Cheatahs – Mythologies (Wichita Recordings)
7,5
Allo shoegaze sporcato di alt-rock del pur riuscito disco d’esordio la band dalle plurime nazionalità di casa a Londra aggiunge tantissime contaminazioni, per lo più efficaci, sperimentate nei due recentissimi ep “Sonne” e “Murasaki”. Soprattutto quest’ultimo, con i suoi richiami letterari (Murasaki Shibitu è l’autrice di Genji Monogatari, capolavoro della letteratura giapponese) e con la ricchezza di suoni che lo contraddistingue, è la vera introduzione a “Mythologies”, il cui titolo è ripreso dalla nota raccolta di articoli di Roland Barthes sui miti del mondo contemporaneo. La partenza è affidata a “Red Lakes (Sternstunden)”, in cui le voci parlate e cantate si rincorrono sugli strati di suono marchio di fabbrica del quartetto.
Ma è dal terzo pezzo, “In Flux”, che i Cheatahs ci danno davvero dentro: il ritmo motorik su cui poggia questo brano sorprende (anche se ce lo si potrebbe aspettare dal batterista Marc Raue, tedesco) e lancia l’album verso territori sperimentali, che mischiano l’ambient con i suoni di chitarra e i synth con aromi psichedelici. La scaletta è una trovata dopo l’altra in cui un uso intelligente di rumore elettrico, nastri, voci al contrario si sposano a soluzioni ritmiche non scontate. E c’è una sequenza, che comprende “Colorado”, “Su-pra”, il travolgente singolo “Seven Sisters”, la già citata “Murasaki” e “Mysteci”, davvero memorabile.
Recensione pubblicata originariamente sul numero di ottobre 2015 de Il Mucchio Selvaggio
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