Daydreaming

I concerti dei Sonic Youth sono una delle poche certezze della mia vita: come i film di Woody Allen, i Peanuts, il rapporto qualità prezzo della birra Moretti. Tanto per mischiare cose diverse.
Li ho visti per la prima volta nel 1998, e poi in tante altre occasioni, e sono sempre stati grandiosi. La data di ieri a Ferrara è stata qualcosa in più, però. Sentire Daydream Nation suonato tutto insieme, dall’inizio alla fine, è stato entusiasmante. E ancora mi meraviglia il fatto che le canzoni dei Sonic Youth, ruvide, difficili e respingenti all’apparenza siano stampate nella mia testa. Si agganciano ai neuroni perché sono, alla base, pop (rock), base su cui poi ci stanno tutte le influenze no-wave, jazz e sperimentali che la band ha costruito in venticinque anni e passa di carriera.
E tutto questo si nota ancora di più in un disco fondamentale come Daydream Nation, in cui la tempesta elettrica di “Eric’s Trip” si mischia con il refrain pop di “Silver Rocket”, e viene da canticchiare ogni pezzo, e si smette di battere il tempo col piede solo nelle code di feedback di ogni pezzo, per poi riprendere a tempo con Steve Shelley.
Ma dicevo, la serata di ieri: tutto Daydream Nation, e poi dei bis, in cui Kim Gordon ha lasciato il basso a… Mark Ibold, il bassista dei Pavement. E Kim Gordon ha ballato, roteato su se stessa e percorso il palco in lungo e in largo come non l’avevo mai vista fare. E ho capito, ancora una volta, il segreto di questi 50enni e passa: amano davvero la musica e si divertono a farla, prima di ogni altra cosa.

Insomma, Sonic Youth: di nome e di fatto, ancora una volta. Che meraviglia.

Sonic Youth performing Daydream Nation – Piazza Castello, Ferrara, 06.07.07. Setlist:
Daydream Nation – Reena – Incinerate – Jams Run Free – Or – What a Waste