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Neighbours 2

Mi piacerebbe rimandarvi alla prima puntata della saga, ma purtroppo sono una schiappa con la gestione del template e non ho i permalinks.

“Francesco, ma come parli?”. “Ehilà, mamma”. Imbarazzo. “Che hai detto? Templi? Permanente?” “Ma no, parlavo del templeit che è il modello del mio blog, e che non ha dei link sull’ora. Cioè, quando posto qualcosa…”. Mia madre inizia a diventare terrea. “Ti continui a fare le canne?” “Mamma, ma che c’entrano le canne” “Magari ti ubriachi ogni sera, lì, sul templeit”. “Mamma…” “Che è blog? Ma non era ‘Blob’? Ti piaceva tanto!” “Ma lo guardo ancora e mi piace. Sto parlando di blog, una specie di diario…””Se ti fai la permanente, secondo me, stai male”. Mi arrendo. Ma datemi una mano con i permalinks. Io nel frattempo spiego a mia madre di che si tratta.

Nella mia casetta, al piano di sotto, proprio sotto di me, abita un geometra. O meglio, ha lo studio un geometra. Anche se una domenica mattina l’ho sorpreso sulla porta, un po’ assonnato, in maglietta e boxer. “Amore sul tecnigrafo”. Insomma, il geometra ha la finestra di una parte del suo studio proprio sul pozzo luce dove si affaccia la finestra di camera mia. Questo vuol dire che, per esempio, d’estate, quando abbiamo tutti e due le finestre aperte, è meglio che io non tenga la musica troppo alta. All’inizio per dirmi di abbassare fischiava, e io abbaiavo, di conseguenza. Poi ci siamo conosciuti meglio. E adesso prima fischia, poi dice il mio nome. Io abbaio, ma se me lo chiede gli porgo la zampa. Progressi. Questione di addestramento.

Ho conosciuto il geometra del piano di sotto perché lui, anche se non conta niente, era l’amministratore del condominio. Quindi lui sa e può. Ha una specie di carica onoraria, che ne so, come gli ex-presidenti della Repubblica che diventano poi senatori a vita. Avevo una bicicletta. E la mettevo nel cortiletto del palazzo. Lui mi ha detto che non si poteva, citandomi una delibera condominiale. Io un po’ ho insistito. Lui anche. “Che gliene frega?” pensavo. Ma sarebbe come dire che gli frega dell’Italia a… Esempio sbagliato. Scusate. Insomma, l’ho messa fuori, la bici. E me l’hanno rubata. Ce l’ho avuta con lui, per un po’. Ho pensato di tenere la musica a tutto volume quando cavolo mi pareva a me. Per un po’ l’ho fatto, ma lui si ad un certo punto si è rifiutato di darmi l’osso-di-gomma-che-ne-vado-pazzo. Quindi ho smesso.

Il geometra del piano di sotto ha una strana caratteristica. Quando parla al telefono aumenta automaticamente il tono di voce. Ora, il mio squallido tenore di vita fa sì che, quando lui (e il resto del mondo sul fuso di Greenwich+1) inizia a lavorare, io sia in piena fase REM. E lui, una delle prime cose che fa, è telefonare. Quindi io mi sveglio regolarmente con le sue telefonate. Una delle ultime è andata così. Giuro.

“Pronto, Sandro, ciao, sono M. Bene, bene, tu? Sei tornato, eh? Anche io. No, bene. Senti, Sandro, mi hai fatto quella richiesta? Come… Ma no, Sandro, te l’avevo detto prima delle vacanze, Sandro. Ma Sandro, come. Ma Sandro, non l’hai fatta. Ma come, non te l’ho dett… Mosocc’ ma non… Sandro. Sì che. Sandro. Sandro. Io. Ma no, figurati se me lo sono dimenticato, Sandro. Ma la rich. Sandro, non mi fare. Sandro te l’ho detto prima delle vacanze, figurati se. Sandro. Sandro. No, mi serve oggi, Sandro, che figura ci faccio, Sandro? Ma stai scherzando? Ma secondo te io. Sandro, sto perdendo la. Cosa? No, facciamo. Sandro. Sandro. Domani? Ma mi serve oggi, soccSandro. Te l’avevo chiesto, mi ricordo benissimo. No, alle dodici. Passo io, Sandro. Va bene Sandro. Ciao.” Socc.

Insomma, sono cose che traumatizzano. Ma poi mi sono riaddormentato. Indovinate che ho sognato? No, non Sandro. Ho sognato Filippa Lagerbach e Tori Amos che litigavano perché erano entrambe innamorate di me. Uno dei miei sogni erotici preferiti.

Neighbours

Parliamone. Parliamo di vicini di casa, del mio vicino di casa. Ma prima vi devo dire qualcosa su casa mia. Una casa vecchia, nel centro di Bologna, con una caratteristica architettonica chiamata pozzo luce. Il pozzo luce ha la capacità di conservare suoni e rumori in maniera pressoché perfetta. Neanche in un auditorium c’è un’acustica così perfetta. Questo vuol dire che le stanze del mio palazzo che si affacciano sul pozzo luce sono praticamente comunicanti. Indovinate dove si affaccia la mia stanzetta?

Prima il vicino dell’ultimo piano aveva una donna. Lui voleva fare l’amore con lei, lei un po’ meno. Lui emetteva dei peti, lei schifata gli diceva di andare in bagno a fare certe cose (eh lo so, ma questo non è niente: un giorno vi racconto delle pornovicine…). Lei l’ha lasciato. E per fortuna. Aveva una voce insopportabile. Non l’avevo mai vista, poi ci siamo incrociati sulle scale. Ho capito che era lei dalla voce, appunto. Ed era veramente carina. Ma con quella voce… E poi di mattina non si perdeva una replica del “Maurizio Costanzo Show”. E io, che di solito la mattina dormo, venivo svegliato dall’orchestra di Demo Morselli. Poi dici che uno inizia male la giornata…

Il mio vicino del piano di sopra lavora in un noto locale del centro di Bologna. Essendo un “notolocale”, la musica che c’è è di bassa qualità. Ho sempre pensato che quando uno fa un lavoro pesante come quello del barista in un locale comunque abbastanza affollato e deve sentire quella musica per ore e ore, quando torna a casa di certo non si mette a spillare birra e a servire cocktail. E che ne so, magari ascolta Debussy (che idea romantica di barista, eh?). Lui no. Lui non spilla birre e non prepara cocktail, ma ascolta musica peggiore.

Lo sapete, lo potete vedere là sotto. Ieri sono andato a letto verso le quattro e mezzo. Oggi sono stato svegliato da un “tunz tunz” e dal peggio dell’r’n’b esistente alle ore undici. Dopo quindici minuti la musica si è abbassata e lui ha iniziato a smartellare sul muro. Insomma ho deciso di alzarmi e, mormorando maledizioni in azteco (non lo fate mai?), sono andato a fare colazione. Arrivo in cucina e mi dico: “Ma qui non si sente niente”. Finisco di fare colazione, torno in camera mia e, effettivamente, pare che la musica abbia smesso. Torno in camera e non sento neanche più lo smartellamento. Quindi mi rimetto a letto. Non appena il mio corpo inizia placidamente a sprofondare nel materasso, ricomincia la musica. Sempre peggio. Io non so dove la trovi, quella musica. Il mio cervello ha iniziato a formulare scherzi atroci ai danni del vicino, tipo scotch attaccato al campanello, buste di antrace, eccetera. Poi ho pensato che potrebbe rispondere al fuoco con degli squassanti peti. O magari, un giorno, servirmi un gin tonic fatto male. Quindi ho deciso di lasciar perdere e sopportare.

Buona domenica a tutti.

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