Tensioni

E così ieri, alle 8, torno a casa e penso: “Ma dai, facciamo una bella lavatrice, come le so fare io”. Mi piace un sacco fare le lavatrici. Carico, metto il detersivo, guardo che non siano rimasti dei calzini in giro, sento un calzino ridere sotto il letto, lo cerco, non lo trovo, lo minaccio, si arrende, regolo la temperatura, il programma, premo “start” e mi rimetto al computer. Tempo due minuti scarsi e poff. Computer spento, io al buio, è saltata la corrente. Il calzino agonizza, immerso per metà nella lavatrice, io impreco, cerco la torcia, la trovo. Penso: “C’è forse il forno acceso? No. C’è forse una stufa elettrica accesa? No, non la possiedo. Qualcuno ha abusivamente collegato delle luci natalizie al mio contatore? Chissà.” Faccio finta che non sia successo niente, scendo due piani di scale, riattacco il contatore, risalgo due piani di scale, riaccendo la lavatrice.
Un minuto.
Aripoff.
Questo accade altre tre volte, con varie pause nel mezzo. Nel frattempo s’è fatta una certa ora, ma io ci riprovo. Senza biancheria la lavatrice regge. Rimetto la biancheria zuppa nella lavatrice, la faccio ripartire. Poff.
Prima di andare a letto, da vero malato di mente, chiedo aiuto alla rete, digitando su Google le parole “lavatrice salta corrente”. Il primo risultato è questo qua. Leggo il post e, disperato, mando una mail alla tenutaria del blog, che ho incontrato una volta e con la quale abbiamo parlato di cinema per un po’, prima di capire che non potremo mai andare al cinema insieme. Mi sono quindi messo, quella sera, a parlare di fumetti horror con i due suoi amici.
Vado a letto e sogno di passare i miei giorni attaccato alla cornetta di vari call center, con la mia lavatrice che, autonomamente, si accende e fa saltare la luce in tutto il palazzo.

Oggi mi sveglio vagamente più intelligente e decido di fare una prova: accendo il forno. Poff. Salta la corrente. Quindi non è la lavatrice. Quindi devo chiamare l’Enel. Quindi è esattamente come descritto nel post di cui sopra. Mi asciugo le lacrime e chiamo il centro guasti dell’azienda.
Scopro che il numero verde del centro guasti non prevede voci umane, ma solo frasi preregistrate, e serve solo se:
– c’è una guerra nucleare e ci sono interi quartieri senza luce: comunque ti dicono che “il servizio verrà riattivato a breve”;
– c’è un essere umano che sta friggendo attaccato ad una presa di corrente;
– è in atto un attacco terroristico.
La telefonata viene conclusa dall’elenco di tutte le zone di Bologna e provincia in cui c’è qualche problema elettrico. Ovunque, nella città, tranne che nella mia zona. Cambio tattica: farei qualsiasi cosa per parlare con un essere umano. Chiamo quindi il numero verde dell’Enel, fingendo di voler cambiare contratto.
Appena sento una voce femminile, confesso tutto. La gentilissima operatrice mi dice che non ho pagato una bolletta che scadeva il 2 ottobre. Bolletta che non ho mai vista, perché è stata mandata all’indirizzo della mia casa vecchia.

(E allora penso a quel deficiente che abita dove abitavo io. “Ehi, una lettera per il precedente inquilino. Enel. Che sarà? Ente Nazionale degli Enti Locali? Pubblicità? Nell’incertezza la butto.”)

L’operatrice inizia a darmi le indicazioni per riparare al misfatto, ad una velocità supersonica. “Un attimo che prendo carta e penna”, dico io. Dopo quindici secondi di silenzio, l’operatrice Enel sbotta: “Oh, allora, l’ha presa la carta e la penna?”
Le ho mangiato la faccia, letteralmente. Un po’ mi sono pentito, perché in effetti il servizio dell’Enel è davvero sempre celere. Eh, che volete, ero nervosetto.

Esco di casa alle ore nove. Ho una riunione in radio alle nove e trenta, ma prima devo pagare la bolletta. Ovviamente quando il mio numero si illumina sopra uno sportello dell’ufficio postale vicino a casa, l’impiegata si alza e se ne va. Colite? Pausa sigaretta?
Arrivo in prossimità della fermata dell’autobus e mi passano due 13 davanti. Sono già in abbondante ritardo, ma, attenzione, non sono così sfortunato. Uno è lì che aspetta. Ci salgo sopra tutto contento. Dopo cinquecento metri si rompe. Arrivo in radio alle 10. Non c’è stata alcuna riunione, i problemi sono ben altri: la rete interna è andata, completamente.

A parte questo, tutto bene, grazie.