Fare un resoconto dettagliato dei miei tre giorni in montagna sarebbe noioso quasi quanto passare una serata girando per i locali notturni dei posti dove sono stato per il ponte del due giugno, pur non essendo altrettanto breve, visto che tutto chiude prestissimo lassù. Cercherò quindi di fare un riassunto.
Innanzitutto c’è da dire che io e la Natura non abbiamo un buon rapporto, tranne quando la Natura si presenta sottoforma di sella di cervo in crosta di nocciole. Animalisti e vegetariani, fatevene una ragione, non voglio mancarvi di rispetto. Tanto più che il cervo è stato convinto dialetticamente a farsi servire con contorno di cavolo cappuccio, almeno secondo quanto mi ha assicurato la proprietaria del ristorante dove ho mangiato, Chez Frau Blücher.
Ma non buttiamoci subito sul cibo. La montagna è aria pura, valli, boschi, splendide passeggiate. Passeggiate, appunto. Appena arrivati M., chiamato scherzosamente “Mein Kapitan” per l’uniforme che indossava e per la particolarità di esprimersi a scudisciate, ha convinto noialtri a fare una “breve escursione”, fino alla “Malga alta”. Che era veramente alta. “L’escursione è facile”, ha detto con accento prussiano. Effettivamente così era, una volta passato il ponte di tronchi sul torrente e dopo avere scongiurato l’infarto per tre volte. “Vedrete, ne vale la pena”, ci ha detto. E non abbiamo potuto dargli torto quando, un’ora e mezza dopo, assetati e con il cuore che aveva lo stesso numero di battiti di un rave party, abbiamo sentito un’odore e un rumore inconfondibile: quelli delle ruspe. La “Malga alta”, evidentemente, stava diventando la “Nuovissima Malga alta”, a colpi di bulldozer.
M. non si è lasciato prendere dallo sconforto. “Un po’ più in là c’è un posto bellissimo, andiamo”. E lì ho sperimentato la vera dilatazione dello spazio-tempo. I “cinque-dieci minuti” che ci volevano per raggiungere il posto bellissimo sono durati quasi un’ora. Alla fine siamo arrivati in un locus amoenus chiamato “Regina del bosco”. Fondamentalmente una capanna e un tavolino deserti, molto simili come atmosfera al campeggio “Crystal Lake” di Venerdì 13. “Ma perché ‘Regina del bosco’?” ha chiesto un malcapitato. L’abbiamo capito subito. Il nome derivava dalla specie dominante dell’area, la zanzara tigre. Siamo stati immediatamente attaccati da decine di insetti, che hanno tentato di pungerci ovunque, infilandosi sotto i pantaloni e sbattendosene allegramente della Convenzione di Ginevra. “Ripieghiamo”, ha ordinato la nostra guida tenendo alta la sua Luger e facendo dietro front.
Il giorno dopo, altra escursione. “Stavolta è un po’ più difficile”, ha detto M. Dopo un quarto d’ora due di noi cercavano un defibrillatore con l’892424, riuscendo ad ottenere soltanto il numero di svariati produttori di speck. Dopo mezz’ora, finite le inumazioni, M. ha esclamato: “Oh, adesso sì che iniziamo veramente a camminare”. Io non ho visto nulla, se non una stradina che si inerpicava tra i massi su nel bosco. Il risultato? Settecento metri di dislivello in due ore di camminata. M. ha ripetuto “siamo quasi arrivati” per tutta la seconda metà del percorso, e ha smesso solo quando uno di noi l’ha minacciato, come le scimmie di 2001, brandendo un femore, povero resto di un’escursionista trovato per strada.
Alla fine, però, lo ammetto, ne è valsa la pena.
Tornati a casa ci siamo rifatti con un lauto pasto: polenta con ragù e formaggi. Durante la notte sono stato raccolto dalle guardie forestali mentre vagavo per i boschi declamando poemi di Schiller. Dopo avermi picchiato per avere sbagliato dei genitivi, le guardie mi hanno lasciato libero e sono tornato a casa, nascondendomi da M. grazie ad un provvidenziale costume da strudel rimasto lì da anni. Sono stato scoperto, inevitabilmente, all’ora della merenda del giorno dopo.
Ma no, alla fine è stato bello. L’unica cosa che mi lascia perplesso è che, a meno che non si possa considerare “selvaggio” un rospo, non ho visto animali selvaggi. A parte questi strani insetti dal colore del tutto inspiegabile e me stesso durante l’ora dei pasti.
Ma chi è questo M., la reincarnazione del visconte Cobram (Gran Mascalzon Lup Mann) di fantozziana memoria?
🙂
ciao Francè, fatte vede naaaa capitale ogni tanto eh!
quanto me piacesse, daniè. ma nun ze pò.
(m. è un caro carissimo amico. lo si prende affettuosamente per il culo, tutto qua).
LA ZANZARA TIGRE in montagna? ma al freddo non dovrebbero morire?
brr…che coraggio..tutto quel tempo nella natura matrigna!!
Se penso che tra qualche giorno acquisirò il cognome di una nota marca di speck sudtirolese… Dài, che la montagna, a piccole dosi, è una meraviglia! Ma dov’eri, esattamente?
bando: dovrebbero, in effetti. e mi rendo conto che, parlando di zanzare tigri, mi ripeto.malvezzo: tre giorni. ma avrei resistito ancora, eh. giorgi: in val di sole (auguri! si dice, sì?)
Mio caro e bel fratellino, questo qui che vedi in calce e che puoi raggiungere cliccando sulla casetta, è un nuovo luogo di contrasto con il mondo. Abbracci abbracci, Martin.
Ah, appena ho un momento di tempo trasferisco anche il banner.
Grazie per gli auguri, sì, credo che si dica. Allora non eri proprio in crucconia?
Oh, Francé, in questo periodo, come sai, non ho molti motivi per essere allegra, ma questo post mi ha fatto ridere un po’. Ma non e’ che erano pappataci, che sono ancora piu’ bastardi delle zanzare tigri e passano volentieri l’estate in montagna?
(vedi qui)
contento di averti fatto ridere, roberta. no, no: proprio zanzare tigre. ho avuto modo di vederle bene.
ho sentito un esperto che mi ha detto che le zanzare tigri nidificano solo nei centri urbani!_come vedi la profondità dei miei commenti raggiunge il centro della terra_
oh cavolo. allora quelle pungono anche quando vanno in vacanza.
no, comunque ho visto la scheda sui pappataci: pungono di notte. le zanzare tigre pungono di giorno. era giorno.
Devo dire che hai una vena comica mica da ridere. Bravoo!!!