di vacanze non si può iniziare che con “Partirò”, no? Al mare c’è afa, sui monti ci si rompe il cazzo. Soul nell’intermezzo, ma del resto la guest star del pezzo è Giorgia. Già un classicone.
Prima del brano seguente, Maurizio Crozza ci dà una buona notizia: di Toscana, a differenza di quello che diceva in Cicciput, ce n’è fin troppa. E poi parte Tristezza, che è un sillogismo. C’è chi sulle canzoni tristi si è fatto un impero: Gino Paoli, per la precisione. Però i soldi danno la felicità. Ergo bisogna regalare le canzoni sulla tristezza. Tempi composti, swing a go-go. Che si vuole di più?
E poi c’è la prima parte di Effetto memoria: seguendo le quattro stagioni, questi brevi intermezzi riprendono “Occhi del cuore”, la sigla di Boris, e parlano dell’effetto della memoria. Almeno così mi pare di ricordare. “Mi ricordo di un ricordo, spero che non me lo scordo.” La versione razionalista di “Abate cruento”. Guest star: Claudione Baglionone. Davvero.
“Heavy Samba, Heavy Samba, per tenerti sempre in gamba.” È un’insospettabile Carla Fracci (“una donna in gamba che ha ballato tanta samba”) che introduce Heavy Samba. Elio va a cena di Irene Grandi “per chiavare”, ma ha sbagliato campanello: lei non sa neanche chi sia lui. Le andrebbe anche, ma nell’altra stanza c’è il suo ragazzo che dorme, e viene svegliato dai continui “babe” urlati dalla finissima cantante. Dalla samba all’hard rock alla Led Zeppelin, tra Jobim e Bonham in una situazione che definire surreale è poco. Accendini levati in aria. Grandissima.
Un ragazzo di “Amici” parla dell’importanza di esprimersi con l’arte e della poca importanza dell’orientamento sessuale. La conclusione del ragionamento non ve la scrivo: sarebbe peggio di uno spoiler.
E parte Gargaroz, ripresa dal “Carciofon” della pubblicità del Cynar. Un groove mostruoso, grandissimo lavoro di Faso sul basso. Si passa dall’Esorcista a Lo squalo, per arrivare al vero punto della questione: a tanti bambini sono state scippate le tonsille. Questo porta alla vera conclusione: navigare su Internet cercando le tonsille tolte è difficile e potenzialmente fuorviante.
Una suite in quattro movimenti, più traccia iniziale, con i testi che discettano di gruppi death e black metal, su una musica che va dalla canzonetta swing anni ’30 alla samba, dal metal al jazz. Si tratta di Suicidio a sorpresa, dove si scopre che ascoltando al contrario le canzoni death metal al contrario, si hanno canzoni death metal. Se invece si ascoltano al contrario le canzoni black metal, “viene fuori del buonismo, una ventata d’ottimismo.” Ma alla fine il protagonista si suicida: la madre, disperata, confessa che non ha molto considerato il figlio, perché… batte.
In La lega dell’amore, un grande ritorno, quello di Claudio Bisio: intro alla Celentano, e continui rimandi a sue canzoni. Passaggi geniali a ritmo di liscio. La risposta degli Elii all’antipolitica. La canzone è conclusa dal ragazzo che in “Oratorio” si interessava di nuove tendenze di parrucchieri a Berlino: in una telefonata svela alla madre che i cowboy hanno tentato di regalare delle cose agli indiani, ma loro niente. La madre si commuove alle lacrime, e hai voglia a dirle che è un fatto storico di cento anni fa.
La canzone si chiama Indiani (A caval donando) ed è un esercizio di stile di cinque minuti sui nomi delle tribù dei nativi americani. Banjo e violino si rincorrono in entrambi i generi che attraversano questo brano: il country e il western. “Amico Navajo, fai su il calumet, con tanta pace e poco tabacco.” In chiusura compare un watusso. Così. Splendida.
Supermassiccio è un funkettone d’altri tempi: la storia fa arrivare dopo la puzza una costruzione come quella di 2001. Altro che monolite: è un buco nero supermassiccio il grande pericolo, ingoia la Terra e poi… Pulci giganti ammantate di mistero. Il tutto col commento di Guido Meda. Coretti e fiati, cassa e charleston, prostituzione maschile e Ray Harryhausen. Il tutto in cinque minuti.
Altra telefonata tra il ragazzo e sua madre: “Lavoro all’Hollywood. Ma no, mamma, non prendo le pasticche. Solo una caipirinha.” E poi Mangoni si incazza contro l’hip hop e le nuove generazioni: La risposta dell’architetto, manco a dirlo, è un rap. Con le parole censurate (tipo “geogra****mente”), spezzate. “Tua parli di stamina, io rispondo con stàminchia. E cos’era Giulio Cesare, se non un altro bro ucciso da Bru?” . Un delirio meraviglioso.
E poi il singolo Parco Sempione, in cui si parla dell’eliminazione del Bosco di Gioia, a Milano, contro la quale si sono battutti gli EELST, Rocco Tanica in primis, e migliaia di cittadini. Zappa ritorna prepotente, mischiati a tempi dispari e ritmi africani. “L’Africa avrà tanti problemi, ma di certo non quello del ritmo.” Musicalmente elaborato, è probabilmente uno dei singoli meno immediati della band. Ma anche una delle loro canzoni più belle e “politiche”. Qui lo splendido video del pezzo.
Il congresso delle parti molli è il momento in cui tutti gli organi molli del corpo decidono chi deve avere la leadership dell’organismo. Vince il buco del membro. Assolo di flauto, continuo girotondo di generi anche qua, con una netta dominanza del progressive.
In tutto il disco, però, si sente una nota malinconica. Ed è sempre lo stesso, il motivo: la mancanza di Paolo Panigada. E dopo l’assolo di sax di “Criccraccrecr”, è il momento di mettere una canzone interamente cantata da Feiez. È Single, sigla dell’omonimo programma radiofonico del 1997.
E la conclusione del disco non può che essere affidata al movimento “autunnale” di Effetto memoria, in cui Baglioni… si dimentica il testo e la melodia della canzone.
Secondo me è un grandissimo disco. No, metti che non si fosse capito…
Concordo. Gran disco. E’ meno immediato di Cicciput, ma una volta che lo si digerisce è grandioso.
^_^
io amo già gargaroz…nuova tapparella
non ho nemmeno un cd di elio e di musica ‘leggera’ in genere. da profano credo che il gruppo sia senz’ombra di dubbio di grandissima ‘attualità’. l’uso caricaturale che fanno della musica classica, e che per certi versi potrebbe sembrare di bassissima lettura reinterpretativa, è la sostanza del fare contemporaneo. tutta la band è composta da grandi musicisti. mi pare comunque che il loro modo di comporre sia estremamente ricercato anche se pecca di autocompiacimento. al di là di questo, per passare ai testi delle canzoni, mi pare che in questo si possano trovare i limiti maggiori, che finiscono per rappresentarne i pregi. ad esempio, la stupida polemica per l’abbattimento del ‘bosco di gioia’, può esser letta come una colossale ‘presa per il culo’. si sa che quel ‘bosco’, perché ci passavo ogni giorno, era un ritrovo di spacciatori, una discarica a cielo aperto dove purtroppo alcuni barboni andavano a dormire (perché circondato da mura che nascondevano), era un postaccio dove c’erano solo ratti e rifiuti sul retro e incastrato fra blocchi residenziali non poteva rappresentare un’attrattiva (men che meno potevano prevedersi soluzioni di recupero ‘socialmente favorevoli’). non si è battuto nessuno per ‘recuperare’ quello spazio e quelle piante malate. quando è intervenuta la politica per rimuovere il cadavere lasciato putrefarre dalla disattenzione civile eccoli tutti lì a berciare. questa è l’italia, e scrivere una canzone che – in quest’ottica – non è altro che un’autodenuncia all’ipocrisia del politicante che si vergogna di sé, è quanto di più anticontemporaneo ci possa essere. grazie elio.
Ciao fratello. Sono tornato. Forse. Mah. Nuoveparole riprende a vivere. Vediamo. Mi piacerebbe. Un abbraccio.
scott: vero, ma la minore accessibilità della musica degli elii è ormai qualcosa che va avanti dalla scomparsa di feyez. non so se chiamarla coincidenza.poesiainverde: secondo me gargaroz è la nuova gargaroz.anonimo: ma io mi chiedo perché quando qualcuno argomenta criticamente in questo modo non si debba firmare. e che diamine. cribbio!fratello: bentornato. daje (come già scrissi là).
Concordo sulla non immediatezza, il disco è musicalmente più “complesso” di cicciput (eccezion fatta, ovviamente, per Pagano);i riferimenti qui arrivano fino al post rock a la Tortoise. Se me lo concedi, tuttavia, mi permetto di mostrarmi stupito per la mancanza di note in merito alle citazioni degli scarrafoni: “Carry that weight”, su “Heavy Samba”, ma soprattutto “Getting Better”, ne “Il congresso delle parti molli”.
Ad ogni modo gran disco
L’avaro Signor Mostarda (il fratello di Pamela Polietilene)
meanmrmustard: c’hai raggione. è che parlare sempre di beatles… poi sembra un blog-a-tema. 🙂
bellissimo.
m.