Stamattina, andando al lavoro, mi è capitata sotto gli occhi l’ennesima intervista allo scrittore ggiovane. E ho solo aspettato il momento in cui, puntualmente, si manifestasse una qualsiasi fobia, psicosi, mania dell’intervistato. È arrivata, nel caso in questione, la claustrofobia.
E allora mi sono detto “basta”.
Basta con questo maledettismo d’accatto con i “demoni dentro che libero grazie alla mia scrittura”, scrittura che è sempre dolorosa, difficile, straziante, basta. Basta con claustrofobia, zoofilia, complessi d’Edipo/Elettra non superati, anoressie, bulimie, dipendenze varie, basta. Voglio scrittori normali. Gente che racconta storie e fa un mestiere. Un bel mestiere, per carità, ma che mestiere sia.
Insomma, avete mai sentito di un chirurgo che dice “No, sa, io per operare bene mi rinchiudo in una stanza d’albergo, sì, solo io, il paziente e l’anestesista”, oppure di un macellaio che scoppia in lacrime perché non sente bene la vibrazione del manzo per tagliare un perfetto controfiletto (il che ricorda molto le “braciole postmoderne” di alleniana memoria). O, che ne so, di un impiegato che confessa: “Sa, questa pratica proprio non riuscivo a finirla. Allora sono andato in India. Poi, sì, e guardi che bella pratica mi è venuta fuori!”
Vi immaginate che bello, ad un bar del centro, in pausa pranzo, si incontrano scrittori e altri lavoratori, e c’è chi si lamenta del capo, chi dell’editore, chi delle nuove normative europee, chi di quel passaggio del terzo capitolo che proprio non ne vuole sapere di risolversi?
Vi immaginate che bello uno scrittore che sta bene con se stesso, che gli unici demoni che conosce sono quelli di Dostoevskij, che dentro, al massimo, ha il fegato un po’ ingrossato, ma solo perché è andato di recente al matrimonio di una cugina e ha esagerato con il brasato e l’ammazzacaffè?
Vi immaginate che bello uno scrittore che ride?
P.S. Di scrittori così ce ne sono, e ne conosco anche qualcuno, eh. È solo che la tendenza deve diffondersi ancora, soprattutto tra le nuove e nuovissime generazioni.
Bella l’immagine del bar…Però mi sembra che questa sindrome dello scrittore fobico è tipica più degli scrittori giovani maschi. Le donne sorridono di più. L’hai vista l’intervista di Daria Bignardi al fenomeno Piperno, qualche sera fa? Ha dichiarato di soffrire d’impotenza, talvolta…
non so. il mio punto di vista sulla faccenda è complesso. in questo momento io sono fio che ride e come conseguenza quel che scrivo, quasi tutto, non mi piace. quando sono fio che NON ride produco meglio [è un po’ come tori amos che quando è felice fa dischi mediocri – ah già, tu sei quello con cui non si può toccare l’argomento tori amos 🙂 pardon] però non è esattamente una questione di fobie. è questione di stati d’animo e produttività. è questione di.. boh. non so mica cosa sto dicendo. vado a rileggermi il tuo post, vah.
f.
ecco, riletto. ci tengo a far sapere che io sono assolutamente demone-interiore free. non ho fobie particolari nè dolori di alcun tipo quando scrivo[per dire, magari dopo un po’ mi si stancano le mani, però non è un’azione dolorosa – ma forse non era questo che si intendeva].
oh, ti sei già autodefinita scrittrice?
Posso applaudire rumorosamente? 😉
secondo me il punto è più semplice di quanto sembri: in genere uno scrittore – o più in generale un creatore – crea e cerca di dar forma a una “scissione” o incrinatura personale. molto spesso si scrive o si dipinge o che altro per risolvere esteticamente una questione interiore.
ovviamente, questo non porta inevitabilmente a definire un artista come uno fuori dal mondo, uno che “soffre” per partito preso, che è claustrofobico o fobico di qualcosa per contratto. ci sono molti artisti divertenti e divertiti. però credo sia indubbio che ognuno attraversi per forza momenti “critici” che non debbono esser per forza tragedie esistenziali, ma sono però l’inevitabile humus della riflessione artistica.
insomma, se uno è spensierato al massimo e pensa solo al ludus, difficilmente indirizzerà qualcosa nell’arte. perché, almeno credo, la creazione è come un parto e come tale ha sempre bisogno di una gestazione di un travaglio, con qualche fastidio di stomaco… 😀
questo ripeto, ovviamente non fa degli artisti x forza dei dannati ossessionati da paure e complessi.
sì, no, scrittrice nel senso amplissimo di colei che scrive (o imbratta pagine, via)
f.
Io sono (o sarò o insomma dai, smettila) uno Scrittore che Scrive, più che ride. Cioè a volte ho riso, scrivendo. Altre volte ho pianto, addirittura: com’è che diceva Lovecraft? Il segreto è trasmettere, mica architettare. Sì, dico io: hai ragione Accapì.
E quindi sarà, ma se io Scrivo per qualcosa (a parte sopravvivere o fuggire o flirtare con una – perché l’arte paga in sesso e questo è un fatto) è se non altro per raccontare una Storia che un altro non saprebbe raccontare o la racconterebbe peggio.
In virtù di questo non mi sento affatto maledetto (io? che dò i nomi a tutti gli animali di peluche?) o chissà quale grande genio. Semplicemente mi sento dio.
[Ste]
Citi il leggendario Venditti jr? Che da ruoli di coatto nelle peggiori fiction nazionali ha partorito un libro maledettista??
La famiglia Izzo – con tutti isuoi figliastri, amanti, sorelle, mariti e pucci pucci – andrebbe fucilata come i Romanov!
giorgi: no, non l’ho vista l’intervista. però piperno, non so… a parte la polemica bloghereccia (di cui mi interessa poco), le intenzioni di piperno mi spaventano. ma è solo questione di pelle…fio: bene, sei esente da demoni. ma lo sai che più mi guardo in giro più mi sembra che essere normali e “fare gli scrittori” sia un ossimoro?maxime: certo, certo. qui si accettano anche le standing ovations.noodles: sono d’accordo con te. il problema è l’esposizione al di fuori del testo del “male di vivere”. ognuno è libero di soffrire, ci mancherebbe…ste: ave. 😛malvezzo: sulle prime non capivo il tuo commento. poi ho cercato, ho cercato, ho cercato e… aaargh!
vorrei darti ragione cento su cento, poi…
certo, c’è chi ci fa e c’è chi ci è,
certo!
però sembra che i grandi abbiano sempre dovuto soffrire
anche i chirurghi
anche i contabili
forse anche i macellai…
come diceva il mio mito, no, non il tuo! il mio!!
tuo, mio, mio, tuo… ok: nostro mito:
“living is easy with eyes closed
misundertanding what you see”
…
fine cazzeggio
…
ciao e stai bene!
“ma quanto so’ maledetto? quanto so’ complicato?” “quanto so’ fico?”
“quanto me piaccio”
fa più fico essere problematici e maledetti. è così semplice. si attira attenzione, si crea un personaggio. quanto interessa lo scrittore che scrive dalle 9 alle 13 e poi fa pausa pranzo e si mischia al volgo e poi ricomincia e alle 18 va in palestra o a girare in bici? Qualche passo de “L’informazione” (Amis) potrebbero chiarire il concetto.
Proprio per caso, scopro leggendoti che vorrei la stessa cosa tua. Uno scrittore positivo. Giusto oggi scrivevo da me che ho finito il libro di un giovane scrittore di 25 anni il cui libro finisce con la morte di etrambi i protagonisti. Se già a 25 anni comincia così, figuriamoci poi!! PS. bellissima la foto dell’intestazione. Ciao MAD
ti é piaciuto Old Boy ?
tutte le recensioni che leggo, parlano solo del polipo vivo.. come se fosse il personaggio principale : (
** can you keep a secret?
luigi: capisco, lo so. ma il problema non è soffrire. è mostrarlo, a chi e come.bando: devo veramente leggerlo, quel libro. ne sento parlare solo in termini elogiativi. per ora ho trovato altri due libri di amis, scontatissimi. non nel senso di banali. proprio a prezzo molto ridotto.mad: ma sai, il punto non è neanche nelle trame, ripeto, ma in come ci si atteggia.huncke: mi è piaciuto, ma condivido le opinioni dei miei colleghi di trasmissione e blog.
e’ una res publica fondata sul lavoro. mestiere… Essi sono coloro che detesterebbero essere pagati per fare l’amore. In un Novello Evo che acceca di luce direi, una brillante e moderna caverna che proietta ombre di prigionia. Ma ridiamo.
se lo trovi facci una bella recensione sul blog: ne vale davvero la pena_ciao_
l’informazione di amis te lo consiglio caldamente. anche la freccia del tempo, ma per altre ragioni.
dai, regalatemi “l’informazione”. io l’ho regalato, adesso che ci penso. fàmolo girare, no?
bella idea. come famo?
Letto in ritardo. Bel post.
come famo affà cosa, bando? a farlo girare? spiega i tuoi perfidi piani…
grazie violè!
amo il ketchup.
e te non hai per niente torto.
lalalalalalalala…mica male cantare da soli no?