allergia

Riassunto delle puntate precedenti

Ah, però. È qualche giorno che non scrivo più, ma lo stesso i contatti aumentano. E la cosa non può che farmi piacere.
Anche se non avevo un collegamento internet, però, ho scritto lo stesso, e tanto. Adesso sono a Bologna di nuovo. Non so ancora nulla. Per il momento mi guardo intorno. E mi accorgo che la città si sta risvegliando. Qui sotto, qualche altra mia parola dei giorni passati.
La sua famiglia e i suoi animali (24 agosto 2003)
Va bene, A Day in the Life è un diario urbano, c’è anche scritto lassù in alto. Ma insomma, mi trovo in campagna adesso. Nella casa del padre della mia cara amica, e di sua moglie (del padre, non della cara amica). Una casa immersa nel verde in Toscana (ma non quella Toscana alla quale voi forse state pensando, quella dove abita Sting e altri personaggi più o meno famosi e dove ci sono solo “ibeicasalidellacampagnatoscana”) con un giardino grande grande e le stanze belle e luminose. Animali presenti: tre cani, di cui uno enorme, ma non se ne rende conto. Quando ottanta chili di cane si comportano come un cucciolo, beh, non è facile. Per ora uso il metodo Montessori, poi vediamo. Un pappagallo. Ecco. Stamattina scendo a fare colazione e vedo a tavola il ragazzo della mia amica, il padre della mia amica e sua moglie. Appoggiato sulla sedia di quest’ultima, il pappagallo, che fa colazione con noi. Lei inzuppa dei biscotti nel latte e glieli passa. Lui li prende con la zampa e li sgranocchia guardandosi intorno. Parteciperebbe alla conversazione, ma forse non gli interessa più di tanto. Andiamo avanti. Tre gatti. Uno di questi è un persiano. Che oggi mi si è messo in grembo. Automaticamente ho iniziato a carezzarlo, e sia io che lui non ci siamo curati della mia allergia al pelo felino. Poi ho smesso. E lui mi ha iniziato a battere sulla pancia con la zampa, affinché ricominciassi. Ogni volta che smettevo, lui mi chiedeva di ricominciare. Ad un certo punto io non l’ho più carezzato e lui, dopo un po’, se n’è andato, con l’aria scocciata. Ci sono anche tre conigli, che ancora non ho visto, una gazza e un altro uccellino.
Anche se è la prima volta che vengo qua mi sento a casa. Non so come spiegarlo, non è solo dovuto all’affetto dei miei ospiti. Si tratta di qualcosa di più profondo, che si manifesta e si palesa soltanto poche volte, in maniera strana. In questo caso è stato anche l’odore delle lenzuola, familiare, a farmi stare bene.
Pioggia (25 agosto 2003)
Il pappagallo sembra vagamente depresso, oggi. Lo vedo oltre la finestra, nella sua gabbia. Si guarda intorno annoiato. Mi sono chiesto spesso cosa pensano i cani, in generale, quando non corrono, saltano, abbaiano, mangiano, dormono. In questa casa, dove di animali ce ne sono tanti, il pensiero si è esteso, ovviamente, ad altre specie. Quindi mi chiedo a cosa pensi il pappagallo in questo momento. La mia amica mi ha confermato che i pappagalli sono molto intelligenti. E che questo pappagallo, ora dedito alla pulizia personale, parla.
Strana quest’estate, quasi stereotipica. Ho visto i delfini saltare nel mare. E a un metro da me, c’è un pappagallo che parla, o meglio che potrebbe parlare, ma non ha niente da dire. Immaginatelo, questo pappagallo, non posso mostrarvelo. Immaginatevelo, e, per una volta, lasciatevi andare allo stereotipo. Parla, è verde e sta appollaiato sulla spalla della sua padrona.
I delfini saltano nell’acqua, i pappagalli parlano.
Ma i cani a cosa pensano? In questo momento credo che le specie viventi intorno a me siano semplicemente accomunate da un desiderio di pioggia. O quanto meno mi piace crederlo.

Di |2003-08-27T14:48:00+02:0027 Agosto 2003|Categorie: I Am The Walrus, There's A Place|Tag: , , , , , , , , , |2 Commenti
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