Glass Onion

Ra(d)iot

Che dite, la dovrei smettere con questi titoli creativi? Mi servono per esercizio, se mai la poco-nota agenzia di pubblicità dovesse decidersi a chiamarmi…
Continuo ad espletare i miei compiti per casa, e affronto l’argomento Raiot e tutto quello che ne è conseguito.

Come forse sapete, è finito da un’oretta uno spettacolo “sostitutivo” della trasmissione della Guzzanti&Co., che io ho seguito sulle frequenze della mia radio. Lo spettacolo si è tenuto all’Auditorium di Roma ed è stato trasmesso, tramite megaschermi, in molti posti in Italia e, appunto, sulle radio di Popolare Network. Non si è trattato della seconda puntata del programma, che probabilmente mai andrà in onda, ma di qualcosa di più complesso e ricco. Sono intervenuti, tra gli altri, Luttazzi, Grillo, Fo e Rame, addirittura la Mannoia accompagnata al piano da Piovani (!). Oltre allo staff di Raiot.

In molti hanno criticato la prima puntata, che potete trovare qui, dicendo che era un autogol per la sinistra, che non faceva ridere, eccetera. Andiamo con ordine.
Guardo da sempre le trasmissioni della Dandini, dalla TV delle ragazze in poi. E devo notare che, effettivamente, le ultime trasmissioni (diciamo da dopo Tunnel) avevano dei problemi di ritmo, normali nelle prime puntate, ma che potevano infastidire quando si protraevano. Quindi il fatto che la prima puntata di Raiot fosse imperfetta è assolutamente normale. I tempi si affinano volta per volta, e tutto dipende dalle condizioni in cui si crea, si scrive e si può provare uno spettacolo. Non so in che condizioni abbiano lavorato autori e attori, ma non mi sembra un male tremendo.
Dal punto di vista “politico”, invece, mi è sembrato un urlo disperato, ma non di parte. Lo sketch del consiglio comunale di sinistra avrebbe dovuto fare accapponare la pelle a molti compagni, con o senza virgolette. Mi è sembrato un urlo disperato, come se si sapesse già che quella era l’unica e ultima chance per dire delle cose. Non è una cosa bella, me ne rendo conto, ma probabilmente le cose stavano così.
Dario Fo e Franca Rame, e, per certi versi, anche Beppe Grillo, hanno detto che è stato un bene essere censurati, perché così il governo si sputtana. Sono d’accordo, ma fino ad un certo punto.
Idealmente, sarebbe stato strategicamente più efficace iniziare a salire piano piano con i toni, puntata dopo puntata, in modo tale da conquistarsi un pubblico ampio, l’audience nel vero senso del termine, al quale parlare (anche se, diciamolo, la prima puntata ha fatto un bel 18% di share: non male).
Invece è stato scelto il “colpaccio”. Non so se attuare il “piano A” sarebbe stato meglio: forse Raiot sarebbe rimasto un programma di nicchia, di cui parlare “tra di noi”. Così un po’ di rumore c’è stato. Ripeto: non so se questa sia stata la soluzione migliore, entrambe presentano – o avrebbero presentato – pro e contro.

Lo spettacolo di stasera mi ha lasciato con uno strano stato d’animo. Da un lato molto emozionato nel sentire tanta partecipazione e affetto intorno al gruppo. Ma dall’altro la domanda che mi sono fatto (e che mi faccio sempre più spesso) è: quanti siamo? Contiamoci. Quanti siamo veramente? E tutto questo basta?

L’ultimo urlo della Guzzanti (bravissima, lodi e plauso a lei e agli altri) è stato: “Non finisce qua!” Io lo spero, lo spero vivamente. Tutto questo non basta. Sinceramente, e ammetto per primo le mie colpe, non so proprio cosa si possa fare. Boicottare le aziende che comprano gli spazi pubblicitari Mediaset, certo. Firmare questa petizione. Ma soprattutto parlare, parlare, parlare delle cose che questo governo sta combinando. Informandosi e leggendo molto (magari il problema potrebbe essere dove leggere ed informarsi… me ne rendo conto).

Ma non parlarne “tra di noi”, è troppo facile. “Noi” già lo sappiamo che questo Paese sta andando a scatafascio.

Trailer

Vorrei scrivere un po’ di più su questo blog. Ma mi sto rilassando e sto facendo una solitaria battaglia personale contro la legge Fini sulle droghe. Faccio… una sorta di resistenza passiva continuata, diciamo. O qualcosa del genere. E su, che avete capito.
Quindi, ecco alcuni appuntini, disordinati, sparsi, sconnessi.

  • fra qualche ora si laurea F. e andrò a fargli le feste: ma prima mi comprerò il nuovo disco di Tori Amos. Anche la mia adorata è caduta nella trappola del greatesthits? Basteranno i due inediti e il dvd a giustificare l’uscita di un disco? E basteranno i soldi o quelli della banca verranno a casa mia per spezzarmi i pollici?
  • è uscito Let It Be… naked dei miei amati Beatles: ne ho parlato lunedì in radio, e ho fatto sentire dei pezzi, ma vorrei scriverne qui. Seguendo le orme fraterne… Discorso complesso, quello sul disco dei Beatles, liquidato un po’ troppo in fretta, anche nei blog che leggo;
  • devo assolutamente mettere a posto il template del blog: è una schifezza, me ne rendo conto. Se n’è accorto più di qualcuno, e ringrazio per suggerimenti, testate mandate (non nel senso che hanno mandato quelli della banca a prendermi a testate: poco elegante, non trovate?) e quant’altro. Rimane il fatto che a smanettare col template sono uno schifo;
  • sono riuscito a perdere Raiot, domenica (stanchezza, resistenza passiva di cui sopra), ma grazie a qualcuno sono riuscito a recuperare le puntate in rete, le ho scaricate e me le sono viste. Subito dopo ho mandato a raiot@rai.it una mail, in cui semplicemente esprimevo la mia solidarietà per la prevedibile e avvenuta cancellazione “provvisoria” del programma. Se fossi un buon blogger trovereste qua i link per scaricare anche voi le puntate. Se. Inoltre in molti hanno liquidato un po’ bruscamente la puntata. Dirò la mia. Forse;
  • le avventure di Neighbours vi hanno entusiasmato? Dagli stessi produttori, in associazione con ShinyStat, presto la nuova serie: The Referrers. Gente che cerca altro. Ma non preoccupatevi: se non dovesse piacere potrà essere sospesa “provvisoriamente”.

E così mi sono dato i compiti per casa.

Donne che si abbracciano troppo

Intontito dai nuovi video bruttissimi di Metallica, Iron Maiden e Korn, visti ieri notte sulla televisione ggiovane per eccellenza, ho deciso di darmi il colpo di grazia. E ho guardato per un po’ quello che doveva essere un programma sulle selezioni per un altro programma, “Superstar” o qualcosa del genere, condotto da Daniele Bossari (credo) su Italia 1. La storia è sempre la stessa: fanciulle mediamente carine che danzano e cantano davanti ad una giuria di esperti che poi le giudicano e le fanno passare al turno successivo, fino alla finale, che poi, credo, diventa il programma stesso. Ora, quello che ho visto è ragazze che, comunque vadano le cose, si abbracciano e si fanno i complimenti. Perfetto esempio di fair play.

Lo stesso accade con quella schifezza che è Miss Italia. Non ce la faccio proprio a guardarlo. Ieri per caso sono passato davanti al televisore e ho visto questo momento. Una concorrente, chiamata alla fase finale, già si commuove. E che cavolo. Già piangi? Oh! Non hai ancora vinto. Devi piangere dopo! Insostenibile.

Come avete forse visto ieri, e l’anno scorso, e l’anno prima ancora, eccetera, alla fine della serata, quando viene proclamata la vincitrice, le altre comunque circondano la piangente e l’abbracciano e la baciano, sorridenti.

Ma come? Ho la fortuna di avere molte amiche donne. Queste amiche mi raccontano spesso del mondo delle donne visto dalle donne. Da loro (non da una, ma dalla maggioranza di esse) ho visto che le donne sono spesso in competizione furente tra loro, gelose, a volte perfide, spesso cattive. Per carità, esiste anche l’amicizia al femminile. Ma a Miss Italia? Un concorso di bellezza tra le donne di un Paese in cui l’arrivismo-votato-alla-celebrità-televisiva sta diventando uno dei fondamenti della nazione? Andiamo…

Sarebbe stato bello che la nuova miss Italia avesse festeggiato da sola, tra gli sguardi delle altre che, tra i denti, la mandavano sonoramente a fanculo. Allora sì, le lacrime avrebbero avuto un senso. Forse.

Felicità, dipendenze e piaceri

Forse devo prenderne atto. Ne sono dipendente. Anche stanotte, nonostante sia piuttosto tardi, mi sono guardato su Rai Click un’altra puntata di “Blu Notte”. Era il caso della Croara, questa volta. Un altro caso irrisolto, un delitto commesso da queste parti. Lucarelli un po’ gigioneggia come sempre, ma in fondo è bravo, molto bravo a raccontare le storie. Ecco, uno dei piaceri della vita, per me, subito dopo la triade (non in quest’ordine) “sesso-cibo-sonno” è quello di ascoltare e raccontare storie. Forse per questo scrivo. Forse per questo scrivo qua.
Lucarelli descrive Bologna, una città che conosce bene, in maniera diversa dal solito. Diversa da quella di cui parla Pazienza, diversa da quella delle cronache del ’77, diversa da quella di Brizzi. Vede il lato “paesano” di Bologna, e di conseguenza anche il lato oscuro, che, come ben sappiamo, ogni paese ha. Queste descrizioni mi fanno rabbrividire di piacere, perché ho la sensazione di non conoscerla del tutto questa città che mi ha adottato ormai sette anni fa, e che ho vissuto (per quello che ho fatto) pienamente e senza risparmiarmi.
Bologna ti coccola, me ne sono reso conto oggi, seduto in Piazza Maggiore. San Petronio mi sembrava enorme, eppure la sua facciata ormai così familiare, era affettuosa, e gli altri palazzi della piazza sembravano avvolgermi e abbracciarmi. Talvolta l’abbraccio si fa soffocante, ma talvolta, quando si ha freddo, è così bello coprirsi fino a sentire quasi che ti manca il respiro.
Non so quanto resterò in questa città. Non lo so. Ma so che mi resterà dentro. E non è detto che io non ci ritorni. Io, che raramente torno sui miei passi.
Torno brevemente al caso di “Blu Notte”. I genitori di Lea, la vittima, hanno fatto pubblicare il diario della figlia. In una pagina lei dice che la sua unica aspirazione è essere felice.
Ecco.

Brividini

Ok, ha piovuto. Ma poco. Io, infrangendo le promesse, ho acceso la televisione, ma per vedere qualcosa offerto dalla TV di Fastweb. L’archivio di RaiClick, per la precisione la puntata di “Blu Notte”, condotta da quell’amabile narratore di Carlo Lucarelli, sul caso della Uno Bianca. Sapete com’è, uno vive a Bologna, si informa sulla città e sulle cose che sono accadute qui e nei dintorni. In fondo ci vivo solo da sette anni, no? Beh. Come al solito il tono è un po’ piacione, ma il programma nel complesso è interessante. Mi ha fatto paura.
Mi è venuta la curiosità di sapere qualcosa di più del cosiddetto “Delitto del DAMS”. Anche perché è avvenuto in via del Riccio, non molto lontano da dove sono adesso. E in via del Riccio ci ha abitato un mio carissimo amico fino a poco tempo fa. Ma la puntata pare non essere disponibile.
Penso che potrei stare tutta la notte a guardare quelle trasmissioni. Ma ho finito la birra.
E, in fondo, sono solo soletto in una casa enorme.
Aiuto.

Zapping

Ha piovuto dieci minuti, forse un po’ di più. Ma non è di questo che voglio parlare. E’ che ho visto qualche minuto di televisione, facendo zapping abbastanza di frequente perché saltavano la ricezione dei canali a causa del temporale. Ecco l’elenco delle cose che ho visto.

  1. Raffaella Carrà e Christian De Sica che cantano “Baciami piccina” (credo). Lei canta con accento inglese. Perché?
  2. Avventura a Vallechiara, un film con Stanlio e Ollio. Colorato artificialmente. Perché?
  3. La pubblicità delle finali del Festivalbar. Perché?
  4. Una pubblicità dei Tampax con un marchingegno che permette di indossarli facilmente. Questa vale la pena di essere raccontata. Un pulmino nel deserto. Dietro due ragazze (ovviamente bellissime) e davanti due ragazzi (anche loro bellissimi). La strada è dissestata, quindi le ragazze vengono sballottate. Una ad un certo punto deve mettersi l’assorbente, ma la strada (e l’abilità di guida di uno dei ragazzi) fa così schifo che non ci si regge in piedi. Ma lei si chiude in bagno (sic, nel pulmino) e esce soddisfatta. Ecco. Perché?
  5. Un pezzo di MTV Dismissed in cui una pretendente dice: “I miei amici mi apprezzano perché sono pazzerella”. Il cameraman ovviamente le inquadra le tette.
  6. Sempre per la serie: audio/video, ho solamente sentito la pubblicità di alcuni wurstel che ha per testimonial Martina Colombari. Questa la lascio senza commento, ma mi viene da pensare che non mi ricordo di una pubblicità di wurstel decente, così come di assorbenti interni. Questione di forma?

E inoltre vengo a sapere che la zanzara tigre se ne sbatte dei repellenti. Intesi come “Autan”, che avete capito… E come faccio io? Come? Intanto evito di accendere la televisione. Oppure la accendo, ma guardo un film in cassetta. Oppure continuo ad imperversare qua. L’uomo moderno è veramente perso nel marasma delle possibilità.

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