Dagli archivi: alt-J – This Is All Yours
alt-J – This Is All Yours (Infectious)
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Il secondo disco è sempre difficile: se il primo vince premi ovunque e i suoi brani vengono usati nei promo della BBC; se arriva (dopo l’acclamazione) l’ovvio boomerang critico mentre supera il milione di copie vendute, e se (poco prima dell’inizio del lavoro sulle nuove canzoni) uno dei membri fondatori esce dalla band, ecco che il secondo disco può diventare più che difficile. Eppure gli alt-J rimangono quasi all’altezza del debutto, apertamente richiamato da This Is All Yours.
Ci sono canzoni più acustiche e semplici (alcune gradevoli, come “Choices Kingdom”, altre meno, come “Garden of England”) e pezzi più corposi (un singolo riuscitissimo, “Every Other Freckle”, e uno evitabile come “Left Hand Free”; il terzo, “Hunger of the Pine”, sta nel mezzo). A una “Intro” davvero notevole, giocata su strati di voci, segue un dittico legato a Nara, città sacra del Giappone nota anche per i cervi che liberamente vi pascolano: “To Be a Deer in Nara”, cantano gli alt-J, suggerendoci un’immagine interessante.
La visione di un cervo a Nara, infatti, è una stupefacente normalità come la loro musica. Tra indie, folk ed elettronica, i brani della band di Leeds sembrano “normali” eppure non lo sono del tutto. L’uso intelligente delle parole (spesso sensuali, corporee, terrene) e certi arrangiamenti e suoni spostano la forma pop in un altrove ancora in via di definizione. Noi abbiamo fiducia: nel frattempo godiamo di quello che ci offrono.
Recensione pubblicata originariamente sul numero di ottobre 2014 de Il Mucchio Selvaggio