Il dottor Kildasl

Sapete, ci sono gli ipocondriaci. E ci sono anche le persone che vanno dal medico per ogni minimo sentore di un’eventuale possibiltà che esso sia segnale di malanno, probabilmente incurabile.
Io ho una sola perversione: il medico di base.
Da quando ce l’ho qui a Bologna, l’ho sempre scelto attraverso un unico criterio: la prossimità al domicilio. Avendo recentemente traslocato, come i miei piccoli lettori sanno, ho superato me stesso. Ho cambiato medico di base, nonostante il fatto che il dottore che avevo prima distava qualche metro dalla mia vecchia casa: adesso il mio medico di base abita davanti a casa mia. La prossima mossa sarà trasferirmi a casa di un medico di base.
Ma insomma, ieri sono andato per la prima volta dal dottor F. La scusa era la prescrizione di alcuni antistaminici, visto che quelli che prendo adesso non mi fanno niente, anche se non li taglio. In realtà la mia idea era quella di farmi conoscere dal mio nuovo medico, e di conoscere lui.
Esco di casa baldanzoso, faccio due passi due e sono di fronte alla porta del medico. “Mitico”, penso. Mi giro e vedo un’altra persona già in fila in strada. “Doh”, penso. “È in fila per il dottore?”, chiedo. “Sì”, dice l’omino. E rimane praticamente immobile sul posto, ma muovendosi continuamente in uno spazio di un metro quadro. Spero che non marchi il territorio con una pisciatina, quand’ecco che arriva il medico.
Un bel medico, sapete, di quelli che ti danno fiducia appena li vedi, una di quelle facce che non ti dispiacerebbe fosse l’ultima cosa da vedere prima che l’anestesista combini un casino e ti mandi all’altro mondo. Uno di quelli che sicuramente hanno molte donne belle tra la clientela. Donne belle, ipocondriache e con tendenze alla ninfomania. Un mix perfetto per un Dottore. Dottore che saluta, e ci apre la porta dello studio.
Ora, ogni studio medico ha le sue particolarità. Quello del mio medico ha le poltrone comodissime, e diverse prove da superare. Intanto il dottore dice di prendere un numerino. Io sono il due, subito dopo i signore già in coda che, ovviamente, rimane in piedi. E continua a muoversi. Arrivano altre persone, e qualcuna inizia a sfogliare un misterioso quaderno verde, appeso ad un muro. Mi chiedo cosa ci sia. Altri strani sistemi di prenotazione? La collezione privata di radiografie dei pazienti del dottore? Ricette?
Intanto pare che nessuno sappia dei numerini da prendere. Non si scatena una rissa grazie ad un signore che prende il comando e dà gli ordini, distribuendo e ridistribuendo i cartoncini. Io decido di tenere il mio tra la gengiva e la guancia. Immune da perquisizioni.
Finalmente tocca a me. Sono emozionato. Incontrerò il mio nuovo Dottore, l’uomo che mi prescriverà fantasiose medicine inutili, che mi ausculterà e che mi farà andare a fare le terme. Se mai ne avessi bisogno.
Entro, mi siedo, buongiorno, no, sono nuovo, ecco perché non mi ha mai visto. Noto che è giovane e ha una perfetta barba da medico. Terrorizzato gli chiedo come funzioni il quaderno verde. Già mi immagino di essere sbattuto fuori, con una voce che riecheggia nella sala d’attesa “Non ha guardato il quaderno verde”, e i pazienti abituali del medico che mi indicano e ridono di me. Invece mi spiega che è “per i fornitori”. Sul momento penso di dover rispondere come “Sono stato anche io un fornitore, a Lubecca, nel ’46”, di ricevere la merce in una ventiquattrore e andarmene, invece sto zitto.
E arriva la domanda.
“Dove abita?”
“Proprio qui di fronte”, faccio io, accendendomi un sigaro cubano e ondeggiando le sopracciglia.
Non sembra particolarmente colpito. Mi chiede il numero preciso, inserisce i miei dati nel computer e mi chiede: “Beh, mi dica.”
Ma come mi dica. Ma come? E una visita? Un’anamnesina? E se avessi una gamba di legno? Incidenti gravi, malattie in famiglia, niente? Niente. Non mi chiede neanche l’età, ha visto tutto sulla mia tessera sanitaria. Penso che se me la dovesse chiedere, con una mossa repentina mi solleverei la maglietta sulla schiena e direi trentatré. Ma non succede nulla.

Alla fine mi prescrive un antistaminico nuovo. Tenta di sollevare la mia evidente delusione descrivendomi la molecola della medicina che prenderò. Me ne parla con voce ferma e sicura. Ma si vede che, fondamentalmente, il dottor Kildasl se ne fotte.

P.S. Non c’entra nulla, ma stasera a Monolocane ci sono in premio dei pass per il Biografilmfestival. Ascoltatevill’.

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