Dagli archivi: The Experimental Tropic Blues Band – The Belgians
The Experimental Tropic Blues Band – The Belgians (Jauneorange)
6,5
I membri della band disegnati di tre quarti, nello stile iconografico sovietico; intorno, pugni chiusi, raggi di sol dell’avvenir e… l’Atomium, il Manneken-Pis, birra, galli, cozze e patatine fritte. La copertina di The Belgians riassume lo spirito del quarto album del trio di Liegi: Dirty Coq e Boogie Snake (chitarre e voci) e Devil D’Inferno (batteria) costruiscono un disco a tema sul loro popolo: si comincia, come da copione, con l’inno nazionale (“La Brabançonne”) stravolto da elettricità e distorsioni (ma non siamo dalle parti dell’illustre precedente hendrixiano), si finisce con la cupa ed elettronica “Belgians Don’t Cry”. In mezzo canzoni che, tra rock’n’roll, garage e surf, parlano (male) del Paese “grande quanto un coriandolo” (cito dal comunicato stampa) e dei suoi abitanti.
L’Experimental Tropic Blues Band non fa sconti: racconta di uomini soli che si vomitano addosso nel sonno (“Belgian Hero”), del senso di impotenza nazionale (“Belgian Frustration”) e di una diffusa (tossico)dipendenza (“Weird”), fino ad avventurarsi in territori pericolosissimi, come nella ballatona folk “She Could Be My Daughter”. Non sempre focalizzato nei testi e talvolta appesantito da qualche lungaggine, The Belgians rimane un disco per lo più piacevole, che promuoviamo senza dubbio, tant’è che verrebbe la voglia di trovare un volontario che adotti questo approccio per un fantomatico The Italians…
Recensione pubblicata originariamente sul numero di dicembre 2014 de Il Mucchio Selvaggio