Entri in un ristorante: è presto perché quella sia considerata ora di cena nel fine settimana della metropoli. Ti accoglie un cameriere che accompagna te e lei a un tavolo. Non fai in tempo a sederti che lo stesso cameriere, sulla quarantina, con una certa rassomiglianza con Massimiliano Bruno, ti offre di portarti “un antipastino”. E, nel descriverlo riempie di prelibatezze con movimenti della dita un piatto immaginario tenuto con la mano sinistra. Dice “Un po’ di formaggio, salu…” e tu lo interrompi, ringraziandolo, per chiedere il menù. Lui si ferma e ti guarda offeso. “Gliel’avrei portato, eh”, replica, prendendo due liste in mano.
Scopri che l’antipastino è per minimo due persone, e costa 15 euro al piatto.
L’antipastino.
Da quando il cameriere prende l’ordinazione (due pizze, una birra media e una bottiglia d’acqua) a quando queste giungono al tuo tavolo, sono arrivate altre persone.
“Intanto vi porto qualcosa, un antipastino?”
Non è neanche bello a vedersi, ma, nel giro di quindici minuti l’antipastino è su ogni tavola del ristorante.
Un mio amico è stato "cacciato" dalla palestra dove andava perché aveva dato manifesti segnali di insofferenza dinnanzi all'ennesima e reiterata profferta di gita-cena sociale-promozione imperdibile di cui non sentiva affatto bisogno.
Gli hanno restituito i soldi dei mesi mancanti.
Inutile a dirsi, gli han fatto un favore.
in effetti siamo stati tentati di andarcene, quando il pensiero "ci sputeranno nella pizza" ha attraversato le menti di entrambi.
per inciso, la pizza non era eccezionale.
Non so perché, ma lo sospettavo.