Matthew E. White – Fresh Blood (Domino)

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Tre anni dopo Big Inner, Matthew E. White ci regala un altro bel disco: Fresh Blood è più pensato del debutto, ogni brano è lavorato finemente e arrangiato con gusto. Ciononostante il nuovo lavoro del musicista di Richmond non suona laccato o falso: rischi che poteva correre ognuna di queste dieci tracce che si muovono tra americana, soul e r’n’b, con pochissima elettricità e senza un briciolo di elettronica. In fondo, ogni disco che mostra chiaramente quali siano i suoi antenati (l’albero di famiglia è ben rappresentato in dieci ore dalla splendida raccolta Atlantic Rhythm & Blues) può risultare una goffa imitazione del passato. White e i suoi musicisti (la house band dell’etichetta, Trey Pollard, Cameron Ralston e Pinson Chanselle) invece ci credono davvero, dimostrano la maturità raggiunta insieme e usano sapientemente ogni singolo elemento di ogni canzone, dalle dinamiche alle partiture per archi, dai raddoppi delle voci alle linee di basso, per creare una narrazione fluida e coesa.

Dall’apertura con “Take Care My Baby”, in cui la voce di White mormora incerta parallelamente al lento entrare degli strumenti (archi e fiati, oltre a piano, basso, chitarra e batteria: gli ingredienti sono questi), fino alla chiusura con il rhythm and blues classico e gentile di “Love Is Deep”, l’album regala momenti più divertenti (il singolo “Rock and Roll Is Cold”), altri più scuri (“Holy Moly”), sposando un soul orchestrale che si concede precise punte di elettricità, come in “Tranquillity”, uno dei pezzi chiave del disco. Sembra di esplorare le stanze di una casa, che, com’era accaduto nell’esordio, ci ricorda quella che sembra dischiudersi all’ascoltatore di What’s Going On di Marvin Gaye: una casa che odora di legno e polvere, tra le cui solide pareti si parla più d’amore che di politica. I tempi sono cambiati, del resto, ma il presente, se ci offre dischi del genere, non è poi così male.