musei vaticani

Sogno o son mesto? Onirismi cristologici: il post che non volevo pubblicare

Ho sempre avuto un problema con Gesù. Non un problema personale, ci sarebbero dei problemi ontologici riguardo a questo (dal mio punto di vista), ma un problema di immagine. Niente a che fare con il fashion (se c’è qualcosa che non passa di moda…): parlo proprio di iconicità. L’immagine di Gesù Cristo mi ha sempre fatto paura. Ma dico proprio paura. A differenza di altri traumi, però, so perfettamente da dove viene fuori questa fobia, che si è attenuata solo di recente: dal cinema. O meglio, dal Cinema e dal quasi-cinema-televisione. Due film mi hanno segnato, a questo proposito. Il primo è Carrie, lo sguardo di Satana, capolavoro di Brian de Palma, uno dei film più angoscianti di sempre: la povera Carrie viene rinchiusa dalla madre in uno stanzino, per pregare ed espiare i suoi peccati, al cospetto di un enorme e sanguinolento crocifisso, che la guarda e, soprattutto, ci guarda. Il secondo è Gesù di Nazareth, di Zeffirelli, che mi ha fatto allontanare sin da piccino dalla Chiesa ufficiale, anche grazie ad altri accadimenti. Nel “film” di Zeffirelli, se non l’avete visto, Gesù ha le fattezze di Robert Powell: capello lungo, carnagione slavata e due occhioni blu spiritati fanno del Gesù di Zeffirelli un’icona, qualcosa che rappresenta Cristo come siamo abituati a vederlo, ma senza alcuna pretesa di veridicità somatica, tanto per dirne una. Robert Powell fa miracoli, sgrana gli occhioni, levita, muore e risorge in maniera molto più simile ad un santone che a Gesù. Per di più il libro di religione delle elementari riproduceva sanguinolenti fotogrammi della passione secondo Zeffirelli, spaventando a morte noi poveri piccini. In questo modo la figura di Gesù mi ha iniziato a terrorizzare più del baubau, non riuscivo ad andare nelle chiese, mi sentivo a disagio.
Ultimamente, soprattutto grazie alla visione di un altro film, che ritengo di gran lunga il migliore sull’argomento (e non solo), il mio rapporto con l’immagine di Gesù è migliorato. Tant’è che porto sempre le persone che non conoscono Bologna a vedere una delle opera d’arte più belle che abbia visto in vita mia: il “Compianto sul Cristo morto” di Niccolò dell’Arca. Ma l’altroieri qualcosa è cambiato, a causa di un sogno tremendo.

Davanti a me un cabinotto, piccolo, con una porta pesante e un vetro attraverso il quale posso vedere qualcosa di simile ad una sedia. Vicino a me, Gesù, tremante e terrorizzato, debole e molle come si vede nelle deposizioni o nelle pietà. E io gli facevo coraggio, come ad un amico. Perché stavo accompagnando Gesù, a mio malincuore, sulla sedia elettrica. Mi sono svegliato, come potete immaginarvi, sconvolto e stordito. E non mi sto chiedendo perché abbia sognato qualcosa che farebbe comodo a qualche tremendo illustratore moderno, in cerca di ispirazione per rappresentazioni sacre (a questo proposito, tanto salto di palo in frasca di continuo: la sezione “arte sacra contemporanea” dei Musei Vaticani è quanto di più orribile abbia mai visto in vita mia.)
Potrebbe essere il momento giusto per una svolta mistica? Il mio psichiatra non è decisamente dello stesso parere.

Della distribuzione della gente in Roma e di quanto valga (vedere) un Caravaggio

Ovviamente non ce l’ho fatta. Volevo rivedere la Cappella Sistina, stamattina, ma non ce l’ho fatta. Il letto mi ha trattenuto per qualche tempo in più del dovuto e così sono arrivato davanti ai Musei Vaticani dopo quello che pensavo potesse essere un orario decente. E infatti. Ho visto la coda per entrare e l’ho percorsa a ritroso. Per un bel pezzo. Insomma, alle undici di mattina la coda dei turisti in attesa di entrare ai Musei Vaticani cingeva un terzo di mura del Vaticano. Agghiacciante.
Mi sono messo quindi a leggere il giornale in piazza San Pietro. E quest’atteggiamento di fermarsi-in-posti-frequentati per leggere è stato il fil rouge della mia prima giornata a Roma.
Il punto è che pensavo che Roma fosse deserta. In effetti i romani non ci sono per niente, ma il loro posto è preso dai turisti. Me li immagino: trecentomila turisti che non trotterellano a Trento, ma che tamburellano (impazientemente le dita) aspettando che i romani se ne vadano in vacanza.

“Ragazzi, se n’è andato anche l’ultimo! Andiamo!”

E un’orda di turisti invase l’Urbe.
Che quindi è ovviamente popolatissima nelle zone strategiche e deserta nelle altre.
Sono stanchissimo a casa. Diciamo che ho camminato un bel po’, da stamattina, ma molto molto (il qui presente è uno che ama camminare nelle città). Ho visto due meravigliosi Caravaggio in Santa Maria del Popolo (mentre non so se andrò a rivedere per l’ennesima volta quelli di San Luigi dei Francesi). A proposito dei quadri nelle chiese. Ascoltate qua. I quadri in questione sono spesso in cappelle laterali, di solito poco illuminate naturalmente. Per vedere bene i quadri, insomma, ci vuole una luce artificiale. A San Luigi dei Francesi la luce dei Caravaggio si paga a tempo: c’è un congegno in cui si infila una moneta e più vale più dura la luce. A Santa Maria del Popolo, invece, c’è un congegno ancora più diabolico. Non è la moneta a fare scattare la luce, ma un pulsante. Sopra il quale c’è una semplice cassettina per le offerte. Ma quando uno mette una moneta, essa-la moneta produce un “clang” metallico incredibile.
Così si sente se uno paga. E si gode il suo bell’euro di Caravaggio.
E adesso metto il dvd di Frankenstein Junior, mi spezio l’anima e parto.

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