Ovviamente non ce l’ho fatta. Volevo rivedere la Cappella Sistina, stamattina, ma non ce l’ho fatta. Il letto mi ha trattenuto per qualche tempo in più del dovuto e così sono arrivato davanti ai Musei Vaticani dopo quello che pensavo potesse essere un orario decente. E infatti. Ho visto la coda per entrare e l’ho percorsa a ritroso. Per un bel pezzo. Insomma, alle undici di mattina la coda dei turisti in attesa di entrare ai Musei Vaticani cingeva un terzo di mura del Vaticano. Agghiacciante.
Mi sono messo quindi a leggere il giornale in piazza San Pietro. E quest’atteggiamento di fermarsi-in-posti-frequentati per leggere è stato il fil rouge della mia prima giornata a Roma.
Il punto è che pensavo che Roma fosse deserta. In effetti i romani non ci sono per niente, ma il loro posto è preso dai turisti. Me li immagino: trecentomila turisti che non trotterellano a Trento, ma che tamburellano (impazientemente le dita) aspettando che i romani se ne vadano in vacanza.
“Ragazzi, se n’è andato anche l’ultimo! Andiamo!”
E un’orda di turisti invase l’Urbe.
Che quindi è ovviamente popolatissima nelle zone strategiche e deserta nelle altre.
Sono stanchissimo a casa. Diciamo che ho camminato un bel po’, da stamattina, ma molto molto (il qui presente è uno che ama camminare nelle città). Ho visto due meravigliosi Caravaggio in Santa Maria del Popolo (mentre non so se andrò a rivedere per l’ennesima volta quelli di San Luigi dei Francesi). A proposito dei quadri nelle chiese. Ascoltate qua. I quadri in questione sono spesso in cappelle laterali, di solito poco illuminate naturalmente. Per vedere bene i quadri, insomma, ci vuole una luce artificiale. A San Luigi dei Francesi la luce dei Caravaggio si paga a tempo: c’è un congegno in cui si infila una moneta e più vale più dura la luce. A Santa Maria del Popolo, invece, c’è un congegno ancora più diabolico. Non è la moneta a fare scattare la luce, ma un pulsante. Sopra il quale c’è una semplice cassettina per le offerte. Ma quando uno mette una moneta, essa-la moneta produce un “clang” metallico incredibile.
Così si sente se uno paga. E si gode il suo bell’euro di Caravaggio.
E adesso metto il dvd di Frankenstein Junior, mi spezio l’anima e parto.
a day in the life mi ricorda tanto una canzone dei beatles e probabilmente è ovvio che me la ricordi, dato che si intitola così. bene. ho iniziato il commento con un’evidente banalità e continuerò su questo tono non già perchè io sia una persona banale, ma perchè in questo momento non mi vengono in mente frasi di apprezzamento che non siano banali. detto in sintesi: volevo ostentare cultura musicale riconoscendo il tuo nick e anche complimentarmi per i tuoi post, e ho fatto solo un gran casino. a rileggerti.
mmm. questi commenti misteriosi mi lasciano sempre uno strano retrogusto. fio. chi sei?
a me invece fa pensare a un nuovo pezzo degli I Am Kloot, Life in a day, sarà che sono contorta..
invece, per non ostentare, ma dichiarare inconsistenza pittorica: di chi è il quadro in background?
buonasera. sono una che aveva un blog, e poi ha deciso di chiuderlo perchè non aveva più voglia di avere un blog, ma ti ha trovato nei link di non si ricorda chi e ha iniziato a leggerti. nessun retrogusto stavolta? 🙂
no, nessun retrogusto. un gusto nuovo, e deciso. grazie e benvenuta. è un piacere sapere che le cose che scrivo ti piacciono. o insomma, quanto meno le leggi…scrivi, quindi, continua a scrivere. almeno qua. 🙂
Il quadro in questioneSi tratta di una foto di Andre Kertesz, un fotografo ungherese del ventesimo secolo (uau. Che impressione a scriverlo). Il titolo dovrebbe essere “Deformazione”, ma non ne sono sicuro. Lo puoi trovare su masters-of-photography.com.
muchas gracias. il commento sul mio blog lo cancello perchè (per la fretta, immagino) hai scritto ‘il post ha cui dovrebbe fare riferimento’ e, dato il tuo primo post, non lo sopporteresti : )
(tu cancella pure questo, se vuoi)
Hai ragione. Come uno stoico giapponese (?) lascerò il tuo commento. Così imparo. Ecco. aiutatemi a uscire dal tunnel del rumcùler