Quando si abita in una via stretta, diventano vicini anche quelli che vivono due numeri civici più in là. Soprattutto se hanno la finestra della camera che dà sulla strada, e sono giovani e sguaiati (sto invecchiando, ‘mbè?).
Domenica ho lavorato, di mattina. E ho dormito poco la notte prima. Tornando a casa dalla radio avevo un solo desiderio: dormire, nonostante io non sia tipo da pennichella. Comunque, dopo pranzo mi sono messo a letto, intorno alle 14. Poco dopo, una voce inconfondibie mi ha svegliato, quella di Lady Gaga e della sua hit “Poker Face”. Una delle forme meno ispirate dell’arte umana occidentale delle contemporaneità. E i vicini che cantavano a squarciagola. Maledette siano le playlist: già, perché dopo Lady Gaga mi sono toccati Tiziano Ferro, Eros Ramazzotti e altri. Sempre in versione simil-karaoke. Mentre rimanevo inerte a subire, disteso sul letto, mi sono detto che questo è il Paese reale, altro che “compilazione degli Afterhours”, con tutto il rispetto.
A metà pomeriggio hanno finito, e io sono rimasto in stato catatonico per buona parte della giornata.
Cala il buio, e sale il sonno, che ormai è talmente enorme che ha un suo codice fiscale, SNN qualcosa. Ma fa caldo, e non riesco a dormire fino all’una passata. Quando finalmente sto per addormentarmi sento delle persone che, apparentemente, discutono per strada, proprio sotto la mia finestra. In realtà è solo perché non sono un tipo impressionabile che non penso che queste persone siano nella stanza di là, oppure appese su delle impalcature sulla facciata del mio palazzo. La discussione è animata, animatissima: colgo la musica, ma non le parole, se non a sprazzi. “Ci sono delle regole, e vanno rispettate”, “Questa è disonestà pura”, “Che strategia imbarazzante hai usato”. Sono loro, i miei vicini, e probabilmente stanno discutendo di politica internazionale, di strategie geoeconomiche, dei risultati del G8. Ma poi, una frase che sento distintamente mi fa comprendere la tremenda verità. “Ma scusa, il colore viene prima o dopo la scala reale?”. I deficienti stanno giocando a poker, ma con una tale animosità che pare siano su un tavolo verde alla Fiera del Bestiame di Pizzighettone, nel momento dell’asta dei tori da monta. Vanno avanti così per un paio d’ore, urlando punti e puntate e, orrore!, riproducendo i toni dei commentatori delle partite di poker alla televisione (che non ho mai visto, ma da quello che ho capito hanno bizzarramente riciclato dei giornalisti che si occupavano di wrestling, dal tono che usano).
E ripenso al Paese reale, prima di addormentarmi, finalmente, con un ultimo pensiero: se nel pomeriggio ascoltavano quella canzone di Lady Gaga e poi di sera giocavano urlando a poker, spero che la prossima volta, in controtendenza, rimangano affascinati da “Bridge over Troubled Water” e vadano a giocare a carte su un fiume.
già, si invecchia, ‘mbè?
(il paese reale. hai maledettamente ragione. o mioddio, ho davvero detto (ok, scritto, ‘mbè?) “maledettamente”. ah, ma lo lascio, che non si dica.)
(sì, per le parentesi non c’è disintossicazione che tenga)
Esprimo tutta la mia solidarietà per le vittime della violenza imposta dal Rumore Musicale Molesto (e aggiungo Coatto, in entrambi i sensi).
Segnalo un’altra situazione insostenibile: gli autobus della azienda trasporti di Modena. Ogni mattina (uouo) ed ogni sera (uouo) mi devo sottoporre a una dose di venti minuti di iniezione acustica di pura spazzatura musicale e pubblicitaria che esce dalle radio dei bus sintonizzate a volume massimo su emittenti improponibili per il livello “culturale” che offrono.
Io che cerco un angolino di relax, soprattutto mattutino, quando sei appena sveglio e ti devi preparare spiritualmente ad affrontare una lunga giornata di lavoro, magari vuoi goderti il piacere di una lettura, della Tua musica infilata lecitamente nei tuoi auricolari… e invece… ahimè.
Chiara
emme: sì, per le parentesi… mbè? 🙂chiara: anche in qualche autobus di bologna c’è la musica, ma è veramente raro. soluzione? auricolari con musica a palla di fuoco. eh, che ci vuoi fare…
cavolo ti capisco. Io ho vicini che ascoltano di continuo de andrè. dirai, meglio di Lady Gaga. Sarò, ma io non lo sopporto più, non lo riesco più a sentire.
no, no, capisco bene. è la ripetizione continua che ammazza.