Bo Ningen – III (Stolen Recordings), 12 maggio 2014
6,5
C’è più psichedelia nel pur ricco elenco di ingredienti a cui attinge la musica dei Bo Ningen, quartetto giapponese di stanza a Londra: si intuiva qualcosa già dall’uscita di “DaDaDa”, uno dei brani più interessanti, nonché apertura, di III. Poliritmico, con voci che si intersecano e si richiamano, fa pensare agli Animal Collective, ma non è questa l’unica direttiva del terzo album della band, non così lontano dal precedente Line the Wall. Per esempio ritorna la voce di Jehnny Beth delle Savages, in “CC”, uno dei due brani in inglese (sì, per la prima volta un album dei Bo Ningen non è tutto in giapponese); l’altro è la bella “Silder”, dove canta Roger Robinson dei King Midas Sound.
I pezzi ci sono: a parte la noia di “Ogosokana” e i nove minuti di “Mukaeni Ikenai”, una malriuscita deriva verso i connazionali Mono, i Bo Ningen frullano bene kraut e space rock, accenni dub a episodi stoner, noise e garage. La miscela è buona, ma talvolta si viene colti da un senso di sazietà, per così dire. È il disco nel suo intero a risultare a tratti stancante: un aggettivo che sembra non appartenere ai live della band, a detta di tutti trascinanti. Ecco, canzone per canzone lo è anche questo album: ma arrivati alla fine, a quasi un’ora dal promettente antipasto, si è talmente pieni da temere anche la leggendaria sfoglia-mentina dei Monty Python.
Recensione pubblicata originariamente sul numero di maggio 2014 de Il Mucchio Selvaggio
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