fotoblog

2.0

E quindi, per la prima volta dal gennaio di quest’anno (escludendo la pausa di agosto) non ho postato quotidianamente sul blog, anche perché ero impegnato a rimetterlo a posto.
Più di novecento articoli non sono uno scherzo, né dal punto di vista del tempo speso (in un frangente della mia vita in cui il lavoro mi ha letteralmente sommerso), né per quanto riguarda l’impatto psicologico di rileggersi interamente otto anni di post (per taggarli, associarli a categorie, eccetera) in ordine cronologico. Mi sono ovviamente divertito, arrabbiato, compatito, criticato e preso per il culo.

Ed è stato trasferito e salvato anche quello che chiamavo (ed è) “L’inutile fotoblog di A Day in the Life”: da Splinder è passato a Flickr. E anche il lavoro fatto su quel centinaio di foto è stato stimolante, dal punto di vista emotivo e psicologico. Mi sono accorto di fare una nuova psicanalisi (dopo le parole, usando le immagini) quando ho notato che, mentre mettevo a posto le foto, l’ora di lavoro era in realtà di cinquanta minuti e costava tantissimo.

Il tutto è accaduto in un periodo per certi versi logorante e di sicuro denso di cambiamenti dal microscopico all’internazionale; talmente esagitato che, se oggi fosse il 20 dicembre 2012, starei leggendo da un pezzo La religione Maya for Dummies, sottotitolo: “Un dio vale l’altro, ma intanto salvati il culo”. E invece no: tutto ciò è solo la preparazione per un anno che ci vedrà saltare come pop corn in una padella, ne sono certo. Speriamo almeno che, dopo, il film sia decente.

Comunque, ora posso dirlo, ecco a voi il nuovo blog. Oltre al solito profluvio di parole più o meno inutili e senza senso, ci troverete le interviste fatte nelle vecchie trasmissioni Sparring Partner e Monolocane e altro materiale audio.
Adesso si ricomincia cercando di essere un po’ più leggeri e sfrontati degli ultimi tempi. Ero più divertente, a metà anni 2000, ammettiamolo. Ma avevo un gusto pessimo nello scegliere le immagini da associare ai post. La nuova scelta stilistica (che attende i vostri pareri) è all’insegna della sobrietà e della maggiore qualità rispetto alla quantità. Insomma: una foto per post, anche non tutti i giorni, però un po’ di sostanza, per dio.

E comincio, quindi, contraddicendomi. Foto a parte.

C'ha detto bbene

Giovedì scorso, in stazione, ho acceso una sigaretta mentre aspettavo il treno, che continuava ad accumulare ritardo. Ho tenuto il mozzicone tra le dita e l’ho lanciato con perizia con un colpo del dito medio. La cicca ha descritto una traiettoria piuttosto tesa ed è andata a finire esattamente sul binario, in bilico, senza muoversi, ad un paio di metri da dov’ero. Sono rimasto allibito a guardarla, pensando a cosa quell’evento avrebbe potuto significare. Insomma, che uno lanci con una certa forza un mozzicone di sigaretta sui binari, e che questo rimanga in bilico sul binario stesso (la cui sezione non è piatta) non è cosa comune. Pensando alla probabilità che quest’evento accadesse, mi sono detto che avrei dovuto subito giocare al Superenalotto. In quel momento è arrivato il treno e ha portato via il mozzicone dalla sua situazione di magico equilibrio.
In viaggio verso Roma ho pensato a quell’episodio de Ai confini della realtà che si intitola “A Penny for your Thoughts”, praticamente la storia di uno che lancia una monetina al ragazzo dei giornali, per strada, e questa rimane in piedi, in verticale. Da quel momento il protagonista del telefilm ha il potere di sentire tutti i pensieri degli altri (“I pensieri degli altri” è proprio il titolo italiano). Le persone intorno a me leggevano: Il Giornale, Intimità della famiglia (che esiste ancora e lotta insieme a noi), Libero e Gente. Io, per fortuna, non avevo alcun potere telepatico.
Ho anche pensato che la cosa del mozzicone sul binario poteva voler dire qualcosa sulla Notte Bianca, il cui ricordo della passata edizione ancora è ben impresso. Ho quindi immaginato, per la notte di sabato, possibili inondazioni, le cavallette, una tempesta radioattiva.

Invece no.
Quando io e il mio fratello di parole siamo tornati a casa stamattina alle sette, c’era l’elettricità, e durante la notte non era caduta neanche una goccia d’acqua.
Sarà solo per questo che mi sono divertito di meno?

P.S. (che sta per “pazzesco squallore”) Ho finalmente comprato una macchina fotografica digitale. E siccome non ho un cacchio da fare, apro un fotoblog, che si chiamerà “A Pic in the Life”. Come frase sotto ci sarà, al posto della citazione lennoniana, “Well I just had to laugh / I saw the photograph”. A fianco del titolo “Il fotoblog di A Day in the Life”. Tutto questo lavoro testuale e di contenuti è stato fatto da un team della Bocconi che ho profumatamente pagato. Ma non mi è stato dato alcun template, quindi proponetemene uno voi, che siete bravi con l’html, ispirandovi a questo. Non oso chiederlo direttamente alla mia webmaster, che è stata sì brava a creare questo candido e arioso ambiente in cui ogni tanto scorrazzate. Vi pagherei, per farlo, se non avessi dato tutto ai signori della nota università meneghina. Ma in cambio avrete la mia stima, la mia gratitudine, e altre cose inutili, come un link e un paio di Gmail. E vi offro una pizza, dai. Almeno quella si mangia.

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