Scott Walker and Sunn O)))  – Soused (4AD)
8,5

Tonight my assistant will pass among you. His cap will be empty. The most intimate, personal choices and requests central to your personal autonomy will be sung”: Soused si chiude con queste parole, contenute in “Lullaby”, già scritta per Ute Lemper. Siamo spettatori paralizzati da uno spettacolo di magia, spesso nerissima, che rapisce i sensi fino a scuoterci nel profondo; sul palco il gran mago Walker e i suoi due assistenti incappucciati. Il trio si sarebbe dovuto già incontrare per Monoliths and Dimensions, ultimo album firmato da Stephen O’Malley e Greg Anderson, che volevano la voce inconfondibile dell’ex pop star per “Alice”. Qualche anno dopo Walker li ha chiamati per arrangiare e suonare questi cinque lunghissimi pezzi che seguono quel gioiello di Bish Bosch.

Il risultato è sorprendente perché Soused contiene la musica più accessibile prodotta negli ultimi anni dai tre. Evitiamo fraintendimenti: questo è un disco minaccioso, oscuro, pesante, violento, difficile, che unisce il lirismo straziante di Scott Walker ai muri di suono e ai rumori dei Sunn O))); come se non bastasse aggiunge alla tavolozza sonora moog, fruste, sveglie digitali, altri suoni indecifrabili ma “reali” e strati di effetti. Tutto è finalizzato a una perfetta costruzione spaziale del suono per un album che unisce la fisicità di un live del duo statunitense all’incredibile perizia che Walker dimostra da anni nello stravolgere e superare il concetto di canzone, dal punto di vista lirico, melodico e armonico. Il contributo dei Sunn O))) è in questo senso perfetto: riveriscono Walker e si adattano alla sua visione artistica, innalzandola e senza compromettersi. Un miracolo? No, semplicemente uno dei dischi più stupefacenti di questo 2014.

Recensione pubblicata originariamente sul numero di dicembre 2014 de Il Mucchio Selvaggio