the acid

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The Acid – Liminal (Infectious Records), 7 luglio 2014

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Il segreto è stato svelato dopo l’uscita dell’ep che ha preceduto questo album di debutto: ormai si sa che dietro a The Acid ci sono Ry X (alla voce, spesso sussurrata, tra il confidenziale e l’inquietante, autore di un buon ep, Berlin), Adam Freeland (quello di “We Want Your Soul”) e Steve Nalepa (professore di “music technology” e compositore lui stesso, recentemente definito da LA Weekly come “the professor of party”). Potrebbe sembrare i tre siano stati messi apposta insieme in un’operazione quasi da reality: ma la Infectious non è una major e i tempi di certo non sono adatti a trovate del genere.

Certo, la ricerca dei suoni, dei beat, la commistione à la alt-J (non a caso compagni di etichetta) di elettronica e analogica, il vocoder e l’autotune sdoganati da James Blake che ritornano… Insomma, il sospetto che si tratti di qualcosa costruito a tavolino c’è, ma c’è anche la buona musica del trio, che forse non supererà la prova del decennio, ma che per ora è qualcosa di interessante da ascoltare. La chitarra acustica si scambia con i synth nel ruolo da protagonista di alcuni brani (“RA” e “Basic Instinct”), la voce di Ry X si moltiplica in “Red” e i pezzi (spesso cupi e misteriosi) sono sporcati da rumori e ruvidezze, come in “Ghost”. Un debutto forse per gioco, che magari non avrà seguito, d’accordo: ma intanto perché non goderne?

Recensione pubblicata originariamente sul numero di luglio 2014 de Il Mucchio Selvaggio

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